Rinnovo del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero
Dopo le elezioni dei Comites, risultate deludenti per la scarsissima partecipazione (meno del 2%) ora è la volta del rinnovo del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE) che è una sorta di parlamentino allocato presso il nostro Ministero degli Esteri il cui presidente, per legge, ne è il Ministro.
E siccome i 43 consiglieri da eleggere sono espressione dei Comites e delle associazioni iscritte all’albo consolare delle diverse circoscrizioni, la partecipazione sarà certamente più forte.
A questi 43 consiglieri ne dovranno essere aggiunti 20 di nomina governativa.
Così ripartiti:
- 7 proposti dalle Associazioni nazionali dell’emigrazione;
- 4 dai partiti,
- 6 dalle confederazioni sindacali
- 1 dalla Federazione della Stampa nazionale
- 1 dalla Federazione della Stampa d’emigrazione
- 1 dalle rappresentanze sindacali dei frontalieri.
Il Consiglio generale (CGIE) funge da cinghia di trasmissione per le istanze delle collettività italiane nel mondo con la Farnesina, con tutti gli altri ministeri e soprattutto con la Camera dei Deputati e il Senato.
Uno dei fiori all’occhiello dell’attuale legislatura, che si esaurirà con il rinnovo in aprile, è l’estensione all’estero della Carta d’Identità Elettronica (CIE) anche agli italiani iscritti all’AIRE. L’altro risultato importante è costituito dalla celebrazione, dopo ben 12 anni, della Conferenza Permanente Stato, Regioni, Province Autonome – CGIE i cui lavori si sono tenuti nello scorso mese di dicembre a Roma.
Dopo 6 anni di consiliatura (la proroga di un anno di Comites e CGIE è stata imposta dalla pandemia), ora circa 2.000 “grandi elettori” all’estero saranno chiamati dalle ambasciate ad esprimere i propri rappresentanti, così ripartiti in 17 diversi Paesi:
7 Consiglieri per l’Argentina, 6 per la Germania, 6 per la Svizzera, 4 per la Francia e Brasile, 3 per il Regno Unito, 2 per gli USA, per il Belgio e la Spagna ed uno ciascuno per Australia, Canada, Venezuela, Uruguay, Cile, Perù, Paesi Bassi e per la prima volta per l’Austria.
In sintesi si tratta di 24 Consiglieri residenti in Europa, 3 in Centro e Nord America, 15 in America Latina e 1 in Asia, Africa, Oceania e Antartide.
La ripartizione dei “seggi” è avvenuta sulla base dei dati dei connazionali iscritti all’AIRE e raccolti dal nostro Ministero degli Interni.
Alla luce del crescente flusso migratorio italiano anche verso Paesi asiatici ed africani, la Farnesina è chiamata ora a fare una seria riflessione sulla necessità di aumentare di almeno 4 unità il numero dei consiglieri CGIE da eleggere.
Il Sottosegretario Benedetto Della Vedova (Più Europa) sostiene invece che la tabella e le regole derivano da norme di legge cui la Farnesina deve scrupolosamente attenersi. E per compensare lo squilibrio di rappresentanza il Sottosegretario propone di utilizzare i consiglieri di nomina governativa per sanare gli squilibri. Per quanto riguarda poi la data del rinnovo del CGIE, la procedura “a cascata” dipende dall’insediamento dell’ultimo Comites, quello di Philadelphia avvenuto il 23 dicembre scorso. Pertanto, secondo il Direttore Generale, Luigi Vignali, le Assemblee paese devono tenersi entro 4 mesi da quella data, ovvero entro e non oltre il 23 aprile prossimo. Considerato che quest’anno il 17 aprile è Pasqua, tutto lascia presagire che le Assemblee-paese si tengano già agli inizi di aprile.
Vignali ha poi ricordato che le associazioni dovranno indicare i loro rappresentanti alle assemblee – paese nella misura del 30% dei membri Comites. In Germania dunque i membri eletti negli 11 Comites sono in totale 162. I rappresentanti che potranno essere indicati in ragione del 30% sono quindi 48.
Pertanto, i grandi elettori chiamati ad eleggere i 6 Consiglieri CGIE per la Germania, saranno 210.
Non ancora risolta è la questione delle associazioni di categoria, operanti in un intero paese come i gelatieri, i cuochi, gli imprenditori, gli operatori culturali e sportivi, riunite in federazioni.
A loro attualmente è preclusa la nomina di grandi elettori nonostante esse costituiscano quella realtà lavorativa che funge da traino economico per l’Italia.
Purtroppo queste categorie sono spesse dimenticate o trascurate da coloro che definiscono il quadro delle rappresentanze.