Francoforte capitale tedesca della democrazia
A Francoforte si preparano i festeggiamenti per il 175mo anniversario dello storico primo parlamento tedesco. Non siamo il prof. Barbero, ma per quanto ci risulta prima di allora non si era mai riunito un parlamento eletto dal popolo tedesco in sua rappresentanza. E non risulta neppure ai tedeschi, altrimenti non ci sarebbero tanti festeggiamenti. Su questo avvenimento epocale si fonda tutta la tradizione democratica tedesca. Zeitpunkt: 18 maggio 1848, Ort: Paulskirche. La chiesa di San Paolo era stata costruita in stile neoclassico pochi anni prima per la numerosa comunità protestante di Francoforte, dopo che in quel posto era stata demolita la medievale chiesa delle carmelitane scalze, e con la sua pianta ellittica con le balconate si rivelò il luogo ideale per la riunione degli oltre 800 parlamentari eletti fra i vari stati e staterelli in cui la grande Germania era allora suddivisa. Il loro compito era di elaborare, redigere ed approvare una costituzione dell’impero, cioè una Reichverfassung e discutere la possibilità di formare uno stato nazionale tedesco con tanto di bandiera a strisce come quella attuale. Si capisce che l’impresa non era vista di buon occhio dai vari principi, duchi e arciduchi, baroni e Junker vari. Fra costoro era presente un giovane inviato prussiano che nel profondo del suo animo aristocratico disprezzava i principi democratici e il parlamentarismo, ed il suo nome era Otto von Bismarck. La sua preoccupazione principale era però di tenere lontano dall’assemblea i pericolosi influssi dell’Austria-Ungheria. Il parlamento di Francoforte riuscì comunque a scavalcare tutte le opposizioni reazionarie tenendo riunioni regolari nel corso di un anno. Questo fu possibile solo nel quadro di quella generale rivoluzione europea del 1848 chiamata anche „primavera dei popoli“. Per dare un punto di riferimento, si consideri che le 5 giornate di Milano erano state combattute appena due mesi prima. Malgrado numerose difficoltà la prima impresa riuscì, ed il 28 marzo 1849 venne approvata la prima Reichverfassung che non entrò mai in atto, ma servì come base alla costituzione di Weimar ed anche a quella attuale. Neanche una settimana prima, Vittorio Emanuele II era salito al trono del Piemonte, ed era subito diventato famoso perché, al contrario di tutti gli altri sovrani europei, non aveva abolito la costituzione che era stata concessa dal suo predecessore, il famoso statuto albertino che continuò a restare in funzione fino all’avvento del fascismo. Per questo motivo i patrioti italiani di allora cominciarono ad esaltarlo con lo slogan VIVA VERDI! Che significava: Viva Vittorio Emanuele Re d’Italia.
E il re della Germania, chi avrebbe dovuto essere?
Ai primi di aprile una commissione di deputati presieduta da Heinrich von Gagern fu inviata da Francoforte a Berlino per offrire al re di Prussia Federico Guglielmo IV la corona di tutta la Germania unita. Ma il re rifiutò perché non voleva ricevere una tale investitura da un semplice parlamento e perché, accettando quella corona, avrebbe accettato anche la costituzione. Quindi si comportò al contrario del nostro Vittorio Emanuele II, ed anzi ordinò ai deputati eletti in Prussia di rimettere il loro mandato. Von Gagern tentò invano di fargli cambiare idea, ma il re non solo si ostinò, ma addirittura il mese successivo cominciò a combattere apertamente la Nationalversammlung. Così il primo parlamento tedesco fallì il suo compito, ed alla fine si dissolse. La Germania arriverà ugualmente all’unità nazionale più di 20 anni dopo, per una via completamente diversa deciso dall’alto e non dal basso. Questo rifiuto del potere che democraticamente viene dal basso è quello che anima ancora oggi i cosiddetti „cittadini del Reich“, i Reichsbürger.
