FRANCOFORTE – Il Latin Lover di Cristina Comencini approda al Festival Verso Sud di Francoforte
Al Deutsches Filmmuseum di Francoforte, Cristina Comencini arriva puntualissima. Sono le 17.30 di Sabato 26 Novembre e questa sera il Festival del cinema italiano Verso Sud ospita il Latin Lover della regista romana. Quando entro, lei sta chiacchierando con qualcuno e un capannello di persone segue la loro conversazione. Lei della diva non ha nulla, ma mi sorprende che sia così bella. Ha lo sguardo severo di chi è abituato a comandare, ma ogni tanto sorride ed è un bel vedere.
Il Latin Lover che dà il titolo al riuscitissimo film di Cristina Comencini, rappresenta tante cose tutte assieme. Lo sciupafemmine quasi soffocato dal suo successo con le donne, i grandi divi protagonisti dell’età aurea del nostro cinema, ma più di tutto l’immagine che ogni figlia ha del proprio padre. In quest’altalena in cui volteggia il cinema italiano, sempre in bilico nel rapporto ambiguo col proprio passato, i due estremi della corsa sono costituiti dall’orgoglio di essere gli eredi di un patrimonio tanto grande e dal senso di asfissia in cui spesso il nostro cinema si trova, schiacciato da un passato che non riesce a superare e con il quale ogni paragone sembra impietoso.
Il film è la nemesi di un gruppo di donne molto diverse tra loro, che hanno in comune la parentela con un divo del cinema ormai defunto, di cui si vuole celebrare il decennale dalla scomparsa, nel suo paesino natale in Puglia. Il gineceo che si ritrova a ricordare l’irresistibile seduttore, scopre man mano alcuni particolari inediti della vita privata del compianto Saverio Crispo, il latin lover. La vita fuori dal set del super seduttore è smontata da un prisma di sguardi femminili che analizzano con leggera ironia, ma con altrettanta profondità, il maschio italiano nella sua crisi di identità, tra machismo e bamboccioneria. Il compianto divo è un insieme di Mastroianni e Gassman, di De Sica e Volonté, con un pizzico di Tognazzi.
Partiamo dal titolo. La figura del latin lover, se ancora esiste, è un costrutto femminile o è un’invenzione maschile?
Il latin lover è qualcosa che ha a che fare quasi esclusivamente con la mitologia femminile. Questo tipo di successo nasce grazie alle donne ed è da loro alimentato. La mitica del divo sciupafemmine, raramente corrisponde alla realtà. La maggior parte dei divi che hanno la fama di latin lover, sono in realtà uomini molto timidi, divi senza intenzione e loro malgrado e spesso si rifugiano tra le braccia di un altro uomo, per sfuggire alle attenzioni soffocanti delle donne.
All’inizio del film le donne sembrano in stretta competizione tra loro. Gelosie e invidie declinano tutti i loro rapporti. Spesso nella realtà non c’è un lieto fine e le tensioni durano per sempre. Può esistere l’equivalente femminile della fratellanza o i rapporti tra donne sono costretti a svolgeresi sempre tra perenni trincee?
Non solo nel mio film, ma soprattutto nella vita reale la sorellanza esiste ed è più profonda e forte della fratellanza. Gli uomini si fanno la guerra sul posto di lavoro, sono estremamente competitivi per raggiungere traguardi che li innalzino al ruolo di maschi dominanti. Le donne sono più inclini a confrontarsi sul piano dei sentimenti. Sono più profonde e le loro divergenze non sono finalizzate ad avere di più, ma a essere di più. In Latin Lover i contrasti e le gelosie tra le protagoniste si sciolgono con il passare del tempo, fino a quando non si arriva alla scena madre, in cui tutte loro si ritrovano a parlare e scherzare nel grande salotto della casa famigliare e si scoprono amiche.
Il suo Latin Lover, Saverio Crispo, viene smontato pezzo a pezzo dalle protagoniste femminili. La visione onirica e magnificente lascia il posto a una nuova consapevolezza circa la sua reale natura. Che cosa resta di lui, dopo quest’opera di smitizzazione?
Resta un uomo, con i suoi pregi, difetti e con le sue debolezze. Quest’attività di smontare il divo è quello che ogni donna compie nei confronti del proprio padre. Da una visione di super uomo, di modello e paradigma su cui costruire la propria immagine di uomo perfetto, nell’adolescenza le figlie sentono la necessità di distaccarsi e di affrancarsi dal fascino paterno. Per farlo, attraversando momenti difficili, di profonda introspezione, smontano i loro padri, per poi ricomporli in un’immagine di grande amore ma con la quale sia possibile convivere. Il film parla proprio del superamento dei propri antenati.
Nel film si fanno anche i conti con i grandi del cinema del passato. Li si rievocano per poi superarli. E’ un’operazione riuscita?
In Latin Lover tutte le scene in cui compare Saverio celebrano un particolare momento di questo passato aureo del nostro cinema. Questa grandezza dev’essere superata e di fatto è già stata superata. Il cinema italiano è già andato oltre, si è già reinventato. La lunga crisi della produzione italiana, non deriva dal fatto che autori e registi sono troppo ancorati al passato. Il problema è che qualcosa non funziona nella distribuzione delle nostre pellicole. Quando partecipo ai festival in giro per il mondo, i miei film hanno ottimi riscontri, ma raramente vengono acquistati e distribuiti.
Questo è stato l’ultimo film di una grandissima attrice, la bellissima Virna Lisi. Che ricordo ha di lei?
Virna e io eravamo molto amiche. L’ho diretta in diversi film e ogni volta che pensavo a una figura materna o a una nonna io pensavo a lei. Nella vita fuori dai set, era una signora della borghesia, che metteva al centro di tutto la sua famiglia e che amava divertirsi recitando. Era una donna schietta che ti diceva in faccia quello che ti doveva dire, ma, come le migliori attrici, amava essere diretta e cercava sempre un confronto costruttivo con il regista. Nessuno sapeva che stesse male, nemmeno lei. Si è spenta prima che il film arrivasse nelle sale e non l’ha potuto vedere. Latin Lover è dedicato a lei.