Multe salate a chi non si iscrive all’AIRE. Ovvero: prima ti caccio e poi ti multo
Dilaga la preoccupazione nella comunità italiana in Germania a causa della nuova norma che stabilisce pesanti sanzioni verso chi non segue l’obbligo di iscrizione all’AIRE -Anagrafe degli Italiani all’Estero-. Ma non si tratta solo della paura di pagare una multa. Il sentimento che regna è quello dell’abbandono, del danno e della beffa. Quello che tra noi meridionali è conosciuto, cioè, come l’essere “cornuto e mazziato”.
Cornuti perché traditi e a questo punto, prima di ragionare, dobbiamo essere d’accordo che un cittadino ha la legittima attesa nei confronti del suo Stato di avere la scelta di poter rimanere in Patria e di potersi realizzare senza l’obbligo di lasciare il proprio Paese. L’obbligo di lasciare casa propria è sinonimo di abbandono e di tradimento.Traditi, cioè, da uno Stato, da una società incapace di aver dato a milioni di connazionali, nel corso di varie generazioni, l’opportunità di mantenere in Patria, con il proprio onesto lavoro, se stessi e le proprie famiglie.
Cornuti perché traditi e dimenticati da uno Stato che ha cancellato cinicamente dal proprio vocabolario le parole “emigrati ed emigrazione”, a fronte di sette milioni di italiani che sbarcano il loro lunario fuori dai confini dell’Italia, ma che ora sono definiti per diktat “connazionali all’estero” (pure il diplomatico italiano all’ONU è un connazionale all’estero). Una volta avevamo addirittura un intero ministero che si occupava di noi, mentre la Buonanima di Mirko Tremaglia ora si rivolta nella tomba.
Cornuti perché traditi, dimenticati e cancellati dagli interessi nazionali, giacché sette milioni di italiani all’estero sono ormai solo una specie di zavorra attaccata alla coscienza di tutti i governi, essendo sette milioni di prove viventi che il nostro Stato non è stato in grado di provvedere per tutti i propri cittadini pur essendo “Una Repubblica fondata sul lavoro”.
Cornuti perché traditi, dimenticati, cancellati e sfruttati poiché fino agli anni Settanta le “rimesse degli emigrati” erano una voce consistente del pubblico bilancio, fino a quando, cioè, l’ingenuo emigrato italiano mandava in Italia fior di quattrini per farsi la casa e mantenere la famiglia, alimentando così commercio e lavoro in quel centro, in cui per lui non c’era stato più posto. Con amarezza ci si chiede oggi cosa abbia creduto la classe dirigenziale dentro le mura dei suoi palazzi. Che gli italiani siano emigrati in massa dal 1950 in poi per “allargare il proprio orizzonte geopolitico”? No! Il bisogno, la necessità, la disperazione, la mancanza di opportunità ha spinto milioni di persone ad andare a cercare lavoro oltrefrontiera. E non solo i nostri padri partiti con le famose pezze a quel posto, ma anche quelli che vanno fuori con due lauree e tre diplomi si muovono ancor oggi solo e sempre per bisogno.
Ma non solo cornuti, quale sinonimo di traditi, bensì anche mazziati (presi, cioè, con la mazza)!
Mazziati perché una volta arrivati all’estero nessuna mano da parte dello Stato per integrarti, per mandare i tuoi figli a scuola per formarti e per avere successo in una società nuova e del tutto sconosciuta. Per trent’anni ci hanno pensato solo le Missioni Cattoliche, la Caritas, i Patronati e le varie associazioni italiane a dare una mano a milioni di famiglie sparse per tutta l’Europa. Lo Stato si è limitato a regalare qualche contributo nel principio della “sussidiarietà” ma ora nemmeno più quelli ci sono.
Mazziati e mortificati quando ti hanno fatto trovare le porte chiuse in faccia del tuo consolato, nel frattempo soppresso per motivi di risparmio pubblico. La “Spending Review” ve la ricordate?
Mazziati, mortificati e maltrattati quando chiusero trentasei consolati in una sola botta, trentasei porte sbattute in faccia agli italiani all’estero subito dopo ammassati in fila davanti ai pochi uffici rimasti aperti in attesa di un servizio. E lo sono ancora. Solo che ora la fila non si vede perché è “telematica”.
Mazziati, mortificati, maltrattati e sfruttati quando noi italiani all’estero abbiamo contribuito al risanamento della finanza pubblica di quello Stato, il quale, nel frattempo, ai nostri figli già non dava più un posto a scuola, non dava più un pubblico spazio e nemmeno un posto in ospedale, un sussidio per disoccupati e non abbienti. Niente! Quello Stato non ci dava più niente, però ha continuato a chiedere. Ti iscrivi all’AIRE? Ti cancello dalla sanità pubblica italiana! Ti iscrivi all’AIRE? Mi devi pagare la tassa sulla tua prima casa! Ti iscrivi all’AIRE? Mi devi pagare lo smaltimento di un’immondizia che non produci! Ti iscrivi all’AIRE? Non hai diritto ad avere nemmeno una carta d’identità decente dal tuo comune italiano.
Mazziati, mortificati, maltrattati, sfruttati e presi in giro giacché in alcune pagine web dei consolati non si trova nemmeno il formulario per l’iscrizione all’AIRE. Significa che sei obbligato a iscriverti all’AIRE sì, ma lo devi fare solamente nel modo imposto dall’amministrazione e cioè con un programma che hanno creato e che ti obbligano a usare: il famoso FAST-ITche significa Farnesina Servizi telematici per Italiani all’Estero. Capito? Servizio telematico e se non sei telematico ti attacchi al tram. Al tram poiché ti serve il PC e anche uno scanner. Devi, infatti, inviare il tuo documento di identità e il certificato di residenza. Il certificato di residenza perché, attenzione! per l’iscrizione all’AIRE (altra mazzata) non vale l’autocertificazione, come per tutti gli altri cittadini italiani. Questa sì che si chiama parità di diritti!
E ora? Beh, ora arriva la multa e arriva con arroganza e determinazione. Nel frattempo, ci raccontano di non avere personale a sufficienza per i servizi consolari in tempi ragionevoli ma che troveranno personale a sufficienza per indagare sui nostri indirizzi e per appiopparci le multe.
Ma perché questo intervento così indisponente? Le multe si mettono ai trasgressori in mala fede e non certo alle vecchiette che raggiungono i figli all’estero per farsi curare! Ci voleva tanto a fare una norma del tipo: “gli italiani all’estero hanno sei mesi di tempo per regolarizzare la propria iscrizione all’anagrafe dopodiché scatta una multa”. No, Gli ordini sono ordini, arrivano subito e subito vanno eseguiti!
E li eseguiremo. La legge è legge e grazie tante, ma non esiste anche una legge che impone all’Ente pubblico di farti il servizio in trenta giorni e non in otto mesi come accade spesso per passaporti e carte d’identità?
Comunque, grazie tante soprattutto agli italiani mandati al Parlamento proprio da quelli iscritti all’AIRE. Grazie a chi ci ha fatto fare tante risate con le sue erudite esposizioni. Grazie tante anche agli altri che ci hanno appassionato con le notizie di cronaca giudiziaria sul loro conto ma grazie di meno a tutti gli altri che abbiamo votato, giacché gli spaventapasseri con la cravatta, col tempo, non impressionano più nemmeno i cardellini. Non li impressionano ma non li fanno nemmeno ridere.