GERMANIA – Il pericolo di una giustizia compromessa
Cosa può succedere se l’esecutivo di uno Stato vuole mettere a bando o, comunque, almeno in parte in seria crisi la Giustizia, vale a dire il terzo potere dello Stato, lo abbiamo potuto constatare negli ultimi anni in Ungheria, Turchia, Polonia e negli Stati Uniti. Sistematicamente in tutti e quattro i paesi (più o meno) democratici, le rispettive corti supreme sono state almeno indebolite se non, come è accaduto in Polonia, messe in fuorigioco.
Eppure, nonostante la costante ascesa di un partito populista di destra proprio in Germania, come lo è in maniera sempre più evidente la AfD – gli ultimi fatti riguardanti il candidato leader per le elezioni Europee Maximilian Krah che ha addirittura difeso le SS affermando che poi, tutto sommato, “non erano poi tutti criminali”, la Coalizione semaforo sembra essersi un po’ bloccata riguardo una riforma che era stata presentata già alla fine di gennaio. Una riforma impellente, visto che attualmente i partiti democratici hanno ancora le carte in regola e i numeri per rafforzare la Corte Costituzionale, il Bundesverfassungsgericht con sede a Karlsruhe.
I padri e le madri della Legge fondamentale (che quest’anno a maggio ha compiuto ben 75 anni), hanno implementato tutta una serie di garanzie nella Costituzione federale, dopo le cattive esperienze della Repubblica di Weimar e, ovviamente, quelle legate al periodo più buio della Storia tedesca, quello del nazionalsocialismo. Tra questi c’è la “clausola di eternità” (Ewigkeitsklausel), secondo la quale i pilastri portanti della Costituzione (dignità umana, democrazia, Stato di diritto, Stato federale) non possono essere modificati in alcun modo.
Altri elementi, altre garanzie, come ad esempio la proprietà privata, possono essere invece cambiate con una maggioranza di due terzi. Inoltre, la Costituente ha previsto un nuovo organo di vigilanza con poteri straordinari: per l’appunto la Corte costituzionale federale.
Ma cosa succederebbe se questo organismo di controllo dovesse vacillare?
In tal caso le garanzie contenute nella Legge fondamentale non sarebbero sufficienti. Lo scenario del “Cancelliere unico” (vale a dire: con una maggioranza assoluta del 50 per cento più uno), sta a dimostrare che anche la Corte di Karlsruhe potrebbe divenire il primo bersaglio di un governo populista. Come? Cambiando radicalmente i principi contenuti non nella Costituzione, ma nella semplice legge che regola appunto il funzionamento della Corte suprema.
Difatti molte questioni relative all’organizzazione della Corte e soprattutto riguardo all’elezione dei giudici non sono disciplinate dalla Legge fondamentale, ma, appunto, dalla semplice “Legge sulla Corte costituzionale federale”. In altre parole, in una legge “normale”, dunque il legislatore può cambiare questa legge con una maggioranza semplice (che il “Cancelliere del popolo” nel suddetto scenario avrebbe). A quel punto l’istanza che dovrebbe garantire i diritti fondamentali della Costituzione potrebbe trasformarsi in un potere suddito del governo e, dunque, obsoleto.
Come raggiungere, dunque, più garanzie?
Ovviamente con ulteriori regole e principi fondamentali relative alla Corte costituzionale federale previste dalla Legge fondamentale, dal “Grundgesetz”.
Proprio l’organizzazione del tribunale e l’elezione dei giudici meritano una maggiore protezione, anche perché queste presunte formalità possono esercitare una grande influenza sul lavoro del tribunale e sul suo compito centrale: il controllo di tutti gli organi statali.
Un esempio su tutti: l’elezione e la durata del mandato dei giudici. La legge sulla Corte costituzionale federale stabilisce “solo” che i giudici (una metà dal Bundestag, l’altra metà dal Bundesrat) devono essere eletti con una maggioranza di due terzi. Lo scopo di questa disposizione è quello di garantire che la maggioranza di governo non possa semplicemente inviare i “suoi” candidati a Karlsruhe. Piuttosto, invece, è necessario un certo consenso con gli altri partiti. Ma non solo: un cancelliere forte potrebbe aumentare il numero dei senati, aumentare gli anni massimi del mandato (attualmente di dodici) e, addirittura, modificare la competenza interna dei senati. Insomma: sarebbe un vero e proprio scenario da evitare. Eppure, nonostante il pericolo che incombe da destra, sembra che il disegno di legge sia stato messo in discussione proprio dai liberali. Si vocifera a Berlino che la Fdp voglia far slittare la riforma, che era stata presentata in Parlamento a marzo, e riproporla soltanto dopo le elezioni europee. Come a dire: vediamo quale risultato raggiungerà la Afd e poi si vede. Un tatticismo e temporeggiamento che potrebbe rivelarsi molto pericoloso.