Post Scriptum: le due immagini che accompagnano l’articolo riguardano due trascrizioni dei documenti originali, rispettivamente del 1680 per la Magna Carta, e del 1786 per le Costituzioni melfitane. Da notare che la trascrizione della Magna Carta riporta il nome di Re Enrico III, fratello di Isabella imperatrice consorte di Federico. Entrambi i documenti includono commenti e osservazioni, il che ne dimostra l’uso nelle diverse epoche.

Magna Carta e Costituzioni melfitane

L’Enciclopedia Treccani definisce la storiografia come “scienza e pratica dello scrivere opere relative a eventi storici del passato, in quanto si possano riconoscere in essa un’indagine critica e dei principi metodologici”. La ricerca della verità è l’esigenza primaria della storiografia, tuttavia può succedere che essa talvolta si renda colpevole del reato di omissione. Raccontare la storia significa descrivere i fatti a partire dalle fonti. Se mancano le fonti nessuna narrazione è possibile. Se mancano vestigia, ruderi e rovine, non è detto che nulla sia successo. Non è detto che i fatti compiuti dagli uomini non siano accaduti, che la storia non abbia avuto il suo corso.

In questo articolo vogliamo parlare di un pezzo di storia del nostro sud, e di una città, Foggia, che è stata dimenticata, letteralmente obliata. Gli storici non ce ne vogliano se affermiamo che la storiografia è stata ingenerosa con Foggia, nonostante la città non lo sia stata con la storia. Con Federico II Foggia è stata teatro e culla della grande storia universale dell’umanità. A Foggia lo Stupor Mundi aveva un Palazzo imperiale, ricco di statue giardini e fontane, purtroppo scomparso a causa di spoliazioni e terremoti. Il palazzo non era fortificato, aspetto questo che ha certamente contribuito alla sua scomparsa. D’altronde la sua difesa era garantita da una cerchia di 23 Castra che costellavano l’intero territorio di Capitanata. Federico ebbe rapporti con tutti i potenti del tempo, in particolare con i rappresentanti della dinastia inglese dei Plantageneti, il che ci permette di fare interessanti considerazioni su due pilastri della storia del diritto: la Magna Carta e le Costituzioni melfitane.

Il 24 giugno 2015 a Berlino, in occasione del suo ultimo viaggio in Germania, la Regina Elisabetta tenne un discorso memorabile. Elisabetta disse che spetta a un Capo di Stato guidare una nazione nelle celebrazioni degli anniversari e parlò della Magna Carta: “Come per molti eventi della storia remota, i fatti precisi del 1215 sono controversi. Ma le conseguenze dell’accordo tra Re Giovanni e i suoi baroni non lo sono. Per la prima volta abbiamo stabilito in Inghilterra che nessun uomo dovrebbe essere al di sopra della legge e che gli individui così come i governanti hanno diritti. Iniziò così il lungo, lento e interrotto processo di evoluzione del nostro Paese verso la democrazia”.

La Magna Carta è considerata una pietra miliare dello stato di diritto, è infatti tra i primi documenti che riconoscono i diritti delle persone in quanto esseri umani. Nel 1948, 733 anni dopo la sua stesura, la Dichiarazione universale dei diritti umani delle neonate Nazioni Unite è stata scritta ispirandosi al testo della Magna Carta. Ci sono voluti sette secoli e un’infinità di conflitti, tra cui due guerre mondiali. La costituzione americana ne è stata influenzata e naturalmente anche quella inglese (anche se gli inglesi non hanno una costituzione nel vero senso del termine). Ma che cosa portò Re Giovanni d’Inghilterra all’accordo con i suoi baroni e alla firma della Magna Carta? E’ qui che spunta Federico II. Vediamo.

Post Scriptum: le due immagini che accompagnano l’articolo riguardano due trascrizioni dei documenti originali, rispettivamente del 1680 per la Magna Carta, e del 1786 per le Costituzioni melfitane. Da notare che la trascrizione della Magna Carta riporta il nome di Re Enrico III, fratello di Isabella imperatrice consorte di Federico. Entrambi i documenti includono commenti e osservazioni, il che ne dimostra l’uso nelle diverse epoche.

Nel 1215 Federico era in Germania. C’era giunto tre anni prima, con la benedizione di Papa Innocenzo III, per raccogliere consensi tra i principi elettori tedeschi nella prospettiva di diventare Re di Germania e sacro romano imperatore al posto di Ottone IV di Braunschweig, di dinastia guelfa nonché nipote di Giovanni Senzaterra. Nell’ottobre del 1209 Innocenzo III, a seguito della promessa di Ottone che non avrebbe unito il regno con l’impero schiacciando in tal modo il Patrimonium Sancti Petri (ovvero lo Stato della Chiesa) lo aveva incoronato sacro romano imperatore. Ma subito dopo l’incoronazione Ottone marciò verso il Regno di Sicilia. Irritato dal voltafaccia, Innocenzo lo scomunicò (novembre 1210).

