Il corpo è una tema, mi sembra molto presente nelle tue opere e anche nel tuo progetto CANDIDA KANDINSKIJ.
Esatto. In ogni mio lavoro, sia musicale che di arti visive, il corpo per me è la chiave, è la parte dei miei lavori. Lo uso, lo modello, lo manipolo, lo trasformo. In CANDIDA KANDINSKIJ è un corpo deformato. Niente è al suo posto o dove dovrebbe essere e gli elementi corporei vengono modellati, plasmati, per creare qualcosa che è difficile da decifrare. Secondo me, un prodotto artistico vero è quello che non si riesce a decifrare subito, che ti lascia quella sensazione che ci sia ancora qualcosa da scoprire. Qualcosa che ti fa riflettere. CANDIDA KANDINSKIJ è un progetto che si osserva e/o si ascolta. Nato nel 2009, in maniera molto inaspettata da un fotoshooting che mi ha permesso di creare un concept. Già nel 2007 c’era il nome che mi veniva in mente in continuazione e, appunto lavorando più tardi al progetto, il nome ha trovato il suo senso. Per me un progetto artistico ha un valore quando rispecchia un malessere, una sofferenza.
Mi sembra di capire che si tratti, però, di una sofferenza vitale, giusto?
Assolutamente sì. Ci tengo a sottolinearlo, perché si tratta di un modo per esorcizzare, per espiare il malessere che si ha dentro, creando qualcosa di positivo, sia per sé che per gli altri. Un qualcosa che non ti annienti, bensì ti dia la carica per andare sul palco e sfogare tutto quello che si ha dentro e comunicarlo agli altri trasmettendo anche l’energia. In questo modo si riesce a creare un’energia con il pubblico.
E questa energia l’hai creata anche agli scorsi Berlin Music Awards.
Due anni fa ho pubblicato il mio primo album «Premature» che includeva anche dei progetti visivi. Ho mandato il video per il singolo «Doberman» e sono stato invitato ad esibirmi
Perché tu, nel frattempo vivi a Berlino…
Sì, da tre anni. Sono arrivato per studiare. E penso di continuare a stare in Germania. Berlino mi ha cambiato le orecchie. Quando sono arrivato a Berlino tutto mi sembrava vecchio a parte un certo tipo di techno. Adesso vorrei prendere le distanze da quello che ho scoperto e miscelare techno e Industrial rock, creando qualcosa di nuovo per me.