Ogni volta che viene trasmesso un “disaster-movie” anche detto “film catastrofico”, ci si chiede come siano possibili tutti gli errori dei governanti di turno (di solito statunitensi). Alla fine c’è sempre lo scienziato di turno che, con un’abile genialata risolve tutto e salva il genere umano.
Nel caso dell’epidemia da COVID-19 in Italia, il genio di turno, al secolo l’infettivologo Roberto Burioni, non solo è rimasto inascoltato ma ha anche subito più di qualche tentativo di delegittimazione. Il governo, invece, si è comportato proprio come nei film, ha scambiato una pandemia per una comune influenza (non ascoltando Burioni) e adesso l’Italia è il secondo paese più colpito al mondo dal COVID-19.
Il COVID-19 non è certo Ebola ma, letalità a parte, è molto meno identificabile e provoca delle polmoniti terribili che richiedono nel 20% dei casi il ricovero ospedaliero, nel 10% dei casi la terapia intensiva e nel 3% dei casi la morte. Muoiono solo i vecchi e i malati -dicono- l’età media dei morti è di circa 67 anni, come se i nostri nonni fossero vuoti a perdere o se fossimo ritornati tutti spartani. Qualcosa come oltre 6000 casi hanno messo in crisi gli ospedali della Lombardia (tra i migliori e più ricettivi d’Italia), un numero maggiore metterebbe in crisi tutto il Sistema Sanitario Nazionale. Si inizia già a parlare di cure selettive (come si pensa qui in Germania ed in Gran Bretagna), in caso di maxi-emergenza si darebbero le risorse migliori a chi avrebbe maggiori possibilità di farcela. Una tragedia e non sarebbe un film.
Una costante è stata il governo (centrale e regionale), non ne fa una giusta. Il primo problema che i nostri politici hanno affrontato all’inizio è stato “l’emergenza razzismo”, come se applicare misure di buonsenso (la quarantena) a chi per qualsiasi motivo aveva avuto contatti nelle zone di contagio cinesi, fosse discriminatorio. Chi sosteneva una linea sanitaria meno morbida diventava un fascio-leghista. Una volta che si è capito che le misure di contenimento sono discriminatorie ma non in base al colore della pelle o delle caratteristiche somatiche ma verso chi potrebbe essere una minaccia alla salute ed il virus non è razzista e colpisce tutti.
Il Presidente del Consiglio Conte è passato da “la situazione è sotto controllo” del 21 febbraio al “sorpreso dagli aumenti dei contagi” di un paio di giorni dopo, a “questa è la nostra ora più buia” del 9 marzo. Peccato che il picco dei contagi sia ancora lontano, ci saranno giorni ancora più bui. In pochi ormai ricorderanno quando, a proposito della volontà del Presidente della Regione Marche, di voler chiudere scuole e università, i ministri per gli Affari regionali, per l’Università e per l’Istruzione, Francesco Boccia, Gaetano Manfredi e Lucia Azzolina dichiaravano: “La sua decisione, peraltro, non trova riscontro in nessuna disposizione sin qui prevista dalle competenti autorità scientifiche che supportano l’azione del governo nella gestione di questa emergenza. Appare semmai del tutto sproporzionata, contraddicendo il principio di proporzionalità delle misure fin qui adottato dal governo. Pertanto, il governo procederà a impugnare attraverso l’Avvocatura generale dello Stato l’ordinanza della Regione Marche”.
Era il 25 febbraio, neanche 10 giorni dopo il Governo ordinava la chiusura di tutte le scuole d’Italia. Quando c’erano ancora poche centinaia di casi tra Veneto e Lombardia, nasceva il #milanononsiferma del Sindaco Sala, con il corollario di spritz e aperitivi sui navigli. Qualche giorno dopo tutta la Lombardia è diventata zona rossa e chi, come il segretario PD Zingaretti partecipava agli aperitivi antipanico si è ritrovato, dieci giorni dopo, in quarantena domiciliare per aver contratto il COVID-19. Come in ogni (pessimo) film di disastri c’è la fuga di notizie. Una cosa impossibile nella realtà, eppure l’Italia questa impossibilità non l’ha conosciuta. Una bozza di un decreto del Governo è arrivata ai media prima dell’entrata in vigore, scatenando il panico.
La cosa oscena è che su questo incredibile errore si è fatta lotta politica, sono stati accusati i “lumbard” (icona dei votanti leghisti) di abbandonare le zone rosse, in realtà, al netto di qualche centinaio di pensionati che è scappato nelle case al mare, ad assaltare i treni che partivano dalla Lombardia sono stati i “fuorisede” (lavoratori o studenti) del sud. Non si è taciuto l’eco dell’assalto ai treni che è iniziato quello delle prigioni. I carcerati, a causa del COVID-19 vogliono uscire dalle carceri, a spalleggiare la loro lotta violenta (hanno messo a ferro e fuochi vari istituiti penitenziari) i parenti e gli antagonisti. Solo qualche giorno prima ci si era stupiti della distruzione di un Pronto Soccorso napoletano ad opera dei famigliari di un rapinatore minorenne ucciso da un carabiniere.
Gli italiani si sono divisi tra quelli che “è solo un’influenza” a quelli più preoccupati. Qualche venditore di case, sedicente formatore, ha criticato anche i decreti troppo stringenti del governo, perché rovinerebbero l’economia, la maggioranza, però, ha preso in seria considerazione la pericolosità del COVID-19, lo ha fatto una domenica mattina, dopo “l’apericena” del sabato sera. Certo che se qualche medico sedicente virologo di fama internazionale (famoso vincitore di premi per cui si paga per ottenerli), amato dagli amanti delle cure “alternative” e qualche biologo antivaccinista la smettessero di affermare teorie non scientifiche, con la scusa di tranquillizzare i genitori dei bambini non vaccinati, sarebbe meglio.
Nella patria dell’articolo 21 della Costituzione, sui social ci ritroviamo gli esponenti di un partito di estrema destra (che può non piacere ma sono una legittima forza politica) bannati in perpetuum (nonostante ci sia una sentenza del Tribunale di Roma per riammetterli) e questi cialtroni propinatori di bufale mediche che fanno i loro comodi, rischiando di far morire le persone. Ci si aspetta una mano dai volontari di Protezione Civile, ma sono solo braccia volenterose, quando in realtà servirebbero strumenti e professionisti.
In una emergenza come questa, dove ci si aspetta un numero importante di malati da terapia intensiva, si spera in una Croce Rossa che costruisca ospedali da campo provvisti di tutto. Non sembrano avere niente, a parte “volenterosi volontari”, tende ed ambulanze. Però è davvero encomiabile che, in piena crisi da COVID-19 in Italia, il Presidente della Croce Rossa Italiana si spenda per i profughi siriani tra la Turchia e la Grecia. Rimane l’incognita sanità con le stellette, bisognerà capire quanto i medici, ma soprattutto le strutture militari saranno in grado di sopperire alle mancanze degli ospedali e delle cliniche private convenzionate, che comunque fanno il loro. La buona notizia è che un paio di migliaia di respiratori per le terapie intensive stanno arrivando e finalmente il governo ha esteso la zona rossa a tutta Italia. La cattiva è che, al 19 marzo, sfioriamo i 36000 contagi e i 3000 morti.