Noti in Germania col nome di “Urkunden”, i Diplomi furono al tempo stesso mezzo di rappresentazione del potere e formidabili strumenti di governo
Dal 18 al 20 novembre scorso presso l’Università degli Studi di Foggia si è tenuto il convegno internazionale “Manifestare ea que sunt sicut sunt. Federico II e la Capitanata. 1221 – 2021”. Il presente articolo è un estratto della relazione “Lo stato delle edizioni dei diplomi fridericiani emanati a Foggia” che ho avuto l’onore e il piacere di presentare al convegno.
I diplomi emanati da Federico II di Svevia (1994 – 1250) sono oltre 2600. Sono privilegi e mandati che Federico inviò a papi e re, a cardinali e vescovi, a membri degli ordini cavallereschi e monastici, in primis i cistercensi, a intere città, a singole persone. Federico II di Svevia fu, tra i sovrani del Medioevo, quello che fece più uso della lingua scritta come strumento di governo e a tal proposito non possiamo non menzionare la costituzione promulgata a Melfi nel 1231, il Liber Augustalis, che fu certamente concepito a Foggia.
Meno noti, soprattutto al grande pubblico, sono i diplomi fridericiani, che tuttavia svolsero una funzione di grande importanza. Il motivo della minore popolarità dipende dal fatto che si tratta di documenti unici, tra loro molto diversi per contenuti e destinatari. Questi ultimi erano dispersi su un’area geografica vastissima che in molti casi superava i confini del Sacro Romano Impero. I diplomi di Federico II non furono soltanto formidabili strumenti di governo. Lo storico svizzero Peter Rück li ha definiti “Manifesto del Medioevo”, un vero e proprio “mezzo di rappresentazione del potere”.
Il progetto dell’Accademia Bavarese delle Scienze di Monaco
L’edizione dei diplomi di Federico II è un progetto dell’Accademia Bavarese delle Scienze, finanziato dal governo federale tedesco e dal Land della Baviera. Oltre alla raccolta e alla validazione delle fonti storiche, lo scopo principale del progetto è quello di pubblicare il testo latino così come appare sulle pergamene, se necessario decifrandolo e ricostruendolo, ma senza alterazioni o manipolazioni che possano influire sulla interpretazione del contenuto. Fino al 2019 responsabile del progetto è stato il prof. Walter Koch, dal 1982 al 2007 docente all’Università di Monaco di Scienze ausiliari della Storia, con particolare riferimento all’epigrafia e alla paleografia. Dopo la sua morte l’attività di edizione dei diplomi è stata affidata al dr. Christian Friedl e al suo team, in tutto cinque persone. Sono particolarmente lieto di aver stabilito un contatto con il dr. Friedl che mi ha reso disponibili molte informazioni.
Quello dei diplomi di Federico II è il più grande progetto riguardante l’edizione di documenti giuridici riconducibili ad un unico individuo. Ha dimensioni più che doppie rispetto all’edizione, completata nel 1990, dei diplomi di Federico Barbarossa, nonno di Federico II. Il progetto è nato nel 1985 e terminerà nel 2034. Ad oggi sono stati pubblicati sei volumi che coprono gli anni dal 1199, quando Federico era già re di Sicilia, al 1231 per complessivi 1463 diplomi. Entro il 2034 verrà completata l’edizione dei rimanenti diplomi emanati dal 1232 al 1250 ed i volumi saranno complessivamente dieci.
I circa 2600 diplomi fridericiani sono stati individuati negli archivi di tutt’Europa e sottoposti all’analisi storica secondo le rigide regole di edizione della serie
Diplomata dei Monumenta Germaniae historica.
Di 880 diplomi sono sopravvissute le pergamene originali. Per i rimanenti l’editazione è stata possibile grazie alle trascrizioni effettuate in epoche successive. I materiali sono sparsi in uno spazio geografico vastissimo, da Malta a Stoccolma, a Londra, a San Pietroburgo, a Mosca. Il loro ritrovamento ha avuto luogo negli anni dal 1985 al 2005.
Da un punto di vista statistico i destinatari dei diplomi furono singole persone o gruppi per il 24% dei casi; chiese (21%); monasteri (esclusi i Cistercensi) (20%); città (17%); l’ordine monastico dei Cistercensi (10%); ordini cavallereschi (6%); papi (2%).
