Nella foto da sx: Marta Di Giulio, Elisa Cutullè, Stefano Francabandiera, Johnny Galeandro Foto di ©Elisa Cutullè

“Herkules – Il Musical” è un appuntamento imperdibile per gli appassionati del genere. Con un cast nuovo e dinamico, lo spettacolo cattura il pubblico grazie a una messa in scena coinvolgente e alle iconiche canzoni Disney

Benét Monteiro brilla nel ruolo di Herkules, un eroe forte e amabile, mentre Mae Ann Jorolan incanta come Megara con la sua voce espressiva. Detlef Leistenschneider regala momenti di grande comicità nel ruolo di Hades. Anche i personaggi secondari, tra cui molti italiani, offrono performance straordinarie, rendendo questo musical un’esperienza perfetta per una serata magica con famiglia e amici.

Noi abbiamo incontrato Stefano Francabandiera (Zeus), Marta Di Giulio (Hera) e Johnny Galeandro (Capoballetto).

Un film molto amato. Cosa aspetta lo spettatore quando verrà a vedere questo musical? Che differenza c’è rispetto al film?

Stefano: Beh, ci sono sicuramente tante differenze, sia a livello di storia che a livello di effetti spettacolari. Chiaramente una produzione teatrale, in confronto a un cartone animato, è abbastanza diversa e anche non molto semplice da portare in scena. Quello che si può riscontrare in comune tra il film e lo spettacolo è questa genuinità che ha Herkules, che vuole diventare un eroe. Come personaggio, come eroe, ha un cuore d’oro e fin dal primo momento non possiamo fare a meno che volergli bene. Questa è la caratteristica principale di Herkules che viene riscontrata. A livello di storia ci sono delle differenze, soprattutto per quanto riguarda le interazioni tra Hades e Herkules e alcuni dei personaggi secondari, come Panico e Dolore. Se non mi sbaglio, Pene e Panico, nella versione teatrale sono un po‘ più umani e un po‘ meno creature fantastiche. Anche la risoluzione del conflitto tra Herkules e Hades è completamente diversa, è stata una scelta diversa a livello di regia e copione, quindi questa è una differenza importante.

La coppia divina: Stefano e Marta, voi siete la divinità buona nel musical, o buona anche nella vita?

Marta: Sì, nel musical veramente, siamo i buoni.

Stefano: Sì, io direi che siamo personaggi positivi. Però sì, siamo totalmente schierati dalla parte di nostro figlio Ercole, che purtroppo è relegato sulla terra per colpa del mio fratello, di mio fratello Hades, malandrino.

Com’è il tuo ruolo? Stefano di Zeus padre, come si è trovato in questo ruolo paterno?

Stefano: Beh, si è stato… non essendo io padre nella vita reale è stata una sfida anche mettersi da quel punto di vista, non solo un Dio che regna l’Olimpo, ma anche come genitore. Ho cercato di dargli, come penso anche Marta, un tocco più umano da quel punto di vista. Il copione aiuta, anche perché ci sono degli scambi tra noi due molto terrestri, molto da coppia sposata e anche divertenti, e quindi sì, ho cercato di dargli quel tocco umano nonostante il ruolo sia divino o ultraterreno?

Marta: Io sono una mamma forte, che sa quello che vuole. Una mamma sì, una mamma. Forse sono più dolce in questo musical di come lo sarei, magari da madre vera. Però devo dire che anche se non sono madre, io nel momento in cui ho avuto proprio il bambolotto, perché c’è un bambolotto ovviamente, che rappresenta Ercole da bambino, da bebè, mi è venuta subito, ho detto oddio però bello, carino e sto bene, cioè mi è venuta subito quella cosa naturale di protezione di… vabbè, poi io ho un gatto che permette un figlio, quindi lo so che sembra stupido però… comincio ad avere quella sensazione di prendermi cura di un di un cucciolo, anche no, un cucciolo umano. E sinceramente mi è piaciuto lavorare sul personaggio come mamma. Più che come Regina, diciamo anche perché io la mia, la mia storia, la mia carriera è stata sempre da ballerina. Magari la mia carriera è andata più anche da capo balletto con l’ultima produzione, ma non ho mai fatto un ruolo, diciamo così, grande, anche se non è principale, e quindi è stato bello avere la possibilità di giocare con le mie qualità da attrice, diciamo no, e scoprire un po‘, provare, spero di riuscirci, insomma. Non fa?

E tu Johnny, come è per te questo musical?

Johnny: Allora, innanzitutto devo dire che è un cast davvero molto bello a livello di selezione. Hanno scelto tante personalità con un’energia solare che si percepisce subito quando si assiste allo spettacolo. Questa gioia e positività rendono ogni rappresentazione quasi come una festa privata tra amici. C’è un’atmosfera speciale che fa trascorrere lo spettacolo molto velocemente. Sembra più una festa che un lavoro, con questa bella atmosfera e questa energia coinvolgente sul palco. A livello di posizioni, come Capoballetto Swing, copro tutte le posizioni maschili dello spettacolo, cosa che adoro. Mi piace perché mi dà sempre quella sensazione di sfida, di dovermi mettere alla prova. Lo spettacolo non è mai uguale a sé stesso, ogni sera è diverso, a meno che ovviamente non si assista alla stessa rappresentazione per un periodo di tempo prolungato. Ma noi abbiamo la possibilità di cambiare e questo lo rende ancora più interessante. Ogni piccolo personaggio ha le sue sfaccettature, le sue battute e i suoi momenti unici, ed è questo che rende il tutto così divertente, soprattutto per me nel ruolo di swing. E come Cover, sia io che Stefano abbiamo la possibilità di coprire il personaggio di Filo. È un ruolo molto divertente, perché ha diverse sfaccettature: all’inizio sei un tutor per Herkules, poi diventi un amico e infine quasi una figura paterna. Questo continuo cambiamento all’interno dello spettacolo lo rende davvero molto interessante.