La battaglia di Bouvines

L’epilogo di questa situazione avvenne il 27 luglio 1214 con la battaglia di Bouvines, nel nord della Francia, considerata la prima grande battaglia internazionale europea. Da una parte c’erano la Germania (Ottone IV) e l’Inghilterra (Giovanni Senzaterra), dall’altra la Francia (Filippo II Augusto). L’aquila imperiale strappata ai nemici fu inviata da Filippo II Augusto a Federico II, che non aveva preso parte alla battaglia.

Per finanziare le sue guerre Giovanni Senzaterra imponeva tasse esorbitanti ai suoi baroni. Quando, dopo la disfatta di Bouvines continuò a farlo, i baroni si ribellarono e lo costrinsero con la forza a siglare la Magna Carta. L’accordo ebbe luogo il 15 giugno 1215, a Runnymede, località sul Tamigi a circa 20 km da Londra. Quanto a Federico, poche settimane dopo, il 25 luglio 1215, veniva incoronato Re di Germania ad Aquisgrana, incoronazione che gli avrebbe aperto la strada a quella, ben più importante, a sacro romano imperatore (Roma, 22 novembre 1220).

Divenuto imperatore, Federico non tardò a manifestare le sue intenzioni come legislatore anche nel Regno di Sicilia. Lo fece prima con le Assise di Capua, nel dicembre del 1220, poi con quelle di Messina, nel settembre del 1221. Subito dopo stabilì la sua residenza a Foggia, che volle Regalis Sedes Imperialis. Dieci anni dopo, nell’estate del 1231, promulgò a Melfi le sue Constitutiones, passate alla storia come le Costituzioni melfitane, la cui gestazione durò almeno un anno e certamente ebbe luogo a Foggia sotto la supervisione di Pier della Vigna. E fu a Foggia che nel cosiddetto “Parlamentino” dell’8 aprile 1240, le costituzioni furono riviste e ampliate con le cosiddette Novellae.

Questo lungo excursus è stato necessario per capire le premesse che hanno portato da una parte, in Inghilterra a pochi chilometri da Londra, alla Magna Carta, dall’altra, nel Regno di Sicilia a pochi chilometri da Foggia, alle Costituzioni melfitane. Fare un confronto tra i due documenti è possibile solo partendo dagli antefatti che ne hanno prodotto la nascita cogliendone analogie e differenze. Il confronto non può non riguardare gli stessi protagonisti, in primis il Re d’Inghilterra Giovanni Senzaterra e l’Imperatore Federico II di Svevia. La Magna Carta nacque dalla debolezza di Re Giovanni dopo la battaglia di Bouvines orchestrata da Innocenzo III per spodestare Ottone IV e sostituirlo con Federico II. Al contrario, le Costituzioni videro la luce in un momento di grandi successi politici e diplomatici di Federico.

Furono concepite dopo la pace di San Germano tra Gregorio IX e Federico (23 luglio 1230). Un anno prima lo Svevo era rientrato dalla crociata conclusa pacificamente con il sultano d’Egitto al-Kamil. Una crociata che tuttavia aveva creato scandalo innescando l’invasione del Regno di Sicilia da parte delle truppe pontificie durante l’assenza dell’imperatore. Nonostante la pace di San Germano, la promulgazione delle Costituzioni riaccese il conflitto tra i due poteri universali, quello spirituale del papa e quello temporale dell’imperatore. Il conflitto ebbe alti e bassi, tra litigi e rappacificazioni. Un’importante rappacificazione ebbe luogo in occasione delle trattative tra Federico ed Enrico III, figlio di Giovanni Senzaterra divenuto alla sua morte re di Inghilterra, per il matrimonio con la sorella Isabella (e dunque figlia anche lei di Giovanni Senzaterra). Federico e Isabella si sposarono nel 1235 a Worms, in Germania. L’imperatrice trascorse l’ultimo anno di vita a Foggia, dove morì il 1° dicembre del 1241.

Naturalmente il confronto tra la Magna Carta e le Costituzioni melfitane richiederebbe tempo e spazio per un’analisi approfondita che mal si concilia con un articolo di giornale. Quello che possiamo dire è che le Costituzioni contenevano elementi di grande attualità, come il contrasto alla corruzione di giudici e amministratori, la difesa delle donne dalle aggressioni, la salvaguardia dell’acqua dei fiumi contro l’inquinamento dovuto alla concia delle pelli. Per circa sei secoli rappresentarono, nel meridione d’Italia, il riferimento giuridico principale, anticipando la concezione di Stato moderno basato sulla centralità del Sovrano, garante di “pace e giustizia”. Uno Stato certamente ancora lontano dalla democrazia. Ma in quegli anni anche l’Inghilterra lo era.