Cari lettori, siamo molto felici di inaugurare questa nuova rubrica e ringraziamo pertanto il giornale per averci concesso questo spazio. Insieme a Marco Guzzi, poeta, filosofo e fondatore del movimento Darsi Pace, proveremo di volta in volta ad approfondire temi di carattere spirituale, culturale e filosofico.
In che direzione specifica si muove questa rubrica, dedicata tanto ai nostri connazionali in Germania quanto ai nostri amici tedeschi?
Noi come movimento Darsi Pace siamo molto legati alla cultura tedesca perché la mia formazione ha molti debiti con il pensiero filosofico e poetico tedesco. La Germania è quindi un punto di riferimento naturale di questo movimento e io sono particolarmente contento di aprire questo canale di dialogo. Speriamo possa anche raccogliere lettere, suggerimenti e domande da parte dei nostri lettori. Desideriamo infatti intensificare un dialogo sui due poli fondamentali su cui si muove tutto il nostro movimento: un polo interiore, spirituale, che riguarda la fede cristiana e più in generale la crisi interiore che stiamo vivendo un po’ tutti in questa fase della storia ma anche il polo più esterno: cioè l’esigenza di trasformare questa società, di individuare i caratteri problematici e a volte distruttivi di una civiltà, come quella europea, che ha avuto indubbiamente grandi raggiungimenti ma che manifesta anche una debolezza, un’inconsistenza spirituale veramente allarmanti, che noi denunciamo come movimento Darsi Pace con estrema forza.
A questo proposito notiamo in Germania delle contraddizioni molto forti: da una parte c’è un atteggiamento quasi di rifiuto della propria identità, dovuto probabilmente a ragioni storiche. Inoltre negli ultimi decenni la Germania si è configurata sempre più come un paese multiculturale. Da un altro verso tuttavia abbiamo visto riaffiorare forti tendenze reazionarie. Quali sono secondo te le ragioni profonde di questa apparente contraddizione?
La Germania, come tutto l’Occidente, vive oggi una crisi proprio come descritta. Da una parte è come se noi facessimo fatica e quasi ci vergognassimo a riconoscere una nostra identità, anche ad avere un sano orgoglio della storia d’Europa, la quale ha certamente prodotto grandi distruzioni nel mondo ma che è anche un polo di irradiazione della storia del pianeta incomparabile, nel bene come nel male, come diceva Paul Valery. Quindi questa vergogna e paura di ridefinire la nostra identità ci porta a una sorta di nichilismo identitario che provoca poi una reazione di tipo fondamentalista. Il fondamentalismo è appunto una reazione, anche violenta al neoliberismo nichilistico, che vuole in definitiva spogliare l’uomo di qualunque identità che lo leghi ad appartenenze storiche. il consumismo nichilista vuole un uomo e una donna che non abbiano una definita identità sessuale, che non abbiamo una definita identità familiare, che non abbiamo una definita identità nazionale, culturale e religiosa. E quindi che sia una sorta di essere famelico, del tutto sballottato dalla pubblicità e dai bisogni surrogatori che la pubblicità propone. Di fronte a tutto questo si scatena l’angoscia, si scatena la paura di perdere ogni significato, che si manifesta in una forma violenta e regressiva, che noi diciamo appunto fondamentalistica. La via di uscita è l’assunzione delle proprie identità in una forma dinamica e relazionale. Ma quali sono queste identità? Cosa significa essere italiano? Cosa significa essere tedesco? Bisognerebbe iniziare a rispondere, a intensificare un dialogo su questi temi. Si tratta di una creatività culturale che noi oggi facciamo nel nostro piccolo attraverso dei contributi importanti, attraversando le purificazioni delle identità belliche prodotte nei secoli. Ma questa purificazione non ci può portare alla negazione dell’identità europea e della sua storia, ci deve portare appunto a una purificazione, come si fa in una psicoterapia.
Infatti questo è un bisogno sempre più sentito. I gruppi Darsi Pace hanno festeggiato da poco i loro venti anni e hanno raggiunto un numero di praticanti sempre più alto. Quindi nonostante il nichilismo di cui abbiamo parlato e la superficialità della cultura neoliberista c’è nelle persone un anelito alla ricerca sempre più forte. Come spieghi questo successo del movimento?
La sofferenza cresce, il disagio in questa strettoia cresce e le persone vanno a cercare la salvezza ovunque possano sperare di trovarla. Fioriscono da decenni tante vie sperimentali di tipo piscologico, psicoterapeutico e spirituale, sia occidentale che orientale. C’è un fermento che non ha ancora un’adeguata rappresentanza, né culturale, né politica. Questo spiega, io credo, la crescita costante dell’interesse nei confronti del movimento Darsi Pace, che ha cerchi concentrici di adesioni. Noi abbiamo persone che aderiscono al percorso, un percorso molto complesso della durata di 7 anni, che quest’anno ha raggiunto il numero di novecento praticanti regolari. Oltre a ciò abbiamo un bacino di interesse sul nostro sito di circa centocinquantamila visitatori unici all’anno e migliaia di visualizzazioni al giorno sul canale you tube. Inoltre c’è la collana crocevia che vende migliaia di copie ogni anno. Lo specifico che rende il nostro laboratorio attraente è che noi da una parte siamo profondamente radicati nella tradizione cristiana e cattolica, quindi non siamo nulla di new age da questo punto di vista, però dall’altra integriamo con estrema libertà sia pratiche meditative di tipo orientale, sia una filosofia estremamente contemporanea e libera di tipo autoconoscitivo e psicologico molto efficaci.
Per chi volesse approfondire in lingua tedesca: www.darsipace.org facebook: Sich Frieden Schenken, Instagram: Frieden Schenken. Le pagine in italiano: www.darsipace.it, facebook: darsi pace.
I lettori possono scrivere al seguente indirizzo: kontakt@darsipace.org