Prima assoluta per un musical: come l’avete vissuto?

Stefano: È stato molto eccitante il processo di creazione.

Marta: Bello.

Stefano: Estenuante, stancante. Sotto certi aspetti lungo, sotto altri molto veloce. Però è stato davvero bellissimo vedere come ogni cosa prendeva vita, prima in sala prove e poi sul palco. Ed è stato così fino alla fine, perché c’erano cambiamenti in corso fino all’ultimo momento. E ovviamente queste cose erano… stressanti dal punto di vista pratico, perché? Eravamo nel periodo delle anteprime e dovevamo cambiare le battute, e quindi per chi non ha il tedesco come madrelingua poteva essere un po‘ stressante. Però c’era sempre quell’eccitazione di fondo che ti teneva su; quindi, per me è stata un’esperienza molto positiva e divertente.

Marta: Anche perché, essendo uno spettacolo che ancora non esiste e che viene creato nel processo creativo stesso, cioè anche nella costruzione delle coreografie e dei personaggi, alla fine sei la prima Hera o il primo Zeus e quindi lo spettacolo viene costruito su di te. Quindi… Il personaggio di Hera rappresenta un po‘ quello che sono io, ho trasmesso il mio input e il mio modo di vedere il personaggio; quindi, è anche bello poter dire o pensare: Era stato creato su di me o Zeus? È stato creato su di me e quindi da adesso in poi no, sarà… Noi faremo la prima versione, la prima assoluta, degli dèi dell’Olimpo di Zeus. C’era quindi anche l’idea di essere parte di questo processo e di essere i primi, ed è stato davvero bello.

Stefano: Sì, sì, sicuramente… Questa cosa si estende anche all’ensemble, sicuramente, perché in ogni piccolo momento, in ogni piccolo spazio… Si può notare il carattere, il carattere di ogni singolo performer. Come diceva Johnny, sono tutte persone solari e vengono fuori nei piccoli momenti, anche nella singola battuta o anche nel silenzio. Ma… Una cosa che coglie l’occhio durante una scena e penso sia stato bello per tutti da questo punto di vista essere liberi.

Come avete contribuito al processo di creazione?

Marta: C’è stato proprio chiesto, cioè, fate quello che vi viene, se è troppo diciamo noi, non va bene, però offrite… Idee o no, cosa pensate in questo momento, volete fare o potete fare?

Johnny: Per me, essendo dall’altro lato, in questo caso io ho vissuto il periodo di prove appunto da… Dalla parte, diciamo quasi dello spettatore. Ero a guardare ogni giorno i ragazzi lavorare, prendere nota di tutti i vari cambiamenti, perché chiaramente una volta che il team creativo se ne va, poi lo spettacolo rimane, rimane a noi. E come diceva Stefano, appunto, è stato un processo molto… Di continuo cambiamento, cioè ogni giorno era un cambiamento diverso, ogni giorno c’era qualcosa di nuovo; quindi, tenere traccia di tutti i cambiamenti e ogni giorno era va bene, OK, scrivi questo, questo giorno dopo prendi il pezzo se lo strappi e lo butti via. Però come ho detto, come hanno detto i ragazzi, già è bello l’idea di lasciare un marchio. Questa è una cosa che non capita spesso, no? Generalmente con uno spettacolo viene è già stato testato, è già stato provato in sala prove, in studio, poi su spettacoli in teatri, off Broadway, poi on Broadway e poi forse 3 4 anni dopo, viene da noi. In Germania in questo caso invece è stato il contrario. Noi siamo stati, diciamo la prova qui abbiamo provato che cosa vuol dire creare Herkules e come hanno detto i ragazzi, ognuno di loro ha lasciato un marchio nello spettacolo e questa è una cosa veramente affascinante perché la prossima volta che lo spettacolo sarà, verrà portato da qualche parte… Quel marchio diciamo rimarrà impresso.

Cosa vi ha portato a dire voglio far parte del cast di Herkules?

Johnny: Beh, sicuramente il prestigio di poter fare una première mondiale è un grande fattore. Io in questo teatro ho iniziato a lavorare in Germania, è stato il mio primo teatro dove ho lavorato con Aladdin. Quando abbiamo aperto Aladdin 9 anni fa, nel 2015. E quindi è stato un po‘ come tornare a casa, poi all’audizione mi sono ritrovato con tanti amici. È stato il prestigio di una première con il fatto di avere un bel gruppo in un teatro bello, in una città che comunque io amo. Amburgo per me è casa qui in Germania. Mi hanno portato a dire: ma sì, proviamo.

Stefano: Noi sottoscriviamo l’idea del prestigio della première mondiale. Penso questo valga un po‘ per tutti. Per me è la prima volta qui a noi e la prima volta ad Amburgo. Perché sì, ho lavorato ad Aladdin, ma era a Stoccarda.

Marta: Si. Stefano non è così tanto vecchio nella scena tedesca come noi, però in poco tempo si è rientrato, si è addentrato, devo dire si. Eravamo felici di aver passato audizione entrambi. Coppia nella vita reale e in scena.