Jared Diamond, uno scienziato che parla 12 lingue, autore rinomato in campi quali fisiologia, biofisica delle membrane, ecologia, biologia evolutiva, antropologia e storia, è stato recentemente intervistato da Arturo Celletti, per l’Avvenire del 13 aprile. Jared Diamond ha vinto innumerevoli premi grazie ai suoi studi transdisciplinari, incluso il Pulitzer per la saggistica nel 1998 con “Armi, acciaio e malattie”. Vive a Los Angeles, ma gira il mondo. E ama l’Italia dove insegna geografia politica all’università Luiss Guido Carli di Roma. Nel 2005 si è classificato nono in un sondaggio a cura delle riviste Prospect e Foreign Policy sui cento intellettuali più influenti in tutto il mondo.
Dice all’intervistatore: «Ho osservato ogni mossa di Donald Trump. Ogni scelta. Ogni parola. È un leader che non riflette, che non ha cautela, che non ha equilibrio. È un concentrato di narcisismo». Una pausa quasi impercettibile precede la frase che chiude l’atto d’accusa. «Il presidente americano è un pericolo per il mondo». Jared Diamond conosce l’America. Le sue passioni. Le sue contraddizioni. Ma anche la sua capacità di indignarsi. «Trump ha i giorni contati – continua – non chiuderà il 2017 alla Casa Bianca. Negli Stati Uniti si parla apertamente di impeachment. E si ragiona anche sull’eventualità di dimissioni. C’è un Paese indignato. C’è un Congresso che guarda Trump con crescente diffidenza. Direi quasi con fastidio. Non ha offeso solo tutti i democratici. Ha offeso anche tanti repubblicani. Ha fatto male all’America. E presto il fastidio si trasformerà in rivolta».
Trump però ha vinto le elezioni.
Ma ha vinto con una minoranza dei votanti. Facendo leva sulle paure e sulle frustrazioni. Dando voci alle rabbie. Poi, in queste settimane da presidente, ha sbagliato tutto. Sull’immigrazione, sull’ambiente, sulla cultura, sulle tariffe, sulla Siria… Si è passati di follia in follia. Pensi all’idea di un muro al confine con il Messico. Pensi al pugno di ferro contro gli immigrati. Tutti gli americani, con la sola eccezione dei pellerossa, sono immigrati. Anche Melania Trump è immigrata e con Donald alla Casa Bianca non sarebbe mai arrivata negli Stati Uniti.
Qual è stato lo sbaglio più grave di Trump?
Una volta chiesero al letterato inglese Samuel Johnson un giudizio su vari poeti scozzesi e lui rispose sarcastico ‘non faccio differenza tra una pulce e un insetto che puzza’. Tra tante proposte terribili non vale davvero la pena scegliere quella che fa più danni. Il punto è un altro. È il sussulto dell’opinione pubblica americana. È la crescente indignazione.
Che cosa vuole sottolineare?
Che ridurre le spese per la ricerca è una terribile assurdità. Moriremo sempre di più per malattie legate agli stili di vita. Il cancro, l’ictus, l’infarto sono emergenze che meritano totale attenzione e invece Trump taglia i fondi dando l’idea di non capire il pericolo. È come un pupazzo che crede che la terra sia piatta. Quanti errori. Quante scelte inspiegabili. Come si possono tagliare i fondi per le scuole pubbliche? Come si può mettere tra parentesi la ricerca climatica? Come si fa a non capire che un Paese esportatore come gli Stati Uniti sarà il primo a soffrire se si imporrà la linea dei dazi? E come si può non valutare con totale attenzione gli effetti di una scelta?
Ora a che cosa sta pensando?
Sto pensando a questo pianeta dal futuro così incerto e sempre più in balia delle decisioni di pochi uomini. Sto pensando al rischio nucleare. Se Trump spingerà un bottone, anche la Cina spingerà un bottone. A una guerra atomica resisteranno gli insetti; ma dei mammiferi non sopravviverà nessuno. Moriranno uomini ed elefanti. Penso spesso a quello che può combinare il presidente americano e confesso di aver paura. Penso che guidare un grande Stato non è esercitarsi su twitter; è qualcosa di enormemente più complesso.
Lei davvero crede a un impeachment?
Credo nella forza della gente americana. Nella sua capacità di ribellarsi. Nella mia California si sta aprendo più di un processo contro la politica di Trump. La sua linea sull’immigrazione non passa. Le polizie locali non sosterranno la linea della polizia federale. Non l’asseconderanno. Anzi creeranno ostacoli. Vede, tutto è però nelle nostre mani. Lo dico ai giovani: votate pensando, votate sempre pensando.
Sono tre anni che visita l’Italia. Come le sembra?
È un Paese ricco ma spesso non è stato capace di fare le cose bene. Ha una sanità che funziona meglio che negli Stati Uniti, una aspettativa di vita alta; ma spesso manca di efficacia nelle scelte politiche. Berlusconi? Qualcuno lo paragona a Trump. Ma lui aveva fiuto politico. Non ha fatto gli errori grossolani di Trump. E soprattutto è stato capace di lasciare dimostrando anche generosità.
E come le sembra il mondo?
Incapace di essere generoso fino in fondo. E incapace di guardare avanti e di mettere la sordina alle differenze e agli squilibri. C’è troppo consumo di risorse nel mondo ricco. Troppi divari. Troppe ingiustizie. L’idea che i due americani più ricchi hanno più soldi dei 120 milioni di americani più poveri è insopportabile. Bisogna cambiare e farlo in fretta. E anche questa volta il futuro è solo nelle nostre mani”.
Ai recenti festeggiamenti con i suoi fans per i primi cento giorni di Presidenza, Trump ha nuovamente e duramente attaccato la stampa ed i media, rei di non informare sulle cose positive che ha fatto. Le valutazioni in effetti sono in genere negative, anche se non raggiungono la netta squalifica dello scenziato Diamond. Vista la sua imprevedibilità e la flessibilità nel cambiare opinione – come per esempio ha fatto su Nato, Russia, Cina, Medio Oriente, e altro – in tanti si augurano che alla fine si affidi alla saggezza ed alla esperienza dei suoi consiglieri più moderati.