Doppia cittadinanza per gli italiani in Germania. Lo studio di Edith Pichler nel RIM (Rapporto Italiani nel Mondo)
Quanti italiani hanno la doppia cittadinanza? Hanno interesse ad averla? E come è cambiata l’idea di cittadinanza tedesca nel tempo? Ne parliamo con la sociologa delle migrazioni, Edith Pichler.
Nel Rapporto Italiani nel Mondo (vedi sotto) la terza parte è dedicata al tema della cittadinanza, quindi all’acquisizione della doppia cittadinanza e della cittadinanza italiana da parte di discendenti di emigrati italiani, per esempio in America Latina. Di come è la situazione in Germania ce ne parla Edith Pichler, (Centre for Citizenship, Social Pluralismo and Religious Diversity – Universität Potsdam) che per il RIM 2024 ha scritto il saggio Concetto “etno-nazionalistico” di cittadinanza plurale per un Paese di immigrazione.
Edith Pichler, facciamo una premessa. Dall’idea “romantica di nazione”, come scrive nel tuo saggio, (che poi ha avuto la sua aberrante degenerazione nel nazionalsocialismo), in base alla quale tedeschi non si può diventare, che sviluppo c’è stato nella legislazione tedesca?
Tedesco è “chiunque abbia la cittadinanza tedesca”. Questa può essere acquisita sia per nascita che per naturalizzazione. È quanto dice l’articolo 1 della Legge sulla cittadinanza tedesca (StAG) entrata in vigore nel 2024. Lo sviluppo del diritto tedesco in materia di naturalizzazione e cittadinanza nella storia recente può essere analizzato in tre fasi: il periodo dal 1913 al 1999, il periodo seguente fino alla nuova legge del 2024.
Quanti sono gli italiani che hanno acquisito la cittadinanza tedesca e quanti la richiedono ogni anno?
Secondo i dati dell’Ufficio di Statistica Tedesco nel 2023 i cittadini italiani con doppia cittadinanza erano 180.000. Di questi fanno parte i nati in Germania che ricevono automaticamente la cittadinanza tedesca se uno dei genitori vive da almeno otto anni con permesso di soggiorno (con la nuova legge ne bastano cinque) nel Paese. Sempre nel 2023 il 98,8% degli italiani che hanno ottenuto la cittadinanza tedesca ha mantenuto quella di origine . Questi dati sulla naturalizzazione in Germania dimostrano però che, nonostante sia possibile dal 2002 acquisire la doppia cittadinanza, il numero di cittadini italiani che ne fanno richiesta non è molto elevato. E questo, nonostante i Comites, Intercomites ed altre istituzioni del mondo associativo italiano, abbiano promosso negli ultimi decenni attraverso diverse campagne di sensibilizzazione, la naturalizzazione e la possibilità di ottenere la doppia cittadinanza.
Il numero degli italiani resta esiguo anche in relazione ad altri gruppi di cittadini naturalizzati, per esempio i turchi?
In questo contesto è interessante osservare le diverse pratiche di naturalizzazione fra gli immigrati discendenti dalla generazione dei cosiddetti “Gastarbeiter”. Alcuni di loro godono, come gli italiani, di privilegi dati da una certa forma di “cittadinanza europea”, ovvero dall’essere cittadini di uno Stato membro dell’Unione Europea. Gli immigrati di origine turca che, nel 2023 con quasi tre milioni di cittadini oriundi, sono in Germania la comunità straniera più numerosa, ebbene, fra loro, circa un milione e seicentomila ha la cittadinanza tedesca.
Come si spiega questo? La doppia cittadinanza è forse poco attraente per gli italiani?
A differenza dei turchi gli italiani nel contesto europeo godono di privilegi e di una condizione che non incentiva la naturalizzazione.
E il diritto al voto politico che peso ha? La cittadinanza dà diritto di voto e fra pochi mesi ci saranno le elezioni politiche anticipate in Germania. C’è poco interesse a votare, fra i connazionali in Germania?
Dipende se si ha una coscienza civile politica, portata anche dall’Italia e se si è partecipi e consapevoli dei propri diritti di cittadini per contribuire e dare voce a chi sta qui, indipendentemente dall’essere emigrati prima o seconda o terza generazione, che siano i cosiddetti “Gastarbeiter” o siano, secondo la legenda quotidiana i “cervelli in fuga” ed Expat. Tutti in fondo si rivolgono ai diversi patronati italiani presenti sul territorio tedesco per via della loro situazione lavorativa. Per fortuna abbiamo queste rappresentanze.
Ci sono differenze fra italiani di prima generazione, seconda… e i nuovi italiani in Germania in rapporto alla richiesta di doppia cittadinanza?
E sì perché la richiesta di naturalizzazione viene fatta dopo quasi più di 20 anni di permanenza in Germania, dopo 28 anni dagli italiani e dopo 23 dai turchi. Infatti questa generazione di “Gastarbeiter” era orientata al rientro a un ritorno a “casa”, ma le famiglie rimangono in Germania. Dopo anni di permanenza si decide di “stare qui”.
Si può pensare alla doppia cittadinanza per noi italiani in Germania come a un passaggio che vorrebbe compiersi in una cittadinanza europea?
Nel passato migrare era inteso, secondo il “modello del container”, come passaggio da un container-nazionale in un altro. Le nuove forme di mobilità e di soggiorno, così come i migranti con un habitus transnazionale, fanno sì che le pareti dei container-nazionali diventino sempre più porose e ci siano forme di deternazionalizzazione dei confini e di identità, cioè una sovrapposizione in contesto europeo di idee culture, usi e costumi, diventata quotidianità. E questa sovrapposizione dovrebbe dare senso e identità, legati al passato; essa ha costruito l’oggi e quello che siamo: i giovani che si muovono ora. La mobilità in Europa si dovrebbe trasformare da una migrazione in seguito ad accordi bilaterali sul reclutamento di forza lavoro e a spostamenti in seguito ai ricongiungimenti familiari, a nuove forme di movimento promosse dai processi di integrazione europea. La nostra generazione ha pensato a fare pace, forse anche attraverso la “guerra fredda”, pensiamo a De Gasperi, Schuman, Adenauer etc. erano uomini, e anche donne come Simone Veil, che hanno costruito l’Europa e contribuito alla nostra identità Europea. Speriamo che le generazioni future portino avanti il disegno europeo di pace e prosperità.