Nulla di fatto al vertice dei leader europei, riuniti in videoconferenza per discutere del Recovery fund e del budget pluriennale europeo, misure necessarie per uscire dalla crisi.
Misure tenute però sotto scacco dalle resistenze di Ungheria e Polonia: questi due Paesi hanno ribadito il no al meccanismo di condizionalità sullo Stato di diritto che impedisce l’accesso ai soldi europei se non si rispettano le libertà civili e la separazione dei poteri.
Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, confida che la „magia“ dell’Unione europea di trovare soluzioni „nei momenti in cui sembra impossibile“ funzionerà di nuovo e sbloccherà il veto di Polonia e Ungheria.
„Questo pacchetto finanziario è essenziale per la nostra ripresa economica – dice Michel – dobbiamo attuarlo il prima possibile: sul meccanismo di condizionalità, la stragrande maggioranza concorda col compromesso sul tavolo, alcuni membri hanno invece indicato di non essere in grado di sostenere la maggioranza, continueremo le discussioni per trovare una soluzione accettabile per tutti“.
l dibattito sul blocco di Varsavia e Budapest è durato solo 17 minuti, nell’arco dei quali ha preso la parola anche la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, il cui Paese detiene la presidenza di turno dell’Unione.
„Per me la parola ‚minaccia‘ non è da utilizzare in questo contesto – afferma quest’ultima – abbiamo il dovere di trovare una via da perseguire, l’importanza è evidente e chiaramente visibile, ci proveremo.
Non è un problema facile da risolvere, ma è molto serio, non posso fare ipotesi al riguardo, posso solo dire che lavoreremo in modo duro e serio“.
Viktor Orban e Mateusz Morawiecki hanno ribadito il veto contro la clausola che subordina l’erogazione dei fondi al rispetto dello Stato di diritto: il breve giro di tavolo è stato concluso subito dopo dall’intervento delPpremier sloveno Janez Jansa, che non ha dato seguito al vet,o anche se aveva espresso la sua posizione critica sulla condizionalità legata allo Stato di diritto.