L’approvazione della riforma costituzionale che decurta il numero dei parlamentari di Camera e Senato è stata più volte criticata dal Cgie per quanto riguarda la parte che prevede la riduzione della rappresentanza parlamentare degli italiani nel mondo. Mentre infatti da un lato calano da 18 a 12 i parlamentari della circoscrizione Estero dall’altro in questi ultimi anni si registra un aumento esponenziale degli italiani nel mondo. Una dicotomia che preoccupa per le ripercussioni che potrebbe avere sulla effettività della rappresentanza, ma che al contempo pone nuovi quesiti sulla necessità di ricercare rinnovati equilibri fra gli organi di rappresentanza dei nostri connazionali nel mondo. Per approfondire questa tematica e le nuove sfide che essa pone abbiano rivolto alcune domande al Segretario Generale del Cgie Michele Schiavone.
Nei giorni scorsi è stata approvata a grande maggioranza dal Parlamento la riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari, compresi quella della circoscrizione Estero. il Cgie si è sempre battuto per scongiurare questa decurtazione della rappresentanza degli italiani all’estero. Cosa ci può dire in proposito?
Il taglio dei parlamentari era un passaggio obbligato per la tenuta dell’attuale Governo, ragion per cui vi è tutta una narrativa ed un passaggio che ha portato a questa decisione. Il Cgie da oltre due anni ha espresso e prodotto su questo tema dei documenti che sono stati consegnati al Governo e ha svolto delle audizioni anche specifiche nelle competenti Commissioni di Camera e Senato. Tuttavia le indicazioni e le richieste avanzate dal Consiglio Generale degli Italiani all’Estero contro la riduzione dei parlamentari della circoscrizione Estero non sono state prese in considerazione. Quindi la decisione assunta con votazione finale dal Parlamento mette in seria difficoltà la rappresentanza degli italiani all’estero. La scelta fatta dal Parlamento di ridurre i parlamentari dovrebbe però portare in primis le Camere e il Governo a prendere in considerazione delle proposte che possano in ogni modo riequilibrare o compensare gli organismi della rappresentanza degli italiani all’estero. Come questo avverrà spetta evidentemente al Governo deciderlo. Ma noi ci sentiamo di proporre anche delle indicazioni nuove su come questa rappresentanza dovrà essere riequilibrata. Da questo punto di vista la decisione del Parlamento sulla riforma costituzionale impegna il governo a compiere entro la fine dell’anno dei passaggi obbligati per quanto riguarda la riforma della legge elettorale e il riequilibrio della rappresentanza al Senato e alla Camera, nonché per la ridefinizione delle circoscrizioni elettorali sul territorio nazionale. In questo contesto vi è l’esigenza di una riflessione molto più approfondita volta a capire come rappresentare i sei milioni dei cittadini italiani all’estero che nel tempo diventano sempre più numerosi. E’ un’urgenza, quella della rappresentanza degli italiani nel mondo che va affrontata in questa fase insieme ai passaggi che saranno effettuati per ridefinire il senso della rappresentanza non solo numerica ma anche sostanziale sui territori italiani.
Quindi in definitiva lei sta parlando della necessità, dopo l’approvazione di questa riforma costituzionale, di un percorso temporale, quasi in parallelo con quello che si terrà in Italia su questo tema, che ridefinisca la rappresentanza per i connazionali all’estero?
Sicuramente, perché poi se si parla di riformare anche la legge elettorale noi sappiamo che a breve nella primavera dell’anno prossimo saranno in scadenza anche le rappresentanze dei Comites e di conseguenza del Cgie. Questo dovrebbe portare il Governo a riflettere su come far interagire i corpi intermedi per arrivare alla costituzione di organismi di rappresentanza più efficaci che evidentemente, una volta potenziati, sarebbero molto più utili a sostenere il lavoro dei futuri 12 eletti della circoscrizione Estero, i quali non potranno sicuramente da soli continuare a svolgere il lavoro impervio che già oggi sostengono i 18 eletti all’estero. Per cui sarà opportuno rivedere la partecipazione, estendere la democrazia fra le comunità, e soprattutto dare strumenti nuovi affinché gli organismi che rappresentano gli italiani all’estero, come il Comites ed il Cgie possano diventare decisivi nelle politiche per i connazionali nel mondo. Sarebbe necessario da parte del Governo rivedere gli strumenti e le forme per permettere ai sei milioni di italiani all’estero di eleggere i propri rappresentanti nelle forme più moderne possibili, senza dimenticare gli italo discendenti che non hanno il passaporto, ma hanno dei diritti che esulano dalla cittadinanza vera e propria. In proposito il Cgie sta lavorando affinché vi sia un rinnovamento generazionale e delle classi della rappresentanza, ma è necessario, lo ribadisco, che l’Esecutivo assuma delle responsabilità affinché vi sia un rafforzamento degli organismi di rappresentanza veri e propri, perché in caso contrario sarà poi difficile recuperare un rapporto con i cittadini che vivono all’estero in un qualsiasi continente. Non parliamo infatti solo ed esclusivamente delle prerogative dei nostri cittadini che si trovano nell’Unione Europea, perché abbiamo connazionali che vivono in tutte le parti del mondo, e a queste nostre comunità noi dobbiamo dare tutte le attenzioni necessarie per metterle nelle condizioni di poter avere rapporti continui con il nostro paese con tutte le modalità e le forme che ritengano opportune in ambito culturale, economico e sociale .
Per annullare gli effetti della riforma costituzionale sulla circoscrizione Estero vi è la strada referendaria. Come si pone il Cgie di fronte a questa opzione elettorale? In ogni modo seguiremo l’evoluzione della riforma costituzionale e se si creassero le condizioni per un referendum noi vorremmo assolutamente partecipare, dando il nostro parere, appoggio e contributo. Io comunque sono del parere che tutto questo rappresenti una nuova sfida complessiva. Oltre al fatto di immaginare che i Comites ed il Cgie possano davvero diventare interlocutori anche politici per quanto riguarda i territori e gli interessi degli italiani all’estero, penso che si potrebbe ad esempio rafforzare il ruolo delle Consulte regionali, che non sempre sono seguite con attenzione dai Presidenti delle Regioni, attraverso l’inserimento di un loro rappresentante nel Consiglio regionale che possa seguire le attività regionali in giro per il mondo. Una novità che consentirebbe di rafforzare l’interazione fra le regioni e le comunità regionali all’estero. Questa è una delle tante proposte, credo comunque che bisognerà modernizzare e rendere protagonisti gli italiani che vivono all’estero anche nel ruolo della rappresentanza a livello amministrativo, regionale e nazionale.