Missionario e giornalista, storica firma del Corriere d’Italia, si è spento a 87 anni
Si è spento all’età di 87 anni padre Corrado Mosna, storica firma del Corriere d’Italia di cui era stato direttore dal giugno del 1975 a dicembre 1988.
Padre Mosna nacque il 16.05.1934 a Vigolo Terlago, in provincia di Trento. La sua vocazione arrivò in tenera età, a 12 anni, e nello stesso tempo iniziò i suoi studi presso la Scuola Apostolica dei Sacerdoti del Sacro Cuore a Trento. Venne ordinato sacerdote nel 1961 e nel 1967 si laureò in Storia Ecclesiastica e subito dopo iniziò l’attività di insegnante di Storia Ecclesiastica e di Patrologia presso lo studentato teologico SCj di Bologna. Nello stesso periodo fu collaboratore presso la redazione di Settimana del Clero, Religiose oggi e il Regno.
Amava trascorrere le vacanze estive in Germania in aiuto a qualche parroco e soprattutto amava avere il contatto diretto con i nostri connazionali emigrati. Proprio per questi incontri padre Corrado prese la decisione di venire in Germania per dedicarsi completamente all’apostolato diretto tra i lavoratori italiani all’estero.
Nell’agosto del 1974 intraprende la sua avventura come missionario in Germania. Appena arrivato inizia a collaborare con la redazione del Corriere d’Italia. La sua preparazione culturale, teologica e pastorale così come anche la conoscenza della lingua tedesca, inglese e francese viene molto apprezzata, tanto che un anno dopo, nel giugno del 1975, viene eletto, da parte dell’associazione Epi, Direttore del Corriere d’Italia.
In un suo rapporto, padre Corrado descrive così il suo periodo da Direttore: “Il periodo assegnatomi nella direzione del CdI va dalla fine della 1° Conferenza nazionale dell’emigrazione alla conclusione della seconda. In quegli anni nel definire gli “emigrati” muta la terminologia. Nella prima Conferenza gli espatriati per lavoro dall’Italia vengono denominati “emigrati”, nella seconda “Italiani nel mondo”. Con la definizione muta anche la filosofia e l’approccio verso chi è coinvolto nel fattore “mobilità umana”. Muta all’interno dei gruppi e delle comunità formatosi all’Estero e muta nella filosofia dell’assistenza e della valutazione da parte dell’Italia. In realtà l’esistenza della comunità italiana all’estero, in particolare di quella residente in Germania, subisce notevoli trasformazioni. Molte trasformazioni più che di sostanza restano di programma o di facciata. Ma in 13 anni in meglio o in peggio la comunità italiana è mutata”.
Padre Corrado ha visto il suo lavoro presso il Corriere d’Italia come un servizio alla comunità italiana sentendosi responsabile, in prima linea, nella lotta per l’emancipazione e i diritti della nostra comunità in Germania. Nei suoi tredici anni di servizio al giornale ha cercato di mettersi al servizio del dialogo e dell’apertura a tutte le forze politiche e non, dedite e interessate a costruire una comunità migliore. Per Mosna essere in sintonia con tutti non è stato facile, ma il suo compito è stato non offendere la verità e attuare un servizio per i lettori “Almeno soggettivamente mi sono sempre attenuto al criterio di non offendere la verità e di rendere un servizio. Devo dire però che ho avuto più difficoltà a dire di no che si”.
Dopo essersi congedato da direttore del Corriere d’Italia, padre Corrado continuò la sua attività da missionario presso la Missione cattolica di Darmstadt e poi di Giessen, ma non lasciò il giornalismo, anzi continuò a scrivere prestando la sua cultura e la sua intelligenza al nostro giornale dove scriveva articoli di grande qualità.
Grazie padre Corrado, sei stato un grande direttore e hai narrato storie di grande portata con il dovuto acume analitico. Sei stato un maestro per tutti noi.
Tony Màzzaro ricorda padre Corrado Mosna
Non ricordo più la data esatta, ma era comunque verso la fine degli anni ’70 inizi anni ‘80 allorquando mi pervenne nella redazione della Süddeutscher Rundfunk di Stoccarda una simpatica telefonata dal Corriere d’Italia.
Era P. Corrado Mosna che, dopo i convenevoli, mi disse: “Tony, innanzitutto tu devi scrivere anche per il Corriere e poi devo farti i miei complimenti per un’iniziativa straordinaria. Ho sentito dall’Ambasciatore Ferraris che a margine del lavoro alla radio ti stai occupando seriamente dei nostri connazionali, reclusi nelle carceri del Baden-Württemberg.
Gli spiegai che, su richiesta dell’allora Console Generale a Stoccarda, Giorgio Peca, mi ero reso disponibile ad organizzare in carcere corsi per il recupero della licenza elementare e media italiana per adulti.
Volevo contribuire in qualche modo a creare le condizioni minime per un reinserimento sociale e lavorativo in Italia, in caso di espulsione.
Fino al 2008 dal solo Baden-Württemberg si registravano annualmente circa 300 espulsioni sua una popolazione carceraria di matrice italiana di circa un migliaio di persone. Per invogliare i ragazzi reclusi a frequentare i corsi mi impegnai ad organizzare per loro un pranzo sociale a Natale e una partita di calcio a giugno/luglio con una squadra esterna.
“Ma tu sai, Tony, che anche a Darmstadt abbiamo una cinquantina di connazionali reclusi e il Direttore del penitenziario ha studiato alla Cattolica di Milano? Devi fare qualcosa anche per loro. Me lo devi promettere!”
E così fu. Trovai subito consenso e approvazione da parte della autorità tedesche ed italiane. Per quasi tre decenni per conto dell’Istituto IAL-CISL Germania mi sono occupato anche di coloro che sono passati , non solo per il carcere di Darmstadt, ma anche per Weiterstadt, Francoforte I e II, Frankenthal, Diez ed altri.
Ciò è stato possibile grazie alla disponibilità dei direttori dei penitenziari, dei responsabili dei Pädagogische Dienste (servizio pedagogico) e dei vertici del Dipartimento di Wiesbaden che riconobbero all’attività corsuale italiana la stessa importanza di quella tedesca. Anzi, gli italiani furono pionieri di tre progetti di successo: 1) dell’apprendimento del computer, 2) dell’adozione della lavagna tecnologica, 3) della rappresentazione teatrale “In galera per caso”, oggetto, fra l’altro, di una tesi di laurea in Sociologia alla Cattolica di Milano.
Senza la sensibilizzazione di Padre Corrado, queste iniziative non le avrei realizzate nella Circoscrizione consolare di Francoforte.
“Grazie Padre Corrado e che la terra ti sia lieve!”