Foto cast del film Das Licht di Tom Tykwer (al centro). Foto di ©Berlinale

A inaugurare il 75° Festival del Cinema di Berlino è stato il film “Das Licht” (“La luce”) di Tom Tykwer, regista originario di Wuppertal, noto per pellicole quali “Lola corre” (1998), “Heaven” (2002), “Profumo: storia di un assassino” (2006), e per la serie tv “Babylon Berlin”. Quella di “Licht” è una storia stravagante, a tratti realistica e legata all’attualità, a tratti fiabesca e perfino surreale.

Siamo nella Berlino di oggi e la telecamera del regista ci porta nell’abitazione della famiglia Engels, una famiglia che potremmo definire “progressista” e benestante. Il padre Tim (Lars Eidinger) è un pubblicitario di professione e lavora per un’agenzia che lancia campagne mediatiche per promuovere comportamenti eticamente e politicamente “corretti”. La madre Milena (Nicolette Krebitz) è responsabile di un progetto presso il Ministero per la cooperazione allo sviluppo e viaggia instancabilmente avanti e indietro tra Berlino e Nairobi al fine di creare uno spazio teatrale. Il figlio Jon (Julius Gause) preferisce barricarsi nella propria stanza, con addosso cuffie e occhiali e vivere la sua vita perdendosi nella realtà virtuale dei videogiochi. La figlia Frieda (Elke Biesendorfer) è una militante ecologistica: partecipa alle manifestazioni di Fridays for Future e vive in opposizione totale al mondo dei genitori. C’è anche un terzo figlio, il piccolo Dio (Elyas Eldridge), che Milena ha avuto da un ex fidanzato keniota e che ogni tanto è ospitato nell’incasinata abitazione degli Engels.

Nella foto: L’attore tedesco Lars Eidinger in una scena del film Das Licht. Foto di ©Berlinale

In tale prototipo di famiglia disfunzionale occidentale il caos regna sovrano: i membri conducono ciascuno la propria esistenza, senza incontrarsi, senza parlarsi. Sono tutti impegnati con sé stessi a combattere le proprie battaglie – la crisi climatica, la crisi energetica, la crisi dei rifugiati, i totalitarismi populisti, gli oligarchi al potere – e nessuno ha tempo per gli altri, nessuno si accorge addirittura della presenza o assenza degli altri. È la generazione dei postsessantottini, dei baby boomer, quella di cui ci viene presentato lo sfacelo.

A segnare una svolta è la signora Farrah (Tara Al Deen), la nuova domestica siriana, approdata in Germania dopo un viaggio terribile, segnato da lutti e perdite, capace apparentemente di prendere in mano le redini della gestione della casa in cui vivono gli Engels, e dotata di una strana lampada la cui luce lampeggiante può produrre stati di trance. Farrah riesce un poco alla volta a entrare nelle vite dei membri della famiglia Engles, i quali si confidano con lei e ricevono suggerimenti preziosi.

Il film di Tykwer ha molti pregi, ma anche non pochi difetti. Coinvolge lo spettatore per tutte le due ore e mezza di durata, alternando continuamente genere e toni. In tale miscuglio, condito con molto autocompiacimento, si rischia di perdere il filo del discorso e di non capire quale sia il vero focus tematico del film. Un’occasione sprecata. Peccato.