Acli Germania – Le “nuove mobilità” possono fare molto – Il Congresso ha eletto presidente Pino Tabbì e il nuovo Consiglio
“Noi rappresentiamo gran parte della vecchia emigrazione, le ‘nuove mobilità’ sono presenti nel movimento Acli ma non come desidereremmo. Con il Congresso abbiamo definito linee di programmazione per ritrovare la nostra presenza in Germania a fronte di una realtà di emigrazione cambiata” così, Pino Tabbì neopresidente delle Acli Germania eletto nel Congresso di novembre ad Augsburg, nel quale è stato rinnovato anche il Consiglio. Pino Tabbì, volto non nuovo, già presidente delle Acli Baden-Württemberg, succede a Duilio Zanibellato. Acli Germania è presente in Baviera, nel Nord-Reno Vestfalia, Baden-Württemberg e anche a Francoforte (vedi box a pag. 15). Il Congresso è arrivato con un po’ di ritardo rispetto alle scadenze naturali, a causa sia della pandemia sia della situazione interna. I due anni di pandemia hanno infatti lasciato il segno: le AcliGermania hanno perso soci e alcuni circoli sono stati chiusi perché non ci si poteva incontrare in presenza. Con il recente Congresso le Acli Germania hanno presentato la loro linea programmatica per il prossimo quadriennio. Ne parliamo con il neo presidente Pino (Giuseppe) Tabbì.
Come pensate di rilanciare il movimento?
Molto spesso chi diventa socio di un’associazione lo fa perché riceve un servizio. E questa è spesso l’immagine che si ha delle Acli. Ma noi non siamo e non vogliamo dare più l’impressione di essere solo un’associazione che offre servizi. Siamo un Movimento che porta avanti un modo di essere, un pensiero, un’azione sociale ancorata alle nostre tre fedeltà: al mondo del lavoro, alla democrazia e al Vangelo. E sull’affermazione di questi valori auspichiamo che la gente aderisca alle Acli.
Come pensate di farlo?
Abbiamo prestato attenzione alla nuova immigrazione con dei progetti a Stoccarda, rivolti specificatamente alla nuova migrazione: con “Famiglia Amore”, riservato a giovani mamme, e con il progetto di consulenza “Vivere e lavorare in Germania” per rispondere alle esigenze della nuova immigrazione; infatti quelli che arrivano non sono tutti ingegneri, professionisti qualificati che non hanno difficoltà a trovare lavoro, ma c’è una immigrazione che ha ancora bisogno di aiuti concreti, di sostegni e noi siamo intervenuti in questi anni su queste necessità lavorando in rete con le istituzioni tedesche, ma anche italiane. Forse non abbiamo comunicato con chiarezza che il nostro agire nasce dal nostro essere un’associazione che ha a cuore la dignità del lavoro e dei lavoratori. Si tratta di un’azione delle Acli e non di un servizio generico. Per questo dico che dovremmo un lavorare di più sulla nostra visibilità per far capire chi realmente siamo e quali valori animano la nostra associazione.
Come intendete entrare in contatto con la realtà della recente immigrazione non solo per far conoscere le vostre iniziative ma anche per trovare persone che si impegnino con voi e che portino nuova linfa al movimento?
Vorremmo far rivivere i circoli come luogo di aggregazione portandovi il dibattito politico-sociale sui temi che toccano la nostra gente di emigrazione, per esempio, sul salario minimo, sul Bürgergeld (reddito dei cittadini), sui temi che interessano la realtà dove viviamo. Oggi tutto lo cammina su Facebook, su Instagram, sui social, però manca l’aggregazione concreta delle persone per discutere e progettare l’aiuto concreto, ossia aiutare a trovare lavoro. In questo la nuova emigrazione con le sue competenze, potrebbe mettersi a disposizione e intervenire per darci una mano. Ci definiamo l’associazione per la giustizia sociale e questo per noi si collega al nostro impegno per dare dignità al lavoro, un lavoro che permetta alle persone di vivere e lavorare dignitosamente. Per questo vorremmo organizzare prossimamente dei dibattiti nell’opinione pubblica, aperti a tutti in Germania, perché abbiamo perso un po’ questa abitudine di discutere sui grandi temi che interessano la nostra comunità; vorremmo farci promotori di interventi del genere perché c’è un gran bisogno di discutere con le persone.
