Appuntamento con Marco Guzzi
Oggi vorrei parlare con te di un libro molto bello, uscito recentemente con la collana Crocevia, che tu stesso hai fondato. Il libro si chiama “Imparare a nascere”. L’autore è Francesco Marabotti, un giovane scrittore che si è formato all’interno dei gruppi Darsi Pace. Leggendolo si avverte fin da subito la sensazione che si parli direttamente alla nostra persona, al mistero del nostro essere, lì dove risiede il nucleo più intimo e profondo della vita. È un invito a realizzare ciò per cui siamo davvero chiamati, nella libertà e nella gioia. Qualcosa che non è affatto scontato, anzi per l’appunto da imparare da capo, attraverso un processo di guarigione che parta proprio dalla cura della nostra ferita. Ma la guarigione è anche un processo irradiante e in questo senso collettivo. Solo riconnettendoci alle nostre profondità sorgive possiamo avviare un processo di rigenerazione del mondo. Questi due poli nel libro sono sempre intimamente connessi. Puoi raccontarci qualcosa di più?
Innanzitutto esprimo una grande gioia e grande soddisfazione per l’uscita di questo libro, perché è il primo frutto dentro la collana Crocevia che in un certo senso proviene dallo stesso albero, ed è come un passaggio di testimone generazionale. Il movimento Darsi Pace in questi anni sta esprimendo una nuova generazione di ventenni, che tra l’altro si sono organizzati nel movimento “L’indispensabile”. Questo è motivo per me di grande fiducia e speranza per il futuro. Ora il libro di Francesco, come dicevi, è molto originale nell’ambito della letteratura saggistica contemporanea, perché mette insieme una serie di cose che normalmente sono separate. Nel suo libro si parla della nostra corporeità, della nostra emotività, della nostra fragilità, ma si parla anche dei problemi della globalizzazione, dell’economia neoliberista, delle strutture ormai direi mortifere di una società ridotta al collasso e a un immiserimento linguistico e culturale. Quindi tutto il libro risuona del motto del movimento Darsi Pace: “liberazione interiore – trasformazione del mondo”. Questi due livelli, cioè la consapevolezza che siamo malati e che dobbiamo curarci individualmente e al contempo curare un pianeta ormai devastato, non sono più inscindibili. Potremmo dire che la cura è una. Anche l’OMS definisce la salute qualcosa che non attiene soltanto al piano strettamente biologico della persona, ma attiene al suo mondo, al suo ambiente, alle sue relazioni, al mondo simbolico e culturale dentro il quale ognuno di noi vive. Dobbiamo prenderci cura complessivamente di tutti questi livelli. Questo vuol dire imparare a nascere. Questa cura globale mette in discussione una modalità di essere umani sulla terra, favorendone un’altra, che può nascere solo attraverso una lunga terapia della persona e delle istituzioni antropologiche e anche politiche che organizzano la vita sul pianeta. Quindi un testo da questo punto di vista molto originale e molto necessario.
Questa rinascita è innestata sull’apertura alla fede, intesa citando lo stesso autore, “come progetto creativo”. La spiritualità cristiana in questo senso è motore propulsivo di un grande processo di rinnovamento dell’individuo. Oggi le nuove generazioni sono libere rispetto al passato di rapportarsi al mistero del Cristo in maniera direi inedita, riscoprendone davvero il messaggio.
Direi che intanto stiamo uscendo, seppur a fatica, da una fase storica che tendenzialmente, tranne alcune eccezioni – come i Santi per intenderci – non ha visto i cristiani come agenti messianici di una trasformazione storica. Purtroppo negli ultimi secoli, la fede cattolica al livello antropologico culturale ha spesso preso le parti della restaurazione, di correnti politiche, culturali e sociali non progressive. Ha contrastato la nascita della scienza moderna, ha contrastato fortemente i movimenti liberali fino al risorgimento italiano. È solo dal Concilio Vaticano II che la chiesa cattolica in un certo senso cerca di recuperare la propria natura messianica. Il Cristo infatti è prima di tutto una contestazione radicale di tutte le logiche di questo mondo. Questa è la natura intrinseca del cristianesimo, un dinamismo di trasformazione radicale del mondo verso la sua redenzione definitiva, che è il Regno. Ora questa cosa riprende dignità e consapevolezza nella chiesa a partire dagli anni ’60, lentamente ma in modo sempre più forte, sempre più radicale. Per cui abbiamo avuto l’atto di pentimento e di confessione da parte di Giovanni Paolo II nel Giubileo del 2000, come simbolo di purificazione di tutte le forme regressive e violente che la chiesa aveva assunto nei secoli scorsi. Poi abbiamo avuto il gesto rivoluzionario delle dimissioni di Benedetto XVI e abbiamo attualmente un Magistero, come quello di Francesco, che non si vergogna di parlare esplicitamente di una funzione rivoluzionaria del cristianesimo nella storia. Tutto questo è a mio parere ancora in embrione. Dobbiamo ancora sviluppare al livello di fede un’esperienza che più radicalmente ci metta nel processo iniziatico, nel mistero della nostra rinascita nello Spirito. È da qui, da un rinnovamento spirituale autentico della persona che scaturisce tutto il fuoco messianico-rivoluzionario, che è lo Spirito di Cristo. Questo è a mio parere il momento propizio per riscatenare nella storia, sia a livello mistico, sia al livello storico, la novità messianica di una umanità liberata da ogni oppressione interna, politica o religiosa che sia.
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