È risaputo che il teatro richiede passione. Ma non si deve essere per forza attori professionisti, specie quando il racconto è storia quotidiana. Questo è lo spettacolo che il gruppo teatrale “I Senza Nome” della Missione Cattolica Italiana di Pforzheim ha portato in scena il 14 dicembre: “Cchiú scuru di mezzanotti nun po fari” “Peggio di come va, non può andare ”: una divertente tanto quanto riflessiva commedia siciliana divisa in tre atti. È stata presentata nella Gemeindesaal della Sankt Antoniuskirche della città. Il gruppo teatrale, grazie anche alla generosa ospitalità di don Arcangelo Biondo, ha messo in scena in modo ironico e leggero il quotidiano. Il gruppo nasce con l’intenzione di proporre spettacoli teatrali in chiave ironica e comica: portiamo sul palco il grave problema della disoccupazione, che opprime la quotidianità delle famiglie siciliane. Senza il sostegno dello Stato e senza prospettiva di vita, ci dice Rosario Ietro, molti giovani diventano vittime del proprio inconscio. Sono costretti a intraprendere strade sbagliate e a volte tragiche. Non siamo degli attori professionisti. Siamo un gruppo di persone che, per passione e per divertimento, diamo nel nostro piccolo un contributo a diffondere la lingua e la cultura italiana in Germania. Questo spettacolo è una replica ed è ripresentata a grande richiesta. Fra breve saremo anche a Mühlacker. Il teatro è sempre stato la mia passione: pensa che trentacinque anni fa abbiamo organizzato a Pforzheim la prima Passione di Cristo. M’interesso a molte iniziative culturali e sociali per i nostri italiani emigrati, termina Rosario Ietro, segno che c’è tanta voglia d’integrarsi. Mi auspico comunque che sopraggiungano aiuti concreti anche dall’alto. Tanti sono i progetti: come aprire ad esempio uno sportello d’assistenza sul posto, sia per i nostri connazionali già residenti in territorio tedesco, sia per quelli in arrivo. Il tema dei giovani che emigrano con delle speranze è ritornato attuale. Non espatriano più con la famosa valigia di cartone, ma peggio, con un diploma o una laurea nel cassetto.
La trama è rivolta alla nostra Sicilia, anch’essa afflitta di problemi e capitanata dalla disoccupazione e dalla difficoltà di trovare un lavoro, ci spiega Lillo Parla. L’intreccio di situazioni costruiti e presentati appunto in tre atti, ci porta a far ridere il nostro pubblico, ma nello stesso tempo a farlo riflettere sul senso della famiglia e su come affrontare determinate difficoltà. Tieni presente che anch’io sono un diplomato, messo in fuga ventiquattro anni fa per la stessa ragione. Integrarsi inizialmente è difficile, sfido chiunque a dire il contrario, ma poi trovi quello che cercavi. Il pianto e la nostalgia non ti abbandonano mai, ma intanto ti crei una famiglia, una sistemazione, i tuoi figli vanno a scuola e infine ti rendi conto che la “scelta costretta di emigrare” ti ha portato a generare una vita e un posto migliore per la tua famiglia.
Anzitutto ringrazio i nostri parrocchiani e i nostri laici, soprattutto il nostro carissimo Rosario Ietro, ci dice il padre guanelliano Don Arcangelo Biondo. Lui mi sta dando una grande mano e non solo per il teatro, ma anche per integrare i nostri italiani nella lingua tedesca. Con piacere vedo che i nostri laici si muovono con successo. Il Concilio Vaticano II, non a caso li invita a muoversi e a darsi da fare. Li chiama “giganti addormentati” e quindi, svegliandosi, molti problemi delle nostre comunità missionarie si possono risolvere. Sono contento perché, anche attraverso il teatro si diffonde la cultura italiana e si aggregano le famiglie, dandoci maggiore modo di evangelizzare. La nostra chiesa non è bilanciata solo sulla preghiera o sull’eucarestia, ma si nutre di altrettanti momenti aggregativi. È salutare trovarsi insieme anche per farsi una sana risata, questa è pur sempre aggregazione. Tieni presente che a Pasqua, per la domenica delle Palme, è in progetto la Passione di Cristo, e quindi continuiamo a evangelizzare. Certo sarebbe bello portare fuori dalle nostre sacrestie questi preziosi e riflessivi momenti. Ben vengano dunque concreti aiuti. È importante evangelizzare anche all’esterno. “I Senza Nome” hanno saputo unire molte famiglie. Giacché siamo nel periodo natalizio colgo l’occasione, attraverso la vostra gradita presenza, di fare un augurio a tutti. Vi ricordo che “il Natale” per noi cristiani non è solo memoria del presepe, dove il nostro Dio si è incarnato, o fari regali ma farsi trovare anche con le “mani nel sacco” intenti a donare qualcosa ai più bisognosi, ai poveri, agli ultimi.
Il reportage televisivo redatto in collaborazione con la SDA FotoVideo Production è visibile al sito televideoitalia.net e corriereditalia.de