La legge elettorale “si vota nella prima settimana di luglio”. Lo ha detto Matteo Renzi alla Direzione Pd. “O si fa a inizio luglio o non si fa più” ha scandito.
“Il presidente Mattarella ha spiegato che il Parlamento ha il dovere di mettere mano alla legge elettorale. Per i partiti seri, gli appelli del Presidente della Repubblica sono impegni, sono obiettivi. Noi abbiamo fatto così in questa legislatura” ha rivendicato.
SISTEMA TEDESCO – “Siamo contenti di questa legge elettorale? No. Non è la nostra legge elettorale” ha rimarcato Renzi. Ma “dobbiamo prendere atto che c’è una significativa convergenza di Fi, M5S, partiti o il partito della sinistra radicale” guidato da Nicola Fratoianni “fino alla Lega per avere un sistema mutuato dall’esperienza tedesca“.
Per il segretario Pd “il sistema proporzionale con il 5% di sbarramento è elemento inamovibile del sistema tedesco e deve avere un altro elemento chiave, la scheda deve avere i nomi. I due pilastri, i due elementi chiave devono essere mantenuti”.
Renzi ha parlato anche della “banale semplificazione dell’inciucio con Berlusconi” che “è diventata un ritornello talmente stancante da aver perso anche l’elemento di divertimento iniziale”.
Il leader Pd dice “no al veto dei piccoli partiti”. “Il punto chiave e qualificante del sistema tedesco – ha continuato il segretario – è che siamo di fronte al bivio di accettare una soluzione su un modello europeo con una pacificazione istituzionale, perché l’80% dei partiti vogliono questo modello che porta il Paese a un ordinato svolgimento del passaggio elettorale senza forzature”. E “c’è un momento in cui bisogna avere rispetto per le regole del gioco al punto di farsi carico di cose che chiedono gli altri”.
Dunque “chiedo alla Direzione di esprimersi con un voto” con “il consenso” sulle legge elettorale alla tedesca.
GOVERNO GENTILONI – Quanto alla data delle elezioni, ha messo in chiaro Renzi, “quando si vota non è un problema che dobbiamo affrontare noi qui adesso”. “Il governo – ha aggiunto – continua a lavorare, sono molte le scelte che devono essere fatte”. “In democrazia capita di votare” e “sostenere che il voto costituisce una minaccia è una tesi che non suggerirei ai giovani millennials” ha proseguito il leader Pd.
“Sostenere il governo Gentiloni – ha aggiunto – è sostenere noi stessi, quando si vota lo si decide nei luoghi competenti ma la legge elettorale va fatta non perché abbiamo impazienza di andare a votare ma perché è condizione di serietà del patto con il Capo dello Stato e con i cittadini”.
In apertura dei lavori della nuova Direzione, Renzi ha sottolineato che “inizia un cammino, nel solco di una tradizione”. “E’ una strada nuova, difficile, che sicuramente ci porterà nei prossimi 4 anni a lavorare insieme a sfide diverse”, ha affermato il segretario. Che ha annunciato: “Siamo all’inizio di un percorso che vedrà la partenza di un treno che toccherà, attraverso un cammino su rotaia, tutte le regioni italiane”.
SEGRETERIA – In segreteria, ha detto Renzi, “ci sono posti ancora aperti per eventuali integrazioni anche da parte di chi non ha condiviso la nostra piattaforma congressuale”. Quindi ha annunciato la nuova segreteria: Matteo Richetti portavoce, Lorenzo Guerini coordinatore e poi Andrea Rossi, Matteo Ricci, Tommaso Nannicini, Roberto Giachetti, Teresa Bellanova, Giusi Nicolini, Angela Marcianò, Benedetta Rizzo, Elena Bonetti, Debora Serracchiani.
E “dopo la prima riunione della segreteria annunceremo i 25 Dipartimenti a cui saranno chiamati a lavorare quei parlamentari che hanno maturato esperienza in determinati settori”.
Presidente della commissione garanzia Pd è stato eletto Roberto Montanari.
