Luigi e Paolo Liò: “Tutto è iniziato con papà!”
La storia del caffè in Italia ha inizio in una data e un luogo preciso: nel 1570 a Venezia, quando il padovano Prospero Alpino ne portò alcuni sacchi dall’Oriente. All’inizio la bevanda veniva venduta in farmacia, ma il costo alto del prodotto ne faceva un’attrazione soprattutto per i ceti più abbienti. Ma questo non fu un valido motivo per fermare il successo del caffè: in poco tempo le “botteghe del caffè” aumentarono, tanto che se nel 1763 se ne contano ben 218 a Venezia.
È in questo momento che il caffè inizia a diventare la bevanda che più di tutte richiama quel senso di convivialità e di famiglia che sono tra i valori fondanti dell’italianità. Il caffè inizia ad essere l’occasione di incontro tra amici e innamorati, che si incontravano nelle diverse botteghe per condividere il gusto unico di questa bevanda. Oggi “prendersi un caffè” è l’occasione per chiacchierare, stare in compagnia, vivere piccoli momenti di serenità. Il caffè è arrivato così in tutte le regioni di Italia catturandone il sapore unico. Che sia dolce o amaro, il caffè è il prodotto che non manca mai nelle case italiane. Una tradizione che passa di generazione in generazione, accompagnando i momenti più importanti di una famiglia, ed infatti da circa otto anni il primo ottobre si celebra la “Giornata Mondiale del Caffè”. Ma il caffè italiano è qualcosa che è stato anche esportato all’estero e che viene assaporato e gustato in nazioni dove il caffè è “quasi acqua” come in Germania. Infatti, quando i tedeschi si mettono a preparare l’espresso o il cappuccino diventano pericolosi.
Già negli anni Settanta il cappuccino era diventato oggetto di ardita sperimentazione. Si sa che gli italiani lo preparano con espresso e schiuma di latte, ma all’inizio il tipo di caffè usato per l’espresso non era in vendita dappertutto. Allora i tedeschi optarono per il caffè tedesco, completamente diverso dall’espresso, e lo coprirono non di vera schiuma di latte, ma di panna montata… resta un mistero se lo facessero per nascondere la schifezza sottostante o come protezione contro il clima nordico del loro Paese. Per trovare una “specialità” del genere oggi si dovrebbe andare in una Kneipe, dove è ancora possibile avvicinarsi alla cultura regionale del “caffè tedesco”, che dagli italiani ha ricevuto vari soprannomi: “Acqua sporca”, definizione radicale che ha un corrispettivo tedesco più debole e compassionevole, “Blümchenkaffee” o “Boden-seh-Kaffee”, “torcibudella” o “sciacquabudelle”. Le prime due espressioni spiegano in modo spiritoso che l’acqua, nel processo di riscaldamento, ha forse incontrato anche uno o due chicchi di caffè. La parola “Blümchen” significa “fiorellini”, ed evoca qualcosa di totalmente innocuo. “Bodensee” è invece il nome tedesco per il lago di Costanza e naturalmente, riguardo al caffè, rappresenta un gioco di parole: “Boden-seh”, con la stessa pronuncia e usando le parole “Boden” (il fondo) e il verbo “sehen” (vedere), indica infatti che anche quando il caffè è nella tazza puoi sempre vedere il fondo… e forse anche il fondo del gusto. D’altra parte, per dovere di cronaca, va detto che c’è anche una versione piuttosto forte del caffè tedesco, offerto e bevuto soprattutto negli uffici, o almeno in quelli che non sono ancora stati “colonizzati” dalle macchine per espresso.
