Alessandro Bellardita, giudice presso l’Amtsgericht di Karlsruhe e docente universitario, è l’autore della biografia in lingua tedesca di Fabrizio de André. “… mi chiedevano dove poter leggere qualcosa su Faber e, purtroppo, constatai che in lingua tedesca non c’era proprio nulla, nessuna biografia, né tantomeno un testo che spiegasse alcune canzoni”
Fabrizio De André è stato uno dei più influenti e conosciuti autori di canzoni in Italia. Anche 21 anni dopo la sua morte egli è ancora indiscutibilmente una icona del movimento pacifista. Dal punto di vista politico egli si contava fra gli anarchici, pur rifiutando ogni radicalità di questo movimento. Simpatizzava con la sinistra, ma andava a distanza da ogni forma di dogmatismo marxista. Però nulla gli ripugnava maggiormente della violenza e della guerra come pretesi mezzi di pace. Con altre parole: era un fanatico pacifista – forse l’unica dottrina che continuò a sostenere inesorabilmente fino al termine della sua vita. Questo libro deve essere un’introduzione nel poliedrico mondo delle idee e nella vita del cantautore di Genova.
“Fabrizio de André – die Essenz der Freiheit” è la tua prima pubblicazione su scala nazionale. Perchè proprio una biografia?
L’anno scorso, in occasione dei vent’anni dopo la sua morte, ho organizzato insieme ad alcune associazioni italo-tedesche alcune serate musicali su de André in molte città, tra le quali Karlsruhe, Heidelberg e Darmstadt. Siccome durante la presentazione raccontavo vari aneddoti riguardanti il cantautore genovese, molti ospiti, a fine serata, mi chiedevano dove poter leggere qualcosa su Faber e, purtroppo, constatai che in lingua tedesca non c’era proprio nulla, nessuna biografia, né tantomeno un testo che spiegasse alcune canzoni. Da questa esigenza nacque l’idea del libro: volevo riempire questo vuoto, colmare questa inspiegabile lacuna, volevo fare in modo che anche i tedeschi potessero inoltrarsi nell’infinito mondo di Fabrizio de André.
Raccontare la vita degli altri comporta il pericolo di un’eccessiva ammirazione. È stato difficile attenersi ai fatti?
Ho scritto questo libro non solo attenendomi ai fatti nudi e crudi, ma soprattutto evitando di cadere nella trappola di fare dell’inutile apologia. Faber era innanzitutto un uomo: un uomo consapevole di avere pochi pregi e mille difetti. Lui stesso affermava di non possedere nessuna verità e di voler vivere con mille rimorsi ma senza nessun rimpianto. Di conseguenza ho raccontato di lui anche i lati oscuri, come ad esempio la sua battaglia mai vinta contro l’alcolismo, il rapporto travagliato con suo padre oppure la fine dell’amore per la sua prima moglie Puny.
Perché proprio la vita di de André?
De André amava Mario de Andrade, un poeta brasiliano che tra l’altro cita in “Domenica delle salme”. De Andrade sosteneva che ognuno di noi ha due vite e che la seconda inizia quando realizzi di averne una sola. Ecco, ascoltare de André mi ha fatto capire di avere una sola vita, di volerla vivere come un mio progetto e non come magari gli altri l’hanno disegnata o immaginata per te. Il dramma più grande per un individuo è quello di scoprire, prima o dopo, di aver vissuto la vita degli altri e di non poter più realizzare i propri desideri. Fabrizio de André è stato un maestro in questo: figlio dell’esistenzialismo francese, anarchico fin dai primi anni della sua giovinezza, de André considerava la sua vita un vero e proprio progetto e ha realizzato con coerenza le idee che aveva.
Cosa rappresenta per te, che fai il giudice, Fabrizio de André che ha simpatizzato con l’anarchia e il marxismo?
Fabrizio de André mi ha fatto riflettere molto sul concetto di libertà: ecco perché il sottotitolo del libro è proprio “l’essenza della libertà”. Per de André la libertà non è solo un diritto da contrapporre allo Stato, ma è, bensì, uno status, per l’appunto l’essenza dell’uomo che ne implica l’esistenza. Il suo concetto di libertà va, dunque, oltre al rapporto Stato-cittadino: la libertà per Faber è la possibilità di ognuno di noi di trasformare la vita in un progetto personale. Una vita senza libertà, dunque, per de André non è vita, ma al massimo pura esistenza. L’anarchico vede nel potere la limitazione della libertà individuale dell’uomo. Il giudice, in quanto esercita il potere, agisce per un anarchico sempre come qualcuno che limita la libertà dell’individuo, ad esempio infliggendo una pena ad un imputato. Ma è possibile definire la libertà senza parlare del potere e viceversa? Secondo me no, e anche de André non aveva una soluzione per venir fuori da questo paradosso. Ecco perché, in realtà, definire la libertà è impossibile se non la contrapponiamo al potere stesso che la limita. Grazie ai testi di de André – come ad esempio “La ballata del Miché” oppure “Bocca di Rosa” – ho capito che, in fondo, lo Stato deve essere al servizio del cittadino, deve riconoscere e garantire la libertà e la dignità dell’uomo – e non viceversa.
Credi che i giovani di oggi conoscano de André?
In Italia i testi di de André stanno vivendo, fortunatamente, una specie di rinascita. Sono tantissime le coverband che ripropongono il suo repertorio. Alcuni suoi brani fanno ormai parte delle antologie di italiano nelle scuole, fatto che a de André piaceva poco, visto che a forza di essere letto nelle scuole rischi di annoiare i giovani. Ma i testi di de André restano tutt’oggi innovativi, la vera forza dei suoi brani sta nella scelta millimetrica delle parole giuste al posto giusto, rispettando la metrica della canzone. E dunque non mi sorprende se molti giovani cantautori, anche nel mondo del trap e pop italiano, dicono di amare i testi di de André.
Dove può essere acquistato il libro?
Il libro “Fabrizio de André – die Essenz der Freiheit” è acquistabile sui bookstore online, anche su Amazon, buecher.de oppure hugendubel.de.
Hai già pensato al prossimo libro ed è la volta buona per affrontare il tuo primo romanzo?
È il mio sogno nel cassetto e credo di realizzarlo presto!
Gentili lettori, potete contattare l’autore Alessandro Bellardita al seguente indirizzo e-mail: a.bellardita@gmx.de