Intervista al regista Gianni Petrizzo e alla giornalista Raffaella Giaccio
Gianni Petrizzo e Raffaella Giaccio hanno partecipato alla maratona culturale di 3 giorni organizzata dal Comites di Francoforte. Alla giornata del Festival della poesia Europea dedicato all’ideatrice del Festival Marcella Continanza, Gianni Petrizzo ha letto delle poesie del suo libro “Destino”. Nella seconda giornata, che ha trattato il tema “Violenza contro le donne” è stato presentato il cortometraggio “Li sola”.
Gianni Petrizzo, da oltre 30 anni sei regista cinematografico e televisivo e nello stesso tempo sei anche editore. Parlaci un po’ di te.
Sì, mi occupo di regia cinematografica e televisiva e nello stesso tempo faccio l’editore e il formatore. Mi piace spaziare una serie di impegni perché la vita deve essere sempre diversa altrimenti ti annoi. In questa esperienza per recuperare un po’ il gap che ho avuto da giovane, da adolescente, con la cultura, ho deciso di fare l’editore anche di libri di testo, quindi non solo editore televisivo ma anche editore di libri. Dopo 10 libri editati di altre persone, amici, autori, in particolare anche di mio papà, che ha scritto quattro libri ed è un insegnante di lettere, e quindi aveva praticità nello scrivere, dopo che ho editato per altri, ho detto adesso devo recuperare quel gap che ho avuto da adolescente. Con la scrittura di questo libro di poesie dal titolo Destino e con il quale ho partecipato al Festival della poesia Europea di Francoforte finalmente è uscito il mio primo libro come autore.
Quindi non solo regista ma anche autore…
Sì, dopo aver fatto due lungometraggi quindi due film veri e propri, uno nel 2000 che è stato venduto proprio qui in Germania e in Italia e poi un altro film nel 2018 che è presente sulle piattaforme Netflix e Amazon Prime. Al di là di questo vorrei aggiungere il lavoro che svolgo con i ragazzi, con i giovani nelle scuole. Infatti, presso gli istituti scolastici, partendo dall’infanzia fino ad arrivare alle superiori, faccio dei corsi di formazioni sul cinema e sulla comunicazione.
Come è nata l’idea di scrivere un libro di poesia?
In qualche modo è stato un bilancio dei miei 50 anni. Mi piace definirlo bilancio di questo mezzo secolo di vita dove per ogni anno di vita vissuto ho raccontato una poesia, una storia, quindi il libro è la mia storia a partire dall’età di un anno fino ai cinquant’anni. Perché durante questa mia vita ho sentito l’esigenza di raccontarmi. Infatti, il lavoro proficuo sulla poesia è stato proprio quello dell’adolescenza quello del periodo in cui ho scelto poi di condividere la mia vita con mia moglie. Quindi è stato questo il periodo più prezioso, più produttivo a livello poetico, perché le donne ispirano tantissimo.
Come si è detto sei anche regista e nel 2019 come produttore e regista hai girato il film Il Maestro+Margherita che è stato premiato al festival internazionale di Las Vegas, vincendo due statuette Venus. Che cosa ha rappresentato per te?
Ha rappresentato sicuramente, tornando al Destino, un punto di spinta per quello che è il mio percorso professionale. Dopo tanti tentativi dopo tanti sacrifici naturalmente realizzare le passioni non è facile. Non mi sono mai perso d’animo però in quel periodo avevo quasi abbandonato l’idea di continuare nel percorso cinematografico e manco a farlo apposta il premio ha consacrato la mia arte anche nel cinema. È li ho avuto quella spinta, quella forza di riprendere a camminare, di riprendere quel percorso e andare verso la direzione un po’ più professionale, quindi instaurando rapporti col festival di Venezia, rapporti con i festival internazionali, le conoscenze di artisti appunto dal tutto il mondo e particolarmente con la Germania.
Che tipo di legame hai con la Germania?
Ho un legame preziosissimo col cinema in Germania. Infatti attiveremo prossimamente delle co-produzioni tra Italia e Germania grazie a Nico Drago, che è un produttore cinematografico e televisivo proprio di Francoforte, grazie a Eva Habermann che è una produttrice di Berlino e grazie a Rosa Maria Mauceri che lavora in autonomia che però si è avvicinata all’arte cinematografica con il suo bellissimo libro “Una verità rubata”, e che da questo libro ne ha costruito poi un cortometraggio. Abbiamo creato questa bella rete che vuole in qualche modo arrivare a Berlino.
Raffaella tu di cosa ti occupi?
Io sono una giornalista e dirigo una TV in Italia che si chiama Cilento Chanel. Ho conosciuto Gianni all’età di 15 anni e mi sono appassionata subito a questo mondo del cinema e della televisione e poi crescendo ho iniziato ad innamorarmi di questo lavoro che poi è il giornalismo. Scrivo, registro programmi televisivi, registro i telegiornali, mi occupo di montaggi e di tutto ciò che ha a che fare con la televisione.