Oggi il consumo del caffè in Germania e il modo di palarne dimostra spesso un gusto più politico e psicologico che culinario. Alcuni sono diventati puristi e non ammetterebbero mai di aver bevuto una tazza di caffè tedesco in vita loro. Per altri il caffè della nonna, “aufgebrüht” (fatto a mano) con un vecchio filtro, è rimasto la versione autentica e unica di quel caffè che non si trova e di conseguenza non si beve più. Più difficile risulta la descrizione dei consumatori di caffè sia nell’ambito del lavoro che di comunità private, come per esempio i WG. Ci sono gli “Schnorrer” (scrocconi), che bevono sempre il caffè offerto ma che “si dimenticano” regolarmente di mettere qualcosa nella “Kaffekasse”, la cassa comune per il caffè. Per i tedeschi questo rappresenta un’offesa e un abuso di fiducia che andrebbe evitato, anche se non viene sanzionato. Altri contribuiscono solo con qualche spicciolo o con un pacchetto di caffè tedesco all’anno che prendono in offerta al discount o dall’armadio della nonna, magari eliminando la data di scadenza, perché pochi colleghi sanno apprezzare un caffè degli anni ’50 come un vino della stessa annata.
Nicola un barista italiano ad Amburgo
Ecco allora che si torna ad apprezzare il vero espresso, come quello di Novomio – CaffèInn Hamburg, che in uno degli snodi principali di Amburgo, nella Mundsburger Damm, fa della famiglia Liò uno dei principali venditori e gestori del Caffè italiano in città e non solo. Luigi e Paolo hanno ereditato dal papà Nicola questa passione. Lui all’età di 14 anni lavorava già come giovane barista a Bologna per sostenere finanziariamente la numerosa famiglia del sud Italia. La sua abilità con la macchina portafiltro era unica. Il fascino e la passione per la gastronomia italiana si impadronì di lui e non lo lasciò mai andare. Si specializza in gastronomia mediterranea e fa della sua passione una professione.
Durante la sua emigrazione ad Amburgo all’inizio degli anni ‘80, decise di diventare “il fornitore locale”. Che si tratti di caffè, macchine da caffè o vini, la gamma era ampia ed unica. Negli anni ha saputo conquistare per sé e per i suoi prodotti un’azienda di catering dopo l’altra. Ora loro sono diventati un’azienda di Amburgo con radici italiane e quindi offrono solo il meglio da entrambi i luoghi di origine.
“La soddisfazione del cliente è il nostro futuro e ci lavoriamo ogni giorno”
dicono Luigi e Paolo Liò! In questo senso si può solo dire:
“Le azioni parlano più di mille parole, convinciti della nostra qualità!”
Importatori per tutta la Germania del “Caffè Vero” di Vicenza, hanno sviluppato questo concetto di successo e i suoi principi che costituiscono le fondamenta di CaffèInn. L’azienda “Caffè Vero” nasce all’inizio degli anni ‘90 grazie alla visione della famiglia Franchetto di Vicenza. L’obiettivo era preservare la tradizione dell’espresso italiano e rivoluzionare il mercato con la propria torrefazione del caffè. Il “segreto” di un prodotto di alta qualità e dal gusto unico è il magistrale equilibrio tra il rispetto dell’artigianato tradizionale unito all’uso delle ultime tecnologie e impianti di produzione. Inoltre, nella selezione vengono utilizzate solo le migliori colture di chicchi di caffè Row. Il costante monitoraggio in laboratorio assicura inoltre che la materia prima sia impeccabile sia dal punto di vista qualitativo che sotto tutti i punti di vista igienico. Il test del gusto di ogni lotto è un altro passaggio obbligatorio prima della tostatura. Questa è la fase più delicata e importante. Il “Maestro Tostatore” interno conferisce al caffè la sua personalità speciale. Tutte le fasi produttive sono scrupolosamente eseguite nei 4.000 mq dello stabilimento di Vicenza. Una fabbrica di nuovissima concezione che rispetta le ultime normative in materia di igiene, tutela ambientale e, non ultima, qualità “Caffè Vero”.
Ma di una cosa resta certamente la più grande soddisfazione del management Novomio: “Bevi una tazza di caffè delizioso e non vedi l’ora di trovare un altro motivo per goderti la prossima tazza”, in un ambiente gradevole, tranquillo e cordiale, perché non bisogna dimenticare mai che: l’esperienza del caffè – italiano – è davvero unica!