Il mondo intero sta aspettando il vaccino anticovid come soluzione della pandemia, è un’attesa esacerbata dal correre del virus in ogni continente. Il vaccino dovrà essere a disposizione di tutti, senza preferenze. Tutti lo attendono, mentre ci si chiede quale sarà quello adottato tra i molti in preparazione. Che non diventi un business, una lotta fra case farmaceutiche; che soprattutto sia a vantaggio di tutti, ricchi e poveri.
Intanto in Italia, e non solo, esplode il malcontento: il Paese appare sfiduciato e fortemente preoccupato. Qui sta il problema: le troppe chiacchiere, le arroventate polemiche di contrapposizione politica, l’incapacità di fare squadra insieme verso il comune traguardo di liberazione, sono alcuni fra gli aspetti che rendono insopportabile l’attuale situazione. Di positivo c’è l’indignazione popolare di fronte ad episodi di violenza, tra vandalismi e scontri verificatisi in alcune città approfittando delle legittime e civili proteste di categorie sociali preoccupate per le conseguenze di restrizioni anticovid. I malintenzionati che, con bombe carta ed altre forme di devastazione e di scontri ricercati, violano la convivenza civile devono essere identificati. Non è accettabile che l’arbitrio di gruppuscoli possa causare situazioni così incivili. Se manifestare è uno strumento democratico, non lo è per nulla distruggere e vandalizzare negozi, auto in sosta. Il Paese non accetta simili comportamenti, abbiamo tutti bisogni di vivere in modo pacifico. E questo vale per ogni Paese o persona che ami la democrazia.
In tema di democrazia uno spettacolo disonorevole ce l’hanno offerto le recenti elezioni americane, le più sconcertanti del dopoguerra. La causa sta dalla parte del presidente uscente, che ha dimostrato di non rispettare il risultato delle elezioni. La sua insistenza a non voler riconoscere l’esito del voto, con accuse di brogli, a voler contestare per vie legali i risultati espressi, sono un attacco al sistema statunitense. Consolante che i timori della vigilia di scontri violenti durante e dopo le elezioni non si sono concretizzati, a parte qualche protesta. Tuttavia l’immagine che si presenta al mondo è di una nazione divisa in cui il dialogo diventa difficile. Non che questa America arrogante fosse sconosciuta al mondo in passato, specialmente in America latina, dove dagli anni Cinquanta e per diversi decenni si oppose a ogni tentativo di sostituire le oligarchie con dei governi democratici, appoggiando colpi di Stato militari. Ma speravamo che nel frattempo l’anima democratica degli Stati Uniti avesse preso definitivamente il sopravvento. Con o senza Trump alla Casa Bianca, restano i problemi di una democrazia incompiuta e in crisi. I primi vincitori di questa elezione sono i nemici dell’America: cinesi, russi, iraniani e quanti sono finiti in questi anni nel mirino statunitense. La gioia maligna è il sentimento prevalente nelle capitali “nemiche”. L’America ha le risorse per rimettere in ordine a casa. Ma non sarà operazione breve né semplice.
C’è un terzo punto sui cui vorrei fare una riflessione. Tutti sanno degli attentati nei giorni scorsi in Francia e a Vienna da parte di integralisti islamici. Pare in reazione anche alle vignette che il giornale satirico Charlie Hebdo continua a pubblicare. Nessuno mai potrà approvare simili nefandezze. Ma neppure possiamo approvare la libertà portata agli eccessi quando offende la religione di altri. Ho letto sul settimanale francese L’Express del 22 ottobre: “Dobbiamo difendere ad ogni costo i nostri valori: la laicità, l’uguaglianza, la libertà di vivere secondo i propri orientamenti sessuali e la libertà di bestemmiare…”. No, la libertà di bestemmiare e di offendere gli altri no. Ecco perché già tempo fa su questo giornale, a commento del primo attentato nella sede di Charlie Hebdo, scrivevo “Perché non sto con Charlie Hebdo”. La libertà di stampa è una cosa, il rispetto del “sacro” è un’altra. “Perché – ha detto Papa Francesco – in nome di Dio non si uccide, ma neppure si insulta la fede degli altri”. Dire questo non significa giustificare gli attentati commessi da fanatici islamisti ma semplicemente “non andare ad aizzare il can che dorme”. Dobbiamo difendere i nostri valori, la nostra cultura, non rinunciare alla nostra identità. Ma il mio diritto finisce dove incomincia il tuo.