Lo show di Uccio De Santis e il Cabaret dei Mudú sbanca a Stoccarda con un esplosivo e divertente mix di monologhi
Attraverso gag irresistibili, barzellette, racconti di vita vissuta e sketch Uccio De Santis ha coinvolto e incantato anche il nostro connazionale italiano in Germania. In due ore di puro spettacolo l’attore pugliese, accompagnato dai volti storici Umberto Sardella e la splendida Antonella Genga, ha toccato per la prima volta il suolo tedesco presentando “Uccio De Santis e il Cabaret dei Mudù” attraverso il promoter Giuseppe Fascina. Tra com’è nata la sua prima battuta, agli esordi, al suo grande amore per il teatro e il cabaret, il comico cabarettista e i Mudú si raccontano ai nostri microfoni. In occasione della tournée teatrale, con la prima tappa partita da Leinfelden-Echterdingen, il Corriere d’Italia ha incontrato il goliardico trio e tra battute e tante risate siamo riusciti a comporre una divertentissima intervista.
“È la prima volta che arriviamo in Germania. Ho avuto modo di gustare l’arte culinaria e i suoi piatti, rigorosamente italiani e abbracciare calorosamente il nostro connazionale italiano in Germania. Ho passeggiato per le vie di Stoccarda e fatto acquisti, quindi posso dire che ho già girato anche il mio cachet! Del resto, come dice anche il mio amico Franco (dove c’è una collaborazione artistica in Svizzera da quattro anni e da adesso, come hai ricordato giustamente anche tu, anche in Germania con Giuseppe) l’economia deve girare! Ok, bando agli scherzi. La mia carriera da barzellettiere è nata casualmente, mentre la voglia di fare spettacolo da quando sono nato, ci dice Uccio De Santis. Vedi la parrocchia, lo spettacolino in casa o negli scout alternando lo studio, quindi ti butti. Poi la prima agenzia che forniva animazione turistica, quella che a mio avviso serve tanto e che ti da una preparazione quasi vitale per chi vive sul palco. Poi arrivano le occasioni, dove c’è l’opportunità di mettersi in mostra. Tra le tante mi capitò nel ’97 quella di “La sai l’ultima” e pur non vedendomi un barzellettiere, superai i provini. Incredulo ritirai l’ambito premio Gino Bramieri, proprio nell’anno della sua scomparsa. Reduce da quella trasmissione, introdussi inevitabilmente nei miei spettacoli anche le barzellette ma il tutto alternato con il Cabaret e i vari gruppi. Il gruppo dei Mudù nasce con la tv, con le barzellette sceneggiate e ovunque siamo tutto questo dal vivo diventa un vero e puro cabaret, termina Uccio De Santis. Nei miei monologhi è tutto vero. L’ho scritto assieme a mio fratello, ricordando quello che succedeva in casa, con nostra madre. Certo che la verità è fatta in chiave ironica. La gente si diverte, perché si riconosce in tutto quello che noi diciamo, dal comportamento in casa all’educazione che ci insegnava nostra madre, dai periodi di Natale alle tavolate, etc. La barzelletta fa ridere a mio avviso, perché si avvicina tanto alla realtà. Odio la comicità forzata, dove l’uomo deve travestirsi da donna e via dicendo, la volgarità o la troppa politica. C’è stata una pausa nelle nostre riprese televisive di tre quattro anni perché, tieni presente, che è da diciannove anni che andiamo in onda per realizzare queste produzioni (calcola che ne abbiamo fatto otto per due sedici) e nel frattempo ci siamo divertiti a creare degli spettacoli diversi, teatrali e comunque abbiamo continuato quello che ci piaceva fare e ha funzionato. Niente crisi. Qualcuno è andato via dalla squadra e tanti sono arrivati, questo ti fa crescere ma per uno che va via, tre ne arrivano. Io ho una mia teoria e fino a quando il pubblico si diverte, io la uso”.
“Ci conosciamo da lungo tempo. Già agli esordi da artista, oltre alla sua lunga carriera d’animatore, inequivocabile era la sua stoffa. Posso dire che artisticamente siamo cresciuti insieme. Mi trovo davvero bene con entrambi, sono strepitosi. Tenendo presente quanto è difficile per molti gruppi di successo sia musicali sia artistici e teatrali rimanere legati, mi gratifica che il nostro gruppo persista insieme da ben diciannove anni, che sta bene e che continua a divertirsi”, pone l’accento l’artista Antonella Genga, e poi… “sfatiamo il fatto per tutti quelli che mi chiedono se sono la moglie di Uccio o di Umberto… NO! Per piacere non fatemi sposare con due soggetti come questi! Ecco vedi, secondo te, le barzellette come nascono? Marito e moglie che fanno liti? Macché! Ad avere accanto due persone come loro!”. “Ecco bando agli scherzi, termina Antonella Genga, siamo noi stessi. La fotografia della realtà. C’è davvero molta realtà nelle nostre barzellette e attualità. C’è quello che accade nella vita di tutti i giorni e con loro “due” che sono dei barzellettieri ambulanti, tutto diventa più facile. Del mio mondo artistico non lascerei nulla perché in realtà, tutto il vissuto e il tempo caricato sulle nostre spalle, bene o male mi è stato e sarà sempre utile. Ogni giorno è un arricchimento, perché si conoscono nuove persone. Mi auspico di continuare sempre su questo campo e di incontrare tanti nostri connazionali, ad esempio il 2 novembre a Zurigo! Baci da Antonella Genga”.