Il titolo ufficiale della festa proclama „La nostra democrazia – La tua libertà“ e vuole cogliere l’occasione per concepire la democrazia come un processo in corso non come una condizione predisposta. I nostri diritti di cittadini sono la base dell’ordinamento democratico, e non sono affatto una cosa ovvia. Si tratta quindi di ravvivare lo spirito della democrazia trasmettendo il sentimento della responsabilità personale, poiché la democrazia non è un semplice affare di stato, ma una prassi vissuta da ogni cittadino sulla base della fiducia nella possibilità di poter cambiare il mondo con la propria attività, come scrisse la filosofa vittima del nazismo Hannah Arendt. Così un semplice edificio assurge a simbolo della tradizione democratica che è stata conquistata con dure lotte e non è piovuta dal cielo. La democrazia è un modo di vivere, una Lebensform.
La Paulskirche viene oggi considerata quale culla della democrazia tedesca. I bombardamenti della seconda guerra mondiale la ridussero alle mura perimetrali, ma già negli anni ‘50 se ne effettuò una ricostruzione dell’interno nello stile moderno di allora, che la trasformarono ad uno stanzone vuoto, rotondo e noioso, con l’assurdità architettonica della doppia fila di finestre che in origine erano state pensate così per dar luce alla galleria superiore. Così l’architettura esterna della chiesa non corrisponde più a quella interna, producendo uno sgradevole effetto di posticcio e di estraniamento in chi voglia visitare questo monumento alla democrazia. Alcuni politici si sono impegnati per una ricostruzione storica dell’interno, ma il consiglio comunale di Francoforte ha deciso purtroppo in senso contrario.
La festa della democrazia in Germania riceverà una particolare enfasi proprio come contrasto alla recente diffusione dei movimenti di estrema destra razzisti e neonazisti, uno dei caporioni dei quali, il principe Heinrich XIII von Reuß, è stato arrestato pochi mesi fa nel quartiere del Westend, a poco più di un chilometro di distanza dalla Pauluskirche. Sempre nel dicembre scorso, nel periferico quartiere di Riederwald, è stata sventata l’apertura di un locale dei sedicenti „cittadini del Reich“, o Reichsbürger, che secondo i loro piani dichiarati sarebbe dovuto diventare il „più sano luogo della Germania“. Sano certo non in senso medico, ma secondo il vecchio celebre adagio indimenticato „Am deutschen Wesen soll die Welt genesen“.
Il fulcro della festa è programmato per i 4 giorni connessi con la festa dell’Ascensione, dal 18 al 21 maggio prossimo. Giovedì 18 ci sarà l’inaugurazione ufficiale e solenne a porte chiuse dentro la Paulskirche a cui è prevista la partecipazione del capo dello Stato Tedesco Frank-Walter Steinmeier e varie altre autorità. Sulla contigua piazza del Municipio, il Römerberg, sarà montata una scena su cui si svolgeranno spettacoli teatrali e concerti vari ed altri palcoscenici saranno costruiti sulla riva nord del Meno. Ulteriori offerte culturali (Cori, teatro, Walking-Acts, Workshops, Conferenze e simposi e installazioni varie) saranno sparsi per la città. Altri luoghi d’incontri saranno il Weckmarkt, l’Hünermarkt e la Piazza del Duomo. In tutte le scuole dell’Assia si metterà in scena il pezzo teatrale intitolato „Unità, diritto e libertà“ ispirato alle parole dell’inno nazionale. L’orchestra sinfonica giovanile dell’Assia, la Landesjugendsinfonieorchester, terrà diversi concerti a Francoforte, a Wetzlar ed a Kassel, di cui il primo a invito e gli altri pubblici gratuiti, suonando un repertorio di pezzi dell’età romantica, non solo da compositori tedeschi come Beethoven e Schumann, ma anche cechi (Smetana), americani (Copland) ecc. Un particolare riguardo sarà dato alla cittadina di Kelkheim, nel Taunus, che ha l’orgoglio di aver dato i natali allo storico presidente della Nationalversammlung, Heinrich Wilhelm August Freiherr von Gagern.
Questi quattro giorni di festa grande saranno preceduti da una intera settimana di manifestazioni intitolata piuttosto infelicemente Demokratie im Kommen, cioè „Democrazia in arrivo“ proprio mentre sono annunciati i ritardi e sospensioni dei trasporti pubblici per colpa delle lotte sindacali e degli attivisti dell’ultima generazione. Per avere un quadro più completo di tutto il programma, si può andare sul sito Paulskirchenfest 2023 in internet.