C’è ancora molto spazio a sinistra
È un personaggio scomodo la signora Sahra Wagenknecht, coniugata con un altro personaggio scomodo che è Oskar Lafontaine.
Ambedue sono spesso ricordati come veri e propri demolitori di partiti politici che hanno prima innalzato alle stelle (con il loro immenso carisma) e poi sistematicamente corroso dall’interno con posizioni estreme e mai concilianti.
La Wagenknecht è stata uno dei personaggi simbolo dei Linke, il partito di sinistra che porta il marchio ideologico nel proprio nome.
Con una pettinatura che ricorda inevitabilmente Rosa Luxemburg e con una imbattibile capacità di dibattito controverso, Sahra Wagenknecht ha tentato (con scarso successo) di radicare alcuni principi marxisti in una società che di socialismo, e tantomeno di comunismo, sembra non volerne più sapere nulla.
L’uscita dalla NATO, il controllo statale delle banche, la difesa netta dello Stato verso gli strati della società più deboli e un pacifismo radicale non hanno preso piede nel partito dei Linke, che ha evidenti difficoltà nella definizione del proprio essere “di sinistra”.
Al momento, i Linke sembrano limitarsi a raccogliere solo i voti del malcontento di chi non si sente ascoltato dai partiti tradizionali se non si è già buttato tra le braccia di quelli di destra, di quelli della AFD.
Il danno peggiore a questo partito è, però, il distacco dell’intellighenzia illuminata e tradizionalmente di sinistra (come lo furono Heinrich Böll, Günter Grass e altri) che in questo movimento non trova il traghetto che porta le loro idee nel Parlamento tedesco.
La politica tedesca Wagenknecht, ancora tesserata dei Linke, si è distinta ultimamente per le sue posizioni di non intervento nel conflitto ucraino e ha trovato alleati tra gli intellettuali tedeschi come Alice Schwarzer, leader storica del femminismo in Germania.
Sahra Wagenknech se la cava benissimo da sola ma non è di poco conto il fatto che a casa ha un consigliere formidabile che è il marito Oskar Lafontaine.
Oskar Lafontaine è stato l’ultimo personaggio politico in Germania con il coraggio di assumere posizioni contro l’Establishment anche quando poteva stare comodamente attaccato alla sua poltrona.
I socialdemocratici di Schröder non potevano sopportare i suoi toni critici verso il sistema bancario mondiale (che ha portato poi tutti alla tremenda crisi che è costata ai contribuenti miliardi di sacrifici) verso l’intervento armato tedesco in Jugoslavia e altrove e verso la cieca conformità alla politica della Casa Bianca.
Lafontaine ha disturbato la relazione intima della socialdemocrazia con il sistema dei poteri forti, Lafontaine ha disturbato anche i Linke troppo paurosi del proprio coraggio.
Il Napoleone della Saar si è definitivamente ritirato dalla politica. Sua moglie Sahra non ancora e forse la sera, davanti al televisore, il vecchio Lafontaine potrà dare qualche dritta alla moglie che, chissà, forse riesce a scuotere con una ventata di freschezza (vedi Elly Schlein in Italia) quel sistema di partiti in Germania che al momento è del tutto impastato, appiccicando i partiti l’uno all’altro come non mai dal dopoguerra ai giorni nostri.