Proposte utili, ma non sufficienti
Qualche giorno fa, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle modalità applicative della Legge sull’esercizio del voto all’estero (L.359/01), di fronte alla Giunta delle elezioni della Camera, il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha avanzato alcune proposte per riformare le condizioni organizzative e procedurali del voto degli italiani nel mondo. Si tratta a nostro avviso di proposte di buon senso e utili, mirate ad apportare correttivi già a partire dalla prossima scadenza elettorale per il rinnovo del Parlamento italiano.
Nel pacchetto del governo è prevista in particolare la «inversione dell’opzione», cioè l’impegno degli italiani all’estero a dichiarare prima delle elezioni di voler votare. Condividiamo l’introduzione di questa procedura non solo e non tanto per ridurre i costi e le difficoltà connesse all’invio dei plichi, quanto piuttosto per definire preventivamente la platea elettorale. L’esperienza sul campo ci dice che le terze e quarte generazioni di nostri emigrati, pur avendo il passaporto italiano, non dispongono di adeguate conoscenze del Paese di origine dei loro antenati e sono persino a disagio nell’assumere scelte che impattano sulla vita politica dell’Italia. Al di là delle difficoltà organizzative dei Consolati, delle carenze nelle campagne di informazione, la bassa partecipazione agli ultimi referendum, lo scarsissimo interesse nel voto per il rinnovo dei COMITES, confermano questa evidente, ormai fisiologica disaffezione verso gli appuntamenti elettorali italiani. E comunque occorre sottolineare che l’opzione inversa del voto non può essere interpretata come una riduzione del diritto di voto, per nessuna categoria di italiani all’estero! Anzi, per rendere più forte l’inversione dell’opzione, sarebbe opportuno che il governo specifichi strumenti e risorse per garantire una capillare campagna di informazione che arrivi a tutti i connazionali che detengono il diritto di voto.
Le proposte del governo e della maggioranza del Parlamento costituiscono un primo utile passo per introdurre procedure per una migliore definizione della platea elettorale all’estero. Ma siamo convinti che queste misure, che si limitano a modificare le modalità applicative del voto, non siano sufficienti. E’ urgente intervenire sulla stessa Circoscrizione estero, secondo noi ormai assolutamente inadeguata a rappresentare la complessità delle nostre comunità nel mondo. L’aumento del trend migratorio dovrebbe essere un tema politico assolutamente centrale nell’agenda italiana, invece è oggi del tutto marginale e la rappresentanza degli italiani all’estero si è rivelata funzionale a questa marginalizzazione. Per questo noi sosteniamo una proposta molto netta: abolire la Circoscrizione estera e garantire agli italiani all’estero il pieno esercizio del diritto di voto nelle circoscrizioni italiane! Inserire il voto degli italiani all’estero nelle circoscrizioni italiane vuol dire tirar fuori questo tema dalla riserva indiana in cui ormai è relegato.
Senza mettere in discussione l’esercizio del voto dall’estero, con il voto espresso nei collegi di origine l’intero Parlamento dovrà farsi carico della rappresentanza degli italiani nel mondo. Basta, quindi, con la riserva indiana: se ne gioverebbe il sistema Italia e siamo certi che aumenterebbe il peso politico degli stessi italiani all’estero!
(Cesidio Celidonio, Claudio Marsilii (Basilea); Enrico Pugliese (Ginevra): Catia Porri, Maurizio Nappa (Zurigo), già membri del Laboratorio per la Sinistra e impegnati in diverse organizzazioni della sinistra italiana e svizzera.