Alla serata di sabato 15 ottobre, nel dibattito che ha trattato il tema la violenza contro le donne, avete presentato il cortometraggio Li Sola, un film che tratta il tema dell’aborto e della violenza psicologica contro la donna. Raffaella tu sei la protagonista del film, come è nata l’idea di fare questo cortometraggio e cosa vuol significare?
L’idea nasce da un’esperienza personale e dalla volontà di raccontare questa storia successa 17 anni fa. L’esperienza non è stata bella e neanche facile perché realmente dovevo prendere una decisione se effettuare un aborto o portare avanti la gravidanza. In quel periodo la mia mente era molto fragile, quindi si può parlare di una sorta di violenza psicologica. Perché per una donna giovane che si trova ad effettuare una scelta del genere non riesce sempre ad andare avanti, quindi si trova di fronte ad un bivio. Mi sono catapultata in questo cortometraggio e ho rivissuto la mia storia, però c’è un lieto fine perché la protagonista, quindi io, scelgo di portare avanti la gravidanza. Abbiamo fatto questo cortometraggio per far riflettere le donne su una scelta che è importante per la vita, soprattutto quando si è di fronte ad una vera e propria violenza.
Che tipo di violenza psicologica hai subito?
Gianni: La cruda realtà che secondo me spesso capita a tante donne è il confronto con il ginecologo. Raffaella ebbe un impatto traumatico con questa persona, perché lui (il ginecologo) senza dolcezza e senza sensibilità davanti ad una ragazza di 24 anni, al secondo mese di gravidanza, le dice in modo crudele e freddo “devi abortire”. Questa cosa per me non è concepibile perché rimane impresso nella mente di una giovane donna e non è giusto. Anche questo è stato il motivo per cui abbiamo voluto girare questo cortometraggio.
Raffaella: Anche questa è una forma di violenza che la donna subisce, perché purtroppo ci si trova a fare i conti con la propria mente. È difficile andare avanti e prendere davvero una decisione. Io ho deciso di portare avanti la gravidanza ed oggi sono mamma di una bellissima ragazza di 17 anni. Gli avevano diagnosticato una malattia molto rara, ma invece si sbagliavano e oggi sta benissimo.
Avete presentato anche il cortometraggio “Transumanza nel Cilento”. Cosa è la transumanza e perché questo documentario?
La transumanza è un rito che si ripete ogni anno, è una pratica antica, che conserva intatta la sua tradizione, e tratta della migrazione stagionale delle mandrie e dei pastori, con le mucche che marciano per chilometri al suono dei campanacci. Il documentario serve a far conoscere questa antica tradizione, per non mettere in un dimenticatoi una parte della cultura agricola, dove ormai il pascolo brado diventa sempre più raro, ma serve anche a far conoscere e a far riscoprire alle nuove generazioni il lavoro che facevano i nonni.
Che tipo di rapporti avete con la Germania?
Raffaella: È la prima volta che vengo in Germania è devo dire che la trovo molto bella, specialmente Francoforte e la gente è molto gentile e aperta.
Gianni: Il mio primo rapporto è nato 25 anni fa nella provincia di Sigmaringen vicino a Stoccarda, dove cominciai la mia prima esperienza all’estero e con la Germania. Posso dire che il modo di vivere tedesco mi ha strutturato per il futuro, proprio a livello organizzativo, perché naturalmente è impeccabile l’organizzazione tedesca, la puntualità per esempio e formidabile anche se in quest’ultimo periodo ha lasciato a desiderare, però ti posso assicurare che 25 anni fa mi ha segnato tantissimo e mi ha aiutato nella mia crescita formativa ad essere un cittadino migliore.
Progetti futuri?
Sì, noi ultimamente abbiamo attivato una serie di festival internazionali, dove lo scopo principale è divulgare la cultura attraverso il cinema e avvicinare i ragazzi, soprattutto delle scuole superiori, agli artisti internazionali. Infatti la nostra idea è quella di coinvolgere gli istituti scolastici che hanno sezioni linguistiche e fare in modo che questi ragazzi si confrontino attraverso il linguaggio, attraverso la lingua straniera, quindi non solo con l’italiano, ma anche con il tedesco, l’inglese e lo spagnolo, con il linguaggio cinematografico. Con il festival cerchiamo di invitare artisti da tutto il mondo e durante la 5 giorni i ragazzi degli istituti linguistici possano fare sia pratica con le lingue ma soprattutto si possono confrontare con il famoso questions answer, trattando tutte le tematiche universali come la violenza, la droga, l’alcolismo. Questo percorso è nato da un anno e lo stiamo portando avanti insieme al nostro lavoro televisivo che facciamo con Cilento Channel che trasmette in tutta la regione Campania.