Onorevole Ministro Luigi Di Maio, non si cambiano le regole durante una partita e non si taglia lo stipendio al netto pattuito!
Comincia così la lettera inviata al Ministro per gli Affari esteri Luigi Di Maio dagli impiegati dei consolati in Germania colpiti letteralmente tra capo e collo dall’applicazione del Regolamento UE 883 del 2004, normativa europea per il coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale.
Il Regolamento stabilisce, in buona sostanza, che se un lavoratore è stabilmente residente in un Paese dell’Unione, è tenuto a pagare a quel Paese i contributi per la sua sicurezza sociale (pensioni, malattia, disoccupazione, ecc.).
Gli impiegati consolari con contratti precedenti al 2010 pagano però questi oneri all’Italia con una detrazione minore dallo stipendio lordo rispetto alle detrazioni tedesche, proprio in virtù di una clausola della stessa Direttiva Europea che ora i tedeschi vogliono applicare brutalmente e senza eccezioni.
Per i diretti interessati la situazione si è fatta veramente preoccupante dopo che un incontro tra i rappresentanti della nostra Ambasciata, e la Segretaria nazionale del sindacato Confsal/Unsa Esteri, con i funzionari del BAMS, Bundesministerium für Arbeit und Soziales, del 17 gennaio scorso si è concluso senza accordo in deroga a tutela della categoria.
Sono circa quaranta gli impiegati presso l’Ambasciata, i consolati e gli Istituti italiani di cultura in Germania che pertanto dal mese di maggio rischiano una decurtazione dello stipendio netto dal 10 al 15%. Il loro destino si accomuna ad altri colleghi in servizio in quei pochi restanti Paesi che, come la Germania, rifiutano l’accordo. La maggioranza dei Paesi EU, Gran Bretagna compresa, infatti, ha firmato pacificamente un accordo che salva lo stipendio netto degli interessati.
Il colpo arriva in Germania per coloro che, come tutti i lavoratori, hanno organizzato la vita delle proprie famiglie, basandosi su uno stipendio ritenuto sinora sicuro.
Dopo la chiusura tedesca alle richieste degli emissari dell’Ambasciatore Mattiolo, lo stesso Ambasciatore a Berlino si è rivolto al suo Ministero con l’indicazione che la trattativa non ha dato frutti e che ora c’è solo spazio per un’azione “politica”.
Lo stesso regolamento offre, infatti, uno spiraglio, all’art. 16: Le autorità competenti di detti Stati membri o gli organismi designati da tali autorità possono prevedere di comune accordo, nell’interesse di talune persone o categorie di persone, eccezioni agli articoli da 11 a 15 (n.d.r.: pagamento degli oneri sociali in loco).
Berlino chiama quindi Roma e vediamo se Roma risponde
In un accordo tra “Stati membri” è, infatti, chiamato a trattare in prima persona il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Gli impiegati consolari aspettano una sua mossa. Ad aggravare la situazione dei quaranta impiegati si aggiunge l’inspiegabile silenzio dei sindacati confederali. CGIL,CISL e UIL, infatti, sembrano non porsi il problema e nulla si legge o si sente a difesa dei loro iscritti nella rete consolare in Germania.
Al fianco dei nostri diplomatici a Berlino, a confronto con i tedeschi, unica e sola la Confsal/Unsa Esteri rappresentata da Iris Lauriola, Segretario Nazionale, la quale ha espresso sincero apprezzamento per la fermezza e tenacia con cui i rappresentanti della nostra Ambasciata a Berlino Susanna Schlein (la sorella di Elly Schlein, quella che fa domande scomode a Matteo Salvini) e il Ministro Plenipotenziario Alessandro Gaudiano hanno rappresentato ai tedeschi i legittimi interessi della categoria.
Gli impiegati nella loro lettera a Luigi Di Maio: “Siamo fiduciosi nel Suo intervento anche nella consapevolezza che la guida del MAECI è ora affidata a un Leader, il quale nella Giustizia Sociale e nella tutela dei diritti dei lavoratori ha posto il baricentro del suo essere politico”. La palla passa quindi al Ministro Luigi Di Maio con l’occasione di mostrare a tutti che non si fa mettere i piedi in testa da una parte dell’Unione ottusa e arcigna nei confronti di impiegati italiani al servizio degli italiani in Germania nei nostri consolati. Vediamo come va a finire.