Foggia e la Capitanata nei diplomi fridericiani
Dopo otto anni trascorsi in Germania, nell’autunno del 1220 Federico II fece rientro in Italia. Il 22 novembre a Roma papa Onorio III lo incoronò Sacro Romano Imperatore. Nei mesi successivi ebbe luogo una fitta attività di emanazione di privilegi e mandati che testimonia la volontà del sovrano di regolamentare la situazione nel Regnum Siciliae dopo anni di anarchia dovuta alla sua assenza. In Capitanata Federico giunse nel febbraio del 1221. Da Troia il 15 febbraio emanò un diploma destinato al podestà di Vercelli, pochi giorni dopo da Foggia inviò un privilegio a favore del monastero cistercense di S. Spirito de Silva Orcole (scomparso nel XVI secolo). La sua prima visita foggiana, prima di proseguire per la Sicilia, fu breve ma servì probabilmente a maturare una decisione a lungo ponderata. Quella di spostare la capitale del Regno e dell’Impero da Palermo a Foggia. Due anni dopo l’Imperatore diede ordine di costruire il Suo palazzo imperiale.
Prima di giungere in Capitanata Federico era stato a Salerno. Qui aveva emanato due diplomi nei quali invitava le città della Lombardia e della Tuscia a fornire ed equipaggiare guerrieri per l’imminente crociata. Ciò conferma l’autenticità degli sforzi di Federico per effettuare la crociata e getta una luce sulle vicissitudini che portarono, pochi anni dopo, alla scomunica. Peraltro, il fatto che subito dopo Salerno Federico sia partito alla volta della Capitanata, dove lui non era ancora mai stato, e non si sia imbarcato per la Sicilia, farebbe pensare che la successiva scelta di Foggia come sede imperiale possa essere collegata al viaggio a Gerusalemme. Ne ho parlato con il dr. Friedl, secondo il quale tuttavia non esiste alcun documento che possa comprovare questa ipotesi. Resta il fatto che Federico avrebbe potuto fare ritorno in Sicilia direttamente da Salerno, facendo a ritroso la rotta tirrenica che lo aveva portato da Messina a Gaeta nel marzo del 1212. Invece andò a Foggia e poi proseguì verso sud, giungendo a Bari, Brindisi e Taranto e da qui si imbarcò per la Sicilia. A Messina giunse nel maggio 1221. I diplomi sono dunque una straordinaria fonte per stabilire l’itinerario fridericiano.
Ritroviamo Federico a Foggia e i Capitanata esattamente un anno dopo, nel febbraio 1222 e poi nel dicembre dello stesso anno. Il 1 gennaio 1223 da Apricena invia un diploma a papa Onorio III “Bulla Aurea munitis” scritto allo scopo di placare le preoccupazioni della curia pontificia, divenuta sospettosa nei confronti dell’Imperatore per la sua politica nell’Italia centrale. Nello scambio di corrispondenza tra cancellerie si intravedono i prodromi delle controversie che sarebbero esplose con Gregorio IX e Innocenzo IV. Grazie al contributo di notai italiani di grande profilo come Pier della Vigna e Taddeo da Sessa, in quegli anni ebbe luogo un processo di consolidamento della cancelleria imperiale.
Dalla testimonianza epigrafica sappiamo che a Foggia i lavori di costruzione del Palazzo imperiale iniziarono nel mese di giugno 1223. In quel mese Federico era in Sicilia. L’ordine potrebbe essere stato dato a distanza con un diploma, come avvenuto ad esempio con la fondazione dell’Università di Napoli (il relativo diploma fu emanato a Messina nel giugno 1224). Questa possibilità è tanto più plausibile se consideriamo il numero dei diplomi andati persi. Secondo il dr. Friedl tale numero è certamente dell’ordine delle migliaia.
L’emanazione di privilegi e mandati dalla Capitanata riguardò episodi di grande rilievo storico e politico (come le negoziazioni per il matrimonio tra Federico e Isabella d’Inghilterra, sorella del Re Enrico III) e continuò fino alla morte del sovrano con diverse interruzioni dovute alle assenze, in particolare durante il secondo e terzo viaggio in Germania (1235 – 1237) e per gli scontri con i comuni nel Nord Italia. Bisognerà aspettare la conclusione del progetto dell’Accademia Bavarese delle Scienze per aver un quadro completo e non è detto che nel frattempo non emergano nuovi documenti inediti.
Nel 2011, negli archivi della Abbazia di nostra Signora degli Scozzesi a Vienna, è stato ritrovato un diploma originale emanato a Foggia nel novembre 1250. È l’ultimo diploma di Federico II di cui si sia a conoscenza. Fu inviato al marchese piacentino Uberto Pallavicini e garantiva protezione e il ritiro di ogni condanna a tutti coloro che si fossero sottomessi all’Imperatore. Uberto Pallavicini fu un importante politico e condottiero militare lombardo. Pochi mesi prima, nell’agosto del 1250, era riuscito a conseguire un’importante vittoria sulla città di Parma, che era guelfa e dunque anti-imperiale. Il diploma non ha nulla a che fare con l’abbazia viennese. Nel 1889 fu messo all’asta a Parigi e venduto per 206 franchi. Poi scomparve nuovamente. Per caso è stato ritrovato dieci anni fa, dopo aver rischiato di finire nel bidone dei rifiuti.