Nell’ambito della 15ma Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori d’Italia nel mondo, ospitata dalla Farnesina, è intervenuta la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni
In apertura della sessione i saluti del Segretario Generale della Farnesina Ettore Francesco Sequi. “A nome di tutti i colleghi desidero ringraziare il Presidente del Consiglio per la sua presenza oggi. È per noi un segnale che alla conferenza partecipino i più alti vertici istituzionali e così tanti ministri“.
L’intervento del Ministro degli Esteri Antonio Tajani si è soffermato sugli spunti emersi nel corso della conferenza: „La prima cosa che è emersa è la consapevolezza e l’orgoglio di essere italiani. In tutte le riflessioni che ci sono state, compresa quella che ha fatto quest’oggi Pupi Avati, che abbiamo invitato come ospite d’onore per parlare di cultura. In tutti gli interventi, la sintesi del dibattito è stata: basta autoflagellarci, basta sottovalutarci, perché fuori dai confini nazionali il giudizio nei nostri confronti è migliore di quello che tanti italiani danno di loro stessi. Questo credo che sia importante per lanciare un’offensiva politica“.
Ha poi preso la parola la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha ringraziato gli ambasciatori per lo strategico e silenzioso lavoro nel portare avanti ogni giorno gli interessi nazionali. „Voi siete bandiere dell’Italia nel senso di essere portatori di un’identità che è sempre stata alla base per qualsiasi possibile dialogo. Non si può parlare con gli altri se non si è consapevoli di ciò di cui si è portatori“.
La presidente del Consiglio, dopo aver rilevato il grande interesse del mondo verso l’Italia, ha sottolineato l’importanza della lingua italiana che rappresenta uno straordinario vettore diplomatico. „Veniamo travolti dall’uso di queste parole straniere, i francesismi, gli inglesismi, quando se ci pensate per ciascuna di queste parole che noi utilizziamo riprendendole da lingue straniere, nel corrispettivo italiano esisterebbero probabilmente quattro o cinque parole diverse, perché la nostra è una lingua molto più complessa e carica di sfumature. Utilizzare maggiormente la lingua italiana vuol dire non solo valorizzare e difendere un elemento fondamentale della nostra cultura, ma difendere la profondità della nostra cultura“.
La Premier ha poi focalizzato l’attenzione sui grandi cambiamenti internazionali che stiamo vivendo: “Non possiamo però pensare di poter vivere di rendita, perché intorno a noi tutto sta cambiando, tutto corre a velocità estrema. La competizione globale anche sul piano culturale è diventata accesa e noi dobbiamo saperlo ed essere pronti mettendoci nella condizione di essere all’altezza di quelle mutazioni, ad esempio con tutta la questione della mutazione tecnologica. Cose che sono state raccontate in un modo si sono rivelate in un altro. La globalizzazione per esempio: eravamo convinti che con il libero commercio avremmo ottenuto automaticamente una migliore distribuzione della ricchezza e che sistemi meno democratici del nostro piano si sarebbero avvicinati al nostro. È accaduto l’esatto contrario: la ricchezza si è concentrata verso l’alto. Regimi e sistemi autocratici si sono rafforzati, sono involuti rafforzandosi con quel libero commercio“.
La Presidente del Consiglio ha continuato il suo intervento sul ruolo dell’Italia e dell’Europa all’interno dello scacchiere mondiale. “Siamo di fronte alla necessità di difendere il sistema che abbiamo creato dalle macerie della seconda guerra mondiale. Non vi è crescita dove non vi sono anche sicurezza e libertà, e questo lo sappiamo molto bene. Dobbiamo rifiutare che l’attuale contesto si risolva nel semplice racconto dell’Occidente contro il resto del Mondo, e in questo la diplomazia è fondamentale. Ovviamente l’Occidente è il nostro campo da gioco. Accanto a quel campo di gioco serve il dialogo. Ovviamente il conflitto ucraino è lo spartiacque che scuote l’architettura delle relazioni. Noi dobbiamo rafforzare l’intesa con i nostri partner, i nostri alleati e rinnovare i rapporti con i paesi amici, specie nell’ambito del Mediterraneo, ma non solo. È necessario che l’Europa diventi un attore globale consapevole di qualcosa di cui non lo è sempre stata: ossia quando tu lasci vuoto uno spazio, qualcun altro l’occuperà. Lo abbiamo visto in Africa: quando l’Italia è indietreggiata, qualcun altro è avanzato”.
La Premier ha anche parlato delle „troppe dipendenze“ anche energetiche del nostro paese, rilevando come in passato siano stati compiuti degli errori, ma al contempo ricordando la recente vittoria sull’introduzione del tetto del gas in Europa. Per la Meloni questo momento difficile può anche aprire „Ad una grandissima occasione“ ossia far diventare l’Italia „lo snodo energetico dell’intera Europa“ con la sfida di „tornare a produrre energia a trecentosessanta gradi e diversificare le forme di energia e le fonti di approvvigionamento“. Nelle conclusioni la Premier ha voluto ricordare il diplomatico Luca Attanasio e mandare un saluto a Susanna Schlein, vittima di un attentato.
A conclusione dei lavori della conferenza è nuovamente intervenuto il Ministro degli Esteri Antonio Tajani parlando, fra l’altro, di una pluralità di diplomazie: „La diplomazia della cultura, la diplomazia dello sport, la diplomazia parlamentare, la diplomazia dell’intelligence, la diplomazia della difesa, la diplomazia della ricerca. Tutto messo a sistema“.
Ha poi parlato della necessità di motivare anche tutti coloro che lavorano in questo settore, pur non essendo diplomatici. „Tutta la macchina funziona se tutti si sentono fortemente motivati, perché sono parte di un disegno, di un progetto, di un percorso che deve portare il nostro paese a contare di più, non per volontà egemonica, ma perché abbiamo il dovere di farlo: abbiamo milioni di cittadini italiani che vogliono essere governati, ne abbiamo 6 milioni e mezzo fuori dei confini che hanno bisogno di risposte“.