Berlino – Mostra aperta al pubblico fino al 13 dicembre
Altro che Italiani “brava gente”! Il mito dell’italiano onesto e generoso, col cuore in mano e sempre dalla parte dei deboli e delle vittime, è da tempo sfatato. Non solo una grandissima parte di italiani condivise in pieno il regime dittatoriale fascista di Mussolini negli anni Venti e Trenta del secolo scorso, compresa a scelta sciagurata di allearsi con il Reich hitleriano e di scatenare la guerra. Dopo la caduta del Duce e la nascita della Repubblica Sociale Italiana, molti italiani aderirono alla milizia armata Schutzstaffel, letteralmente “squadre di protezione”, nota come SS, organizzazione paramilitare del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP). Fu il Führer in persona, nel settembre del 1943, a proporre la formazione di battaglioni di SS italiane. Vennero reclutati circa 20.000 volontari italiani che giurarono fedeltà al Führer, comandante supremo delle forze armate dell’Asse, e furono addestrati in Germania. I componenti della milizia vennero poi spediti in Pianura Padana per svolgere ruoli di sicurezza interni, di fatto per andare a caccia dei partigiani compiendo rastrellamenti ed eccidi.
Si hanno notizie di numerosi atti efferati compiuti da parte di questi corpi speciali che infestarono il Nord Italia. Il 9 marzo 1945 venne ufficialmente adottata la denominazione 29ª Divisione Waffen SS Italia. Il 25 aprile, dopo, lo sfondamento della linea del fronte da parte degli Alleati, i soldati della divisone si ritirarono nel Lodigiano, raggiunsero la località di Gorgonzola e lì, circondati dai carri armati statunitensi, si arresero. Altri italiani entrati nelle SS furono mandati a combattere sul fronte orientale in Normandia e sul Baltico.
Su questo tema, e con lo scopo di fare i conti col passato, è stata inaugurata lo scorso 15 novembre 2024 a Berlino, presso i locali della Volkshochschule di Tempelhof-Schöneberg, in Barbarossaplatz 5, una splendida mostra che resterà aperta al pubblico fino al 13 dicembre. S’intitola “Italiener in der SS als Täter / Mittäter 1943 bis 1945“, e invita il pubblico a guardare con occhio critico a quelle pagine della nostra storia. I pannelli con fotografie e didascalie documentano le vicende di cui furono protagonisti i soldati italiani militanti nelle SS. Particolarmente toccante è il video in cui Riccardo Goruppi, deportato politico e partigiano italo-sloveno, sopravvissuto ai Lager di Dachau e Leonberg, racconta la sua esperienza di quando fu arrestato e interrogato nel comando centrale della polizia di sicurezza tedesca delle SS di Trieste, dove c’erano anche militari delle SS italiane.
La mostra è stata concepita e organizzata dall’Associazione Carlo Levi di Berlino, che da anni si occupa di studiare e approfondire l’interazione tra il fascismo italiano e il nazionalsocialismo tedesco. Tra i curatori vi è anche Gianfranco Ceccanei, cui si deve la pubblicazione bilingue che accompagna l’evento. Da oltre cinquant’anni residente a Berlino, dove ha lavorato fino alla pensione come docente presso la Volkshochschule di Charlottenburg, Ceccanei ha dedicato le sue energie e la gran parte del suo tempo libero ad un lavoro instancabile di ricerca e documentazione sui temi della memoria storica. Avvalendosi della collaborazione di storici e docenti, ha condotto ricerche d’archivio, tenuto corsi di formazione, conferenze e seminari, curato mostre e pubblicato volumi sulla memoria della Seconda guerra mondiale e in particolare sugli italiani vittime della violenza nazionalsocialista. In particolare, si è interessato della sorte degli internati militari italiani (i cosiddetti IMI) e dell’eccidio di Treuenbrietzen, cittadina alle porte di Berlino, dove il 23 aprile 1945 furono assassinati 127 italiani, poche ore prima che arrivasse l’Armata Rossa a liberare la zona dai nazisti.
Per il suo instancabile impegno civile nel campo della memoria storica in relazione ai rapporti italo-tedeschi, Gianfranco Ceccanei è stato insignito lo scorso settembre, presso il Senato berlinese, della massima onorificenza dello stato tedesco, la Croce Federale al merito con Nastro (Bundesverdienstkreuz), consegnatagli dal Segretario di Stato Falko Liecke a nome del Presidente della Repubblica Frank-Wahlter Steinmeier.