Il Corriere d’Italia è nato, dichiarandosi un giornale indipendente e apartitico ma sicuramente mai neutrale per quanto riguarda le questioni degli italiani all’estero.
In tutti questi anni di attività abbiamo conservato e mantenuto questi principi, proponendoci di rimanerne fedeli.
A questa dichiarazione, permettetemelo, vorrei aggiungere che il Corriere d’Italia sarà sempre un giornale che non ha timore di assumere, ogni volta che è necessario, posizioni scomode e di difenderle anche a costo di perdere qualche simpatia.
Purtroppo è inevitabile, secondo questo principio, urtare la suscettibilità altrui, le cui reazioni si trasformano ogni tanto in malcelati tentativi di intimidazione.
Personalmente, le intimidazioni non mi hanno mai particolarmente impressionata, nel peggiore dei casi mi hanno solo infastidita, soprattutto quando esternate nei miei confronti con “ostentata virilità”.
Il nostro Giornale è un organo d’informazione che cerca di descrivere, sempre in maniera chiara e mai sottoposta a interessi personali, ciò che succede nel nostro mondo di italiani all’estero.
Abbiamo affrontato con estrema criticità temi come i servizi consolari, la politica tedesca, la violenza contro le donne, il voto all’estero, la criminalità organizzata (con tutto l’orrore e il disgusto che suscita negli animi delle persone oneste) e gli stessi argomenti di teologia e di vita cristiana hanno trovato e trovano nelle nostre pagine uno spazio aperto anche agli aspetti controversi, che abbiamo affrontato e affrontiamo con onestà e coraggio.
Stranamente, quando abbiamo parlato dei COMITES (e lo abbiamo fatto sempre con toni propositivi e, quando critici, sempre con critica costruttiva) abbiamo registrato una crescente insofferenza.
Nelle ultime settimane la nostra Redazione ha dovuto subire un vero e proprio crescendo rossiniano con le critiche di aver seguito un tema che non interessa a nessuno (sprecando quindi prezioso spazio stampa), di avere scritto articoli fantasiosi che non piacciono a nessuno, di aver messo in cattiva luce degli organi di rappresentanza con articoli superficiali, scritti male e con la rivelazione di fatti che a nessuno interessano, esposti solo per accaparrarci maggiore visibilità!
Commenti scritti? Nemmeno uno.
In Redazione non è giunta alcuna lettera di un COMITES.
È stato preferito il gioco con i muscoli, verso un Direttore di Giornale donna, esibito da qualche “cumpariello” al telefono o appositamente mandato in Redazione.
Vi parlavo di “malcelati tentativi di intimidazione”, ebbene non è mancato l’annuncio di “non far avere più i contributi al Corriere d’Italia da parte dello Stato italiano”.
Le intimidazioni non mi impressionano ma restiamo allibiti dalla bassezza d’animo dell’uno o altro improvvisatosi “Michele Strogoff, corriere dello Zar”.
E poi l’annuncio di querele, denunce, di trascinamento del Corriere d’Italia davanti a inflessibili tribunali…
Nel caso specifico dell’articolo “Si è messo all’opera anche il Falsario di Francoforte” del mese di gennaio 2023, si racconta di una lettera falsificata da uno sconosciuto “con l’intento di screditare la Presidenza stessa”. E cosa fa questa Presidenza? Esprime direttamente e per il tramite di terzi il suo malumore verso il giornale, mentre non ha ancora presentato denuncia contro (ancora) ignoti che falsificano la sua firma con l’intento di screditarlo!
E poi le richieste di scuse pubbliche o almeno private. Anche queste sono state riportate col garbo dell’”Ambasciator non porta pena”.
Sono pretese le mie scuse personali e a nome della Redazione per aver reso pubblico un falso (e che si tratti di un falso lo hanno dichiarato i diretti interessati) ai danni degli italiani all’estero elettori Comites, confrontati con un tentativo di manipolazione di un Organismo pubblico votato ai sensi di una Legge dello Stato.
Dietro ad ogni articolo che scriviamo c’è sempre una ricerca accurata, con tanto di prove conservate in Redazione.
Come sempre, noi continueremo a fare il nostro lavoro con serenità e professionalità per dare ai nostri connazionali l’informazione dovuta, ora più che mai in questo periodo così complesso che stiamo vivendo tra guerra e crisi economica.
Il nostro compito è quello di informare e gli italiani in Germania hanno il diritto di essere informati.
Non metto in dubbio che anche noi giornalisti sbagliamo, ma di sicuro e in 73 anni di vita del giornale non abbiamo mai tentato di mettere in difficoltà o di discreditare qualcuno.
Nel caso dell’articolo sul Comites di Francoforte abbiamo forse sbagliato a capire le lettere qui conservate e abbiamo tratto conclusioni errate?
Benissimo! Il giornale garantisce tutto lo spazio che si desidera per rettifiche, prese di posizione, dibattiti, repliche.
Solo il sistema di comunicazione col “Cumpariello di turno mandato da Picone” questo no. Questo noi, la Redazione del Corriere d’Italia di Francoforte, questo proprio non l’accettiamo.