FRANCOFORTE – “Se no jera par l’acqua del Piave e par el Raboso dee Grave…” Una proposta davvero originale
A colloquio con il prof. Lorenzo Morao, autore e regista della riuscitissima Commedia che andrà in scena il prossimo 30 marzo, ore 18.30, nella sala-teatro Sant’Antonio, in Bettinastrasse 26, Frankfurt, su organizzazione di Mary Condotta, con la collaborazione delle Associazioni Piazza Francoforte e.V. e Le Italo-Amiche e.V., della Missione Cattolica ed il patrocinio del Consolato Generale Italiano e della Regione Veneto.
Sappiamo che lei e la sua Compagnia del Piccolo Borgo Antico, sulla scena da più di 15 anni, vi siete ritagliati un vostro spazio ben definito nel mondo del teatro. Quali sono i cardini della vostra proposta?
Prima di tutto l’esigenza di attingere a quel patrimonio di esperienze reali, autentiche, vissute, che la gente comune e le piccole comunità non solo custodiscono nella loro memoria, ma sentono ancora parte del proprio modo di essere e di vivere; poi l’uso della lingua d’espressione propria di quel mondo, conservandone il più possibile la freschezza ed il colore; ed infine la spontaneità degli interpreti, scelti non per il loro bagaglio di tecnica teatrale ma perché in grado di condividere quel modo di sentire e di esprimersi.
Quali motivazioni vi hanno sostenuto nel vostro impegno?
La partecipazione del pubblico, sempre numeroso, a cui riusciamo a trasmettere i sentimenti e gli stati d’animo che noi stessi proviamo in scena. Ce lo confermano tutti coloro che a fine spettacolo od il giorno dopo via mail, divertiti e commossi, ci tengono a congratularsi con noi, a ripeterci espressioni memorizzate, a farci capire che avevamo suscitato in loro un mondo di sensazioni, ricordi, valori. E poi la scoperta continua che il teatro è davvero una medicina dell’anima e dello spirito, la casa di tutti i sentimenti.
Sarà su questa linea anche la commedia che rappresenterete qui da noi il prossimo 30 marzo?
Sicuramente. Non sarà una commedia di guerra, anche se i riferimenti storici, frutto di un’accurata ricerca, sono puntuali: le giornate della battaglia del Montello (15-23 giugno 1918) vissute dalla Villa Corner di Cavasagra (Treviso), sede del Comando dell’VIII Armata, e soprattutto la figura del Gen. Pennella, che siamo riusciti a restituire nella sua dimensione più propria di uomo e di militare. Sarà invece un inno alla povera gente, trascinata in guerra suo malgrado, ma capace di passare attraverso ogni sorta di privazioni e di sofferenze, mantenendo sempre alte le ragioni della vita.
E forse è proprio in questo diverso punto di osservazione che consiste la novità della vostra proposta.
Senz’altro, un punto di vista che ci consente di non insistere più che tanto sui momenti di angoscia e di sofferenza e di ricercare quei momenti di vita quotidiana, come i rapporti della popolazione con gli Scozzesi e con gli Arditi, la ricerca di occasioni di divertimento, gli spettacoli delle ballerine, che ci aiutano a capire meglio la complessità di quell’esperienza di vita ed a restare nei ritmi e nei toni di una commedia e non di una tragedia.
Lo si avverte fin dal titolo: “Se no jera par l’acqua del Piave e par el Raboso dee Grave…”, che ci fa capire come al buon esito della guerra abbia collaborato oltre al Piave anche il vino “Raboso”.
Il titolo accenna all’avanzata austriaca dopo Caporetto, rallentata dal ripetuto indugiare delle truppe attaccanti presso le cantine ricolme di vino nuovo e le dispense piene di salumi e formaggi. Un fatto trascurato dagli storici di professione, nonostante sia ampiamente documentato (anche nella nostra pubblicazione “Tenpo de guera” presentata lo scorso novembre proprio qui a Francoforte), ma, però giusto per la nostra commedia. E per l’occasione potremo festeggiare la serata proprio con il vino Raboso, che la cantina “Terre Grosse” di Zenson di Piave proporrà alla degustazione a fine spettacolo.
Come vi augurate possa essere accolto il vostro spettacolo da parte del pubblico di Francoforte?
Come già sperimentato in altre piazze non venete, non ci saranno particolari problemi di comprensione del dialetto, peraltro limitato ai personaggi che non potevano parlare altra lingua. Ci auguriamo di riuscire a coinvolgere gli spettatori con la forza e la semplicità dei nostri messaggi, prima di tutto con il nostro inno alla pace, come naturale aspirazione della gente comune. Vorremmo riportassero a casa sensazioni, emozioni, battute, situazioni divertenti che li aiutino a meglio sperare in un futuro non più angustiato da guerre.
L’ultimo grande autore di commedie in lingua veneta, Carlo Goldoni, non è stato penalizzato per aver usato la lingua locale dei protagonisti delle sue vicende. Anzi deve parte della sua fama proprio alle opere in lingua veneta!