La “nuova mobilità” è fatta anche in parte di persone che arrivano in Germania allo sbaraglio. Se ne parlava, ed era intervenuto anche Lei su questo, durante la presentazione del RIM, Rapporto Italiani nel Mondo (2021) lo scorso anno. Arrivano persone pensando di arrangiarsi in qualche modo, ma che poi finiscono spesso nelle maglie dello sfruttamento; c’è addirittura chi finisce sotto i ponti, chi chiede l’elemosina per racimolare i soldi per il biglietto di ritorno in Italia. Che cosa si può fare per aiutare la gente a partire con un progetto di emigrazione più consapevole e non “a rischio sconfitta”?
Su quasi tutte le varie pagine Facebook degli italiani in Germania si leggono annunci di giovani che cercano lavoro come: “Lavapiatti, con vitto e alloggio”. Questi giovani sanno che cosa significa accettare queste condizioni di lavoro? Sanno che spesso vanno incontro a condizioni di sfruttamento e di posizioni lavorative irregolari? Il nostro compito è tematizzare queste situazioni d’illegalità per dare un’idea alle persone di ciò a cui vanno incontro, perché il problema spesso non è trovare un lavoro, ma trovare un lavoro dignitoso. Problematizzare le situazioni critiche che ci sono per creare giustizia sociale è nel nostro spirito. Si potrebbe pensare anche a un servizio negli uffici di patronato in Italia che dia informazioni a chi è intenzionato a partire. Questo tipo di servizio richiede un grande sforzo di collaborazione, di lavoro in rete tra diversi attori anche perché è quasi assodato che chi vuole partire, nel momento di bisogno, non si reca al patronato ma usa più facilmente Facebook o altro per avere informazioni che però non sempre sono corrette o complete.
… quindi uno sportello informativo per chi voglia emigrare in Germania?
Sì, un lavoro di collaborazione tra associazioni / istituzioni che operano all’estero e le istituzioni locali in Italia – patronati, comuni, sindacati – con l’apertura di sportelli informativi per ricevere informazioni concrete sul vivere e lavorare all’estero. Bisogna creare le condizioni affinché chi vuole partire abbia gli strumenti concreti – “la cassetta degli attrezzi” direbbe la mia amica Delfina Licata (curatrice del RIM, n.d.r) – per affrontare la vita in emigrazione e non un “vieni tanto il lavoro lo trovi, poi ti arrangi”. Si potrebbe stilare un decalogo, come avevo fatto una volta, che presenta le condizioni base a cui si va incontro quando si emigra. Chi riesce a rispondere positivamente a più della metà delle domande, allora è pronto per partire, altrimenti ci deve riflettere due volte. In ogni caso chi emigra deve avere chiaro il suo progetto di vita.
Può fare un esempio dove è meglio rinviare la partenza?
Quando ci sono figli in età scolare la situazione è molto delicata. Bisogna chiedersi a quali problemi si va incontro con l’inserimento scolastico dei figli. In questo caso – nella nostra realtà tedesca – non si può dare un’informazione generale, perché il sistema scolastico è di competenza del Land e quindi diverso da regione a regione. È meglio comunicare direttamente con la persona interessata e cercare la risposta caso per caso. Proprio ultimamente mi ha scritto un padre che voleva venire a Stoccarda per lavoro con tutta la famiglia comprendente un figlio al quarto anno di liceo. Gli ho consigliato di rinviare la partenza, per non distruggere il percorso scolastico del figlio, perché qui difficilmente riuscirebbe a chiudere il percorso scolastico con la maturità precludendosi quindi un eventuale percorso universitario. Queste sono le situazioni che un servizio di informazione deve tenere presente, caso per caso.
Prima diceva che avete collaborato con le istituzioni tedesche per realizzare alcuni progetti. Pensate anche a collaborazioni con i Comites?
