E nei momenti di difficoltà che l’essere umano è obbligato a fare delle scelte coraggiose, accade quando ciò che si possiede è visibilmente insufficiente per poter condurre una vita quantomeno dignitosa.
E inconfutabile credere che la storia a volte si ripete, si emigrava verso il continente americano agli inizi del secolo scorso, oggi gli italiani partono verso altri Paesi, con la differenza che prima partivano interi nuclei familiari, oggi non più.
Ai giorni nostri sono prevalentemente madri o padri ad allontanarsi dal nucleo familiare, genitori o coniugi che si recano all’estero per produrre il fabbisogno necessario per tutti, moltissimi sono anche i giovani in partenza subito dopo la laurea o poco dopo, la famosa categoria dei cervelli in fuga, figli in cerca di fortuna all’estero o semplicemente di un lavoro che l’Italia non riesce più a dare, che si vanno ad aggiungere ai circa 50 milioni di italiani nel mondo, di cui solo poco più di 5 milioni sono iscritti all’AIRE.
Queste sono le prerogative che bisogna tener in conto per chiunque di voi lettori voglia mettersi nei panni di chi ha intenzione o abbia di già lasciato l’Italia, dalla fine del XVIII secolo ad oggi, non una questione di volontà, era e rimane una necessità, comunque difficile da accettare per tutti.
A difesa, o per meglio dire a protezione, degli italiani che lavorano oltre i confini nazionali sono stati eletti, fino al termine di questa legislatura, 18 parlamentari, 6 Senatori e 12 Onorevoli, a partire dal giorno dopo le prossime elezioni politiche diverranno 12, rispettivamente 4 Senatori e 8 Onorevoli, il problema comunque rimarrà identico, poca visibilità in Parlamento in termini di tempo, sensibile assenza di organizzazione di gruppo, oltre alla qualità è consigliabile in futuro voler esigere più unità di intenti.
Nonostante esistano le possibilità, purtroppo, tanti appelli, giunti in passato dalla comunità italiana nel mondo direttamente nella camera dei bottoni, sono per lo più rimasti inascoltati, dare la colpa di ciò al singolo parlamentare potrebbe essere troppo immeritamente scontato, esageratamente semplicistico, certo è vero che la domanda di miglioramento deve partire da questi 18 Parlamentari, è anche altrettanto veritiero pensare che ci debba essere chi però ascolta le istanze di costoro, il problema è proprio questo, inutile negarlo, assenza di volontà parlamentare nei confronti dell’emigrazione italiana.
Il Paese ha molte problematiche ma non per questo bisogna fare una stretta selezione e quindi tirare la coperta del paese di Dante, Da Vinci, Galileo, solo verso le più urgenti, gli eletti all’estero sono una porzione del Parlamento che dovrebbe esclusivamente pensare al bene di milioni di italiani, l’emigrazione italiana è una delle arterie del made in Italy, non dimentichiamoci che le esportazioni migliorano i bilanci di tantissime aziende italiane, capitali utili anche allo Stato perché soldi provenienti dall’estero.
Ritengo se non “politicamente scorretto” quantomeno intellettualmente sbagliato appoggiare il partito di proprio riferimento in tutto, soprattutto quando si viene eletti per difendere i diritti di noi italiani all’estero e si devono approvare provvedimenti svantaggiosi per chi vive oltre la frontiera, non vorrei divenisse una prassi per gli eletti in futuro, sarebbe una catastrofe per l’emigrazione italiana.
Si deve tornare a lavorare verso traguardi condivisi e condivisibili, proporre necessarie e urgenti soluzioni perché la chiusura di molte strutture consolari, le problematiche giunte a causa del covid 19, le gravi lacune elettorali, ancora una volta riscontrate in quest’ultima votazione, nell’espressione di voto all’estero, pongono un quesito, chi risolverà questi problemi e tante altre problematiche, non di certo il Ministro di Maio troppo impegnato in Italia nelle questioni di partito.
L’8% del complessivo diritto di voto viene espresso all’estero, una fetta del tempo e del lavoro del parlamento è giusto che ci venga dato, non siamo cittadini indegni bensì decine di milioni di figli della Patria, questo è il messaggio che vorrei arrivasse ai Parlamentari di oggi e di domani, una richiesta di responsabilità a cui tutti uniti dovrebbero rispondere in coro, non all’unisono, perché voler far schierare a sinistra o a destra l’emigrazione italiana e come voler camminare contemporaneamente in due diverse direzioni, impossibile si rischia di cadere, l’emigrazione italiana ha già la sua identità, la sua storia, i suoi successi e le sue sofferenze, meglio pensare a noi come a quell’Italia gemella oltre confine legatissima alle proprie origini che è giusto ascoltare e valorizzare nell’interesse generale, non esclusivamente e solo nell’interesse di chi vive e lavora all’estero.