“Alla tua domanda “come sono andato a finire insieme a questi due” ti rispondo che: francamente me lo sto ancora chiedendo! Nel lontano duemila… ho sbagliato strada e ho incontrato Uccio! Con Antonella ci conoscevamo dieci anni prima, perché abbiamo messo su un quartetto vocale”, ci dice Umberto Sardella. “Siamo due maschiacci”, interviene Antonella. “Sì è vero, ammette Umberto, tant’è che, una delle nostre frasi ricorrenti che ci diciamo è che: se Antonella ed io ci mettiamo nudi su un letto… piuttosto ridiamo e basta! Siamo due amici, anzi no, sembriamo sorella e fratello… no meglio due fratelli mo’ che ci ripenso! Ritornando seri, tu pensa che a quei tempi ero un barzellettiere e quindi l’opposto di Uccio. Soltanto che un giorno mi presero sotto e mi fecero raccontare tante di quelle barzellette che smisi di raccontarle. Ripresi a raccontarle, quando rincontrando Uccio, mi propose di fare nel suo programma le barzellette sceneggiate. In un modo o nell’altro lo spettacolo lo costruiamo insieme. Ognuno di noi ha il suo giusto tempo, per questo il nostro spettacolo è molto equilibrato. Abbiamo una maniera di fonderci che uno va a complimentare l’altro e ci divertiamo. Ritengo importante una cosa: l’artista che va a timbrare il cartellino si vede, mentre noi in ogni singolo spettacolo ci divertiamo”.
“Principalmente saluto tutti i nostri connazionali italiani in Germania. Io vivo la grande emigrazione perché faccio parte della seconda generazione di emigrati. Mio padre si è trasferito a Zurigo negli anni sessanta e abbiamo avuto sempre un forte legame con l’Italia. Da vent’anni sono il presidente di Artecult, un’associazione Italo pugliese a Zurigo, dove è iniziato uno scambio interculturale tra l’Italia e la Svizzera”, ci dice Franco Di Santo Manager del tour teatrale di Uccio De Santis e dei Mudù in Svizzera e Germania. “Abbiamo mille e duecento tesserati e, tenendo conto che a fatica si parla l’italiano ci siamo dati da fare affinché i nostri figli non perdessero il legame con la nostra terra. Nel duemila abbiamo stipulato un Patto ufficiale tra il nostro Paese Santeramo in Colle (BA) e Bülach, Canton Zurigo, dove già in quell’epoca contava più di duemila connazionali emigrati. Ho coltivato inoltre anche le mie ambizioni artistiche tra feste e spettacoli, fino ad accettare la proposta di Uccio De Santis di dirigere anche il suo tour teatrale in Svizzera e in Germania. Credo in qualsiasi cosa che si fa con il cuore e la passione, concetto condiviso anche dal nostro comitato. Ringrazio l’accoglienza riservataci da voi di TelevideoItalia.de e il Corriere d’Italia”.
È stato un viaggio nei ricordi ma anche uno spettacolo che ha saputo raccontare con eleganza, genuinità, raffinatezza e talvolta senza tanti giri di parole la realtà di un passato, presente e futuro. È stato uno show ricco di sfumature, divertenti siparietti e dove ognuno si è potuto identificare, ridere e interagire. Non sono mancati i cavalli di battaglia che li hanno resi celebri. Straordinario è stato l’approccio diretto con il pubblico, preso di mira dallo straordinario cabarettista, rendendoli partecipi per tutto lo spettacolo. Il suo mondo è un palcoscenico condiviso con i presenti e dove si è mischiato e intrufolato tra le file degli spettatori, interpellandoli, confondendoli con aggrazianti gag. Ne ha avuto per tutti, senza risparmiare nessuno con le sue battute. Uno spettacolo più unico che raro e dove lo abbiamo visto girovagare per tutta la platea con grande disinvoltura. Tutti siamo rimasti incagliati nella sua rete di comicità e di grandi battute ma soprattutto, dalla sua immensa umiltà di presentarsi a tutti noi. Infondo, in un clima che diventa ogni giorno sempre più frenetico e ostile, due ore di sane risate sono un tocca sana per tutti!
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