La partecipazione alla vita democratica è sempre stata un principio cardine delle Acli. Da sempre abbiamo svolto un ruolo attivo per l’affermazione dei diritti di rappresentanza degli italiani all’estero tramite le sue istituzioni Comites e Cgie. In queste istituzioni, da quando sono nate, siamo stati sempre presenti e attivi anche se in alcuni Comites il rapporto non è sempre stato idilliaco. Il Congresso ha riaffermato, in linea di principio, la collaborazione con i Comites specialmente su temi e progetti attinenti ai bisogni della nostra emigrazione. E un esempio concreto della disponibilità a collaborare è avvenuto direttamente durante il congresso dove la presidente del Comites di Monaco di Baviera – Daniela Di Benedetto, gradita ospite al nostro congresso – contattata da alcuni presidenti di circoli Acli bavaresi ha programmato incontri con loro per azioni comuni su temi che riguardano la comunità. Aperti quindi a collaborare. Da associazione di credenti è importante per noi – oltre alla partecipazione alla vita cristiana – anche rafforzare le collaborazioni con le comunità cattoliche italiane. È già una realtà consolidata che dirigenti di circoli Acli sono componenti anche dei Consigli Pastorali e viceversa; in passato con la comunità cattolica di Esslingen dove c’era don Gregorio, ora delegato delle Mci, abbiamo organizzato una collaborazione tra la diocesi di Pozzuoli, la Comunità Cattolica di Esslingen e le Acli, per un progetto di accompagnamento e assistenza a 24 giovani provenienti dalla diocesi campana. La Cci di Esslingen ha provveduto all’accoglienza, la diocesi di Pozzuoli al sostegno finanziario, noi abbiamo messo gratuitamente a disposizione tutte le nostre competenze tecniche per dar loro – nel corso di due settimane formative (12 persone a settimana) – tutte le informazioni e istruzioni necessarie per potersi trasferire in Germania: dal riconoscimento dei titoli di studio, alla traduzione del curriculum, al corso di tedesco, al sistema sanitario e così via. Da quell’esperienza è nato il progetto Ciane, Centro Informazione Acli Nuove Emigrazioni, che rispondeva a una situazione di arrivo continuo di connazionali nella zona di Stoccarda negli anni 2015 ’16 ’17 e ‘18. Sono state centinaia le persone che vi si sono rivolte, tutte con un bisogno d’informazioni, di consulenza per capire come funziona il sistema. Non solo informazione e consulenza, ma anche accompagnamento all’inserimento nel lavoro, assistenza nel riconoscimento dei diritti. Oltre alle nostre competenze, avevamo creato – ed esiste ancora – una rete di collaboratori tecnici per rispondere a quelle esigenze che superavano le nostre competenze: traduttrici giurate che lavoravano gratuitamente per tradurre CV e lettere di presentazione; l’esperta di diritto del lavoro per la verifica dei contratti di lavoro. Questa idea di solidarietà, di voler essere al servizio della gente è stata fondamentale per portare avanti questo progetto a titolo gratuito. Il Covid ha rovinato tutto, le regole anti covid non permettevano l’assistenza in presenza e il progetto è stato sospeso. Oggi, finita la pandemia, sono subentrati ulteriori problemi per cui lo si continua sotto forma di contatti via email, telefonate e così via.
Per una presenza più incisiva sul territorio pensate di aumentare il numero dei circoli, oppure volete rafforzare la vostra presenza laddove è già ben radicata e attiva?
Sì, la nuova dirigenza si è assunta l’impegno di sostenere e rafforzare l’azione dei circoli esistenti per riavvicinare vecchia e nuova emigrazione alle Acli. Vogliamo avviare azioni che permettano la riapertura di quei circoli che a causa del Covid hanno chiuso. Cercheremo di avviare dei cambiamenti, laddove ci sono circoli vogliamo intensificare la presenza locale con i patronati, per sostenere nei loro bisogni il maggior numero di persone possibili e rafforzare le sedi esistenti. Il nostro obiettivo è quello di un doppio rafforzamento, quello dei circoli e quello del patronato.