Riflessioni sul politicamente corretto e la censura culturale
L’agente segreto 007 creato da Jan Fleming ed interpretato da tanti attori (primo tra tutti l’indimenticabile Sean Connery) era “sessista” e, come tale, gli spettatori devono esserne informati giacché i suoi film hanno “contenuti considerati oggi offensivi”.
Lo stabilisce il BfI (British film institute) che mette in guarda gli spettatori con apposito “bollino rosso” soprattutto per le celeberrime pellicole: “Si vive solo due volte” e “Missione Goldfinger.”
Sotto accusa le scene da seduttore interpretate da Connery, come quella in Missione Goldfinger quando s’impone fisicamente sul personaggio di Pussy Galore (l’attrice Honor Blackman) o come quella di Si vive solo due volte in cui si traveste assumendo dei “tratti orientali”. In quest’ultimo caso il Bfi ha introdotto un’ulteriore avvertenza, parlando di “stereotipi razziali obsoleti”. Insomma, i cinesi non possono sembrare cattivi neppure al cinema, è “culturalmente offensivo”.
L’iniziativa ha alimentato nuove polemiche nel Regno Unito sul concetto di “politicamente corretto” e sul criterio di intervenire a posteriori, censurando film e romanzi che già hanno riguardato diverse opere letterarie, come i libri di Roald Dahl e di Agatha Christie. La madre degli imbecilli – come si vede – è però sempre incinta e, infatti, ormai a intervalli regolari, ci vediamo recapitare dai mezzi d’informazione anche notizie di censura sulle fiabe.
In questi casi, guardi meglio (oltre il titolo) e sono proposte di riflessione sui contenuti. Guardi ancora meglio (risali alla fonte, di solito statunitense) e sono fake news.
Credere a queste notizie ormai non è neppure più una questione di posizionamento politico, ma gnoseologica: se ti fai prendere dall’ansia, mentre pensi di combattere lo strapotere del politicamente corretto, ti trovi a ballare sulla stessa mattonella di Milo Yiannopoulos.
Una “simpatica” donnina britannica s’è conquistata il suo personalissimo quarto d’ora di celebrità, chiedendo di cancellare l’insegnamento delle fiabe a scuola. In particolare, la signora punta il suo dito indice contro la “Bella addormentata nel Bosco”, perché – sostiene – il principe bacia la bella ragazza assopita senza chiederne consenso.
La signora è uscita su tutti i giornali e sui social non s’è parlato che di lei. E, come merita, tra un po’ tornerà nel suo anonimato. Quello che però non può passare è l’offensiva scatenata contro l’immaginario, contro quel retaggio culturale, confuso e sotto attacco da decenni, che rappresenta la tradizione. E che, detto tra noi, è l’unica cosa che unisce l’Europa da Berlino a Bucarest, da Lisbona a Mosca, da Parigi a Roma.
Il motivo alla base della sua protesta, dicono, sia quello dell’inappropriato messaggio sessuale che il principe, una sorta di Weinstein ante litteram, lancerebbe baciando la bella Rosaspina (Aurora nella pellicola Disney), cui non ha chiesto il consenso. La verità, invece, si ritrova in una spericolata volontà di ridurre tutto alla cronaca, al messaggio sociale. Insomma, tutto ritorna ma solo nelle grida stentoree della signora Lovejoy, quel personaggio ne “I Simpsons” secondo cui: “nessuno pensa ai bambini”.
Il conformismo non comprende altro che l’attualità, la contingenza e ha la mania del messaggio sociale, dell’esempio (buono o cattivo che sia). Conosce un solo mito: quello del self made man, l’uomo che si fa da sé, che vale perché da zero s’è messo alla testa di imperi da milioni di dollari. Non può, perciò, capire che le fiabe non sono favole, che tra Esopo e le vecchie nonnine c’è un abisso, e che perciò non debbono avere alcuna morale immediata, facile da comprendere e conforme al pensiero dominante.
Anzi, l’uso dei due lemmi come sinonimi, che confonde in un calderone rosa e confettato due categorie differenti tra loro, è l’autentica cifra dell’ignoranza e dell’insensibilità di questi tempi. Le fiabe, come hanno dimostrato i fratelli Grimm prima di tutti, rappresentano il sostrato mitico comune all’Europa. Un sostrato che ha attraversato, più o meno indenne, due millenni di cristianità, l’epoca dei lumi, le trasposizioni di Disney e adesso si trova a dover fare i conti con le mamme impazzite. Quelle saghe che non son riuscite, come l’Iliade e l’Odissea, a sopravvivere come epica o come religione si sono nascoste. E sono riemerse come fiabe, portando con sé tutto quel mondo popolato da draghi, eroi, eroine, orchi e genietti più o meno camuffati.
Eppure, tutto ciò è troppo difficile da capire. Figurarsi se alla signora Hall, autrice della polemica, dicessero che Rosaspina si sposa a quindici anni con quello stesso principe molestatore. E che nessuno s’azzardi a raccontarle che non è di una fetida strega la maledizione ma di una luminosa fata, incazzatissima perché il re (che solo dodici piatti aveva e non tredici, e per carità non addentratevi in considerazioni numerologiche nell’epoca della massima produzione) non l’ha invitata al banchetto in onore della bambina. E nemmeno dovrete dirle che il mito dell’addormentato (avete presente i Sette Dormienti?) che prima o poi tornerà (o torneranno) è uno dei capisaldi della cultura folklorica europea e di cui si appropriò persino il primo cristianesimo, in Oriente e nella barbara Germania. E che persino Federico Barbarossa non è morto, ma dorme. Non ditele, soprattutto, che il bacio è alito di vita, generoso sacrificio che ridona vita a un intero castello. E che il dono del principe – uomo alla ricerca dell’impresa e benedetto dal destino per questo – vince il gelo della morte. Senza chiederle permesso. Fate in modo che non sappia che il vero protagonista di tutta la fiaba sia proprio il principe che in un bacio raccoglie il suo geras, la sua incoronazione spirituale, il motivo per cui gli uomini gli riconoscono il regno e che gli consentirà di rispondere all’antica e tremenda domanda: “Chi sei tu, tra gli uomini?”. E che quel castello risvegliato è premio al suo coraggio, alla sua generosità, alla forza con cui s’è prima sottomesso e poi ha perseguito il suo destino.
Non fatelo perché rischiate di sentirvi una predica esorcistica contro i miti, contro le fiabe, contro l’anima a vantaggio del corpaccione della realtà, del materiale che si accanisce sui dettagli, nega valore a tutto ciò che non capisce, esorcizza – appunto – ogni cosa che abbia anche solo eco antica e poi si tuffa nella superstizione degli oroscopi. Se vi arrischiaste a farlo, vedreste che la signora Hall, compiaciuta vi scaglierebbe addosso dalla sua faretra di luoghi comuni, le frecce più scintillanti. Vi spiegherebbe che non bisogna fare di tutta un’erba un fascio e concionerebbe su come la favola dei Tre Porcellini rappresenti un’importante testimonianza contro gli abusi edilizi.