Tra i film presentati in concorso al prossimo Festival del cinema di Berlino (dal 7 al 17 febbraio) ce n’è uno per il quale faremo senz’altro il tifo nella speranza che vinca l’Orso d’oro o per lo meno un premio importante. È La paranza dei bambini, diretto dal regista Claudio Giovannesi, tratto dal romanzo omonimo di Roberto Saviano (Feltrinelli, 2016). La pellicola italiana – l’unica finora annunciata in cartellone nella sezione “Wettbewerb – non avrà vita facile, anche perché dovrà vedersela con registri di grande fama e prestigio quali Agnès Varda, François Ozon, Isabel Coixet.
Del film di Giovannesi si sa poco, se non che alla sceneggiatura ha collaborato direttamente lo stesso Saviano, che è stato girato a Napoli la scorsa estate con un cast di ragazzini tutti non professionisti, secondo la migliore tradizione del cinema neorealista. La vicenda del film, prodotto da Palomar con Vision Distribution, intreccia le biografie di sei adolescenti (Nicola, Tyson, Biscottino, Lollipop, O’Russ, Briatò) che si aggirano per le strade della Napoli odierna, specialmente quelle del Rione Sanità, con in testa un solo obiettivo: fare soldi per comprare bei vestiti firmati e motorini nuovi. Giocano con le armi e corrono in scooter con l’illusione di portare giustizia nel quartiere. Tra di loro sussiste un legame fortissimo di amicizia e fratellanza: non hanno paura della galera e nemmeno della morte, la guerra è come un gioco, la loro esistenza si consuma nell’istante senza la minima attenzione al futuro. Il regista Giovannesi è conosciuto per i suoi film di formazione sul multiculturalismo in Italia (Fratelli d’Italia e Alì ha gli occhi azzurri), per avere diretto alcuni episodi della fortunata serie TV Gomorra, e per il film Fiore, presentato nel 2016 al Festival di Cannes. Per girare La paranza dei bambini è rimasto un anno e mezzo a Napoli con intesta il progetto di comprendere al meglio quella particolare realtà sociale.
Altre due pellicole made in Italy sono annunciate nell’imminente edizione della Berlinale, l’ultima sotto la direzione artistica di Dieter Kosslick: si tratta di Dafne di Federico Bondi e di Selfie di Agostino Ferrente, entrambe presentate nella sezione “Panorama”. Dafne, prodotto da Vivo Film, con Carolina Raspanti, Antonio Piovanelli e Stefania Casini, narra la vicenda di una ragazza affetta dalla sindrome di Down che si trova, dopo la morte della madre, ad affrontare le conseguenze che tale evento produce sugli equilibri familiari e in particolare nel padre. Insieme condivideranno un viaggio verso il paese natale della madre, che diventerà una preziosa occasione per mettersi in gioco e scoprirsi reciprocamente. Il lungometraggio è nato da un’esperienza vissuta in prima persona dal regista Biondi
Selfie è un documentario in coproduzione tra Italia e Francia che sarà distribuito da Istituto Luce Cinecittà. Il regista Agostino Ferrente, conosciuto per “L’orchestra di piazza Vittorio” e “Le cose belle”, affronta il tema della violenza delle forze dell’ordine e dell’ombra inquietante ancora gettata dalla malavita organizzata sulla vita pubblica italiana, attraverso la storia di due adolescenti napoletani che riprendono sé stessi e il mondo che li circonda con i loro smartphone. La specificità di questa pellicola è data dal linguaggio utilizzato, in quanto è girato interamente in ‘video-selfie’ con i protagonisti si autoriprendono e si autoraccontano.