RIFERIMENTO AL PAPA – “Non voglio strumentalizzare le parole di Papa Francesco ma vi chiedo di ascoltarle bene” ha esortato Renzi in Direzione. Il Papa di dice “che non possiamo cedere all’idea che ciclicamente ci viene riproposta che tutti perderanno il posto di lavoro a causa della rivoluzione tecnologica. La storia ci insegna che le tecnologie creano posti di lavoro diversi da quelli di prima”, ha spiegato il segretario Pd, aggiungendo: “Le parole del Papa ci dicono anche che il lavoro e non il sussidio è l’elemento su cui giochiamo la partita”.
FESTA DELL’UNITA’ – Renzi ha poi annunciato che la festa nazionale de L’Unità si farà ad Imola, spiegando che l’allestimento sarà affidato al nuovo responsabile Organizzazione del Pd, Andrea Rossi.
ORLANDO – “Non era scontato che in un quadro così convulso si sarebbe raggiunto un così ampio consenso sulla legge elettorale. Ma il punto è: la forma cancella del tutto il contenuto? Io ho vissuto la stagione delle verifiche, dei rimpasti, non torniamo là? Siamo sicuri? Io non lo sono” ha detto Andrea Orlando nel suo intervento alla Direzione Pd.
“Questo sistema non credo garantirà stabilità” e sarà “un nostro problema spiegare come l’esito probabile” del voto, l’accordo con Forza Italia, sia un “esito compatibile con un disegno riformista del Paese” ha aggiunto Orlando. Che ha avvertito: “Con la scelta che stiamo per compiere rischiamo di mettere un tratto definitivo sulla parola centrosinistra“.
Orlando si è rivolto direttamente a Renzi: “Matteo sei sicuro che in una filiera Macron-Merkel, il nuovo governo di significative intese – quelle larghe sono superate – e che speriamo non sia l’incrocio tra Salvini e Grillo, siamo certi che quel governo sarà in grado di condizionare l’asse Francia-Germania? L’incontro tra forze con programmi diversi è in grado di incidere?”.
Quanto al Pd, “l’organizzazione deve far rima con partecipazione e con discussione. L’idea che l’organizzazione si risolva con una chiamata alle armi verso obiettivi, pur nobili, vede frustrata una domanda di occasioni di discussione”.
EMILIANO – Alla Direzione del Pd Michele Emiliano ha scandito che “Il Pd non può scimmiottare le destre e non può neppure allearsi con le destre. Su questo il Pd deve prendere una decisione e lo deve fare attraverso un programma di governo. La conferenza programmatica che non siamo riusciti a fare bisogna farla e davvero in fretta, data la situazione”. “Inseriamo le preferenze nella parte proporzionale” ha detto Emiliano, chiedendo di superare il sistema dei listini bloccati: “Unifichiamo le mozioni su questo punto”.
“Noi non faremo parte della maggioranza che governerà il partito – ha continuato Emiliano – ma non ci sentiamo deresponsabilizzati e vorremmo vivere questa condizione con lo stesso spirito se avessimo vinto le primarie”. “Accogliamo l’invito a vivere il partito con partecipazione e responsabilità. No a una sfiducia preventiva” ha aggiunto.
LA REPLICA DI RENZI – Nella replica Renzi ha sottolineato: “Io ho continuato a sognare un modello diverso” ma “come non si può capire l’importanza tattica e politica”
di arrivare a un accordo largo sulla legge elettorale?
“E’ spassoso – ha aggiunto – che ora ci vengano a parlare del rischio di larghe intese” gli stessi che criticavano l’Italicum. “Per esprimere un governo, nell’ultimo decennio, il Pd della vocazione maggioritaria ha sempre avuto bisogno del sostegno della destra. Da Mastella con Prodi fino a Berlusconi con Letta ad Alfano in questi ultimi anni”, ha continuato il segretario.
Quanto al partito, “no a listoni con altre forze politiche ma apertura alla società civile, a liste civiche, associazionismo, volontariato. Noi siamo il centrosinistra. Noi non dobbiamo costruire il centrosinistra perché noi siamo il centrosinistra e questo andrà reso esplicito nelle liste”.
Ha scandito ancora il leader Pd: “E’ finita la stagione in cui si fanno le direzioni e poi fuori ognuno fa quel che gli pare. E’ l’ora di finirla con le prese di posizione” perché “troppo spesso si sono alimentate tensioni che non hanno senso”.