La vulgata ufficiale impone di dire che l’Occidente è schierato unanime con l’Ucraina, che gli USA e la NATO sono i “buoni” gendarmi del mondo, che l’Europa è unanime al loro fianco e sfiderà il diabolico Putin anche a costo di passare l’inverno a pancia vuota e al freddo, sprezzante delle privazioni. In quest’ottica è delittuoso anche solo ospitare il ministro degli esteri russo in TV (che ovviamente racconta la sua versione, che non per questo è quella vera) ed è “provocatorio” lasciarlo parlare, mentre il presidente ucraino in canottiera è il quotidiano depositario del “Verbo”. Se invece si ascoltano poi con più calma gli esperti, allora affiora pian piano un’altra lettura dei fatti più critica e diversificata. Quella che accenna alle incongruenze europee, alle conseguenze energetiche, ai timori di una escalation, ai rischi di un’Europa perenne “yesgirl” degli USA. Parlo di esperti veri, di chi le cose le conosce a fondo e da tempo, non dei tuttologi “alla Covid” dell’ultimo minuto, quelli che straparlano nei talk show spesso senza alcuna vera esperienza.
In ogni caso è legittima una pluralità di pensiero, altrimenti diventiamo tutti come Putin ad impedire il pensiero degli altri e quindi è sempre utile ascoltare anche i commenti più diversi. Diventa però allora cosa aberrante – per esempio – chiedere le dimissioni del sen. Petrocelli (5 Stelle) da presidente della Commissione Esteri del Senato solo perché sul tema specifico dell’Ucraina ha un parere diverso dal governo, visto che finora la Costituzione ha sempre ribadito il concetto che un parlamentare esercita il proprio ruolo senza vincolo di mandato (ovvero può ragionare di testa sua).
Così come i titoli dei maggiori giornali italiani che interpretano i fatti in maniera assolutamente monocorde. È un tema ricorrente ma il correre dei giorni ci conferma che l’Europa e quindi anche l’Italia non dimostrano di avere una seria volontà di costruire la pace in Ucraina. La condizione preliminare è il ritiro immediato “sic et simpliciter” dei russi dai confini ufficiali del paese? Allora lo si dica chiaramente, avendo la consapevolezza – però – che Putin è indubbiamente l’aggressore, ma ben difficilmente si ritirerà pacificamente nei propri confini se non dopo una sconfitta militare che ad oggi appare improbabile e con un serio rischio di coinvolgimenti mondiali.
Una soluzione negoziata potrebbe essere il concedere spazio ed autonomia alla minoranza russa, che però è predominante in alcune parti orientali ucraine. Questa potrebbe essere forse una credibile base di discussione, ma se il presidente ucraino si oppone “a prescindere” e l’Europa gli va dietro anziché spingerlo al dialogo allora torniamo al punto di partenza. Il problema è anche dove e come debba intendersi l’autodeterminazione. Stalin inserì volutamente nel territorio della repubblica socialista sovietica di Ucraina zone a prevalenza russa per lingua, religione, tradizioni storiche. Se si facesse oggi un referendum nel Donbass e in Crimea – controllato e garantito da osservatori neutrali – e l’esito fosse pro Mosca (come molto probabile) che farebbe l’Ucraina?
Soprattutto, cosa succede veramente in quel paese?
Da tre mesi ogni giorno vediamo il presidente Zelensky in perenni maniche corte che incita (comprensibilmente) i suoi connazionali alla resistenza e chiede all’occidente armi di supporto, ma quanti sanno che il principale partito di opposizione “Per la vita” (43 deputati) il 22 marzo è stato dichiarato illegale e così il blocco di opposizione formato da altri 11 partiti, mentre altri 26 seggi sono peraltro “vacanti”? Avete mai sentito di una attività parlamentare a Kiev, un’altra voce rispetto al presidente? Sono tematiche che vengono poco sfiorate dai talk-show quotidiani.
Altra cosa che non ci convince: come mai Zelensky chiede solo e soltanto armi? Se il paese fosse alla fame servirebbero soprattutto cibo, materiale sanitario, plasma, invece la richiesta è di armi offensive, prontamente fornite dagli USA a colpi di 700/800 milioni a settimana. Che strana guerra: ci hanno raccontato che i russi dopo pochi giorni erano a 20 km. dal centro di Kiev, però poi si sono fermati in tutto il paese e dalla capitale vanno e vengono un po’ tutti i leader mondiali, funzionano le ferrovie e l’aeroporto, la luce elettrica, gli approvvigionamenti: ma che razza di offensiva ha scatenato Putin? Una follia strategica visto migliaia di carri armati che – ci è stato detto – hanno invaso l’Ucraina con colonne fino a 60 km. di lunghezza. Ma i carri armati o sono riforniti di carburante o si fermano: possibile che i generali russi non ci hanno pensato? E che fine hanno fatto gli invasori, come mangiano, come si spostano? Ci sono decine di domande che restano senza risposta. Allo stesso modo si annunciano per giorni la scoperta di tragiche fosse comuni con migliaia di cadaveri, poi improvvisamente non ne parla più nessuno: ma i morti c’erano sul serio, oppure fortunatamente no?
Ogni TG parla sempre al condizionale, le fonti sono incerte se non contraddittorie. Abbiamo l’impressione che l’informazione sul conflitto sia zoppa, partigiana, poco verificata. Vorremmo poter avere notizie certe e documentate, solo allora ci si potrebbe fare una opinione meditata. Che Putin sia colpevole dell’aggressione ed invasione dell’Ucraina è fuori di dubbio, ma se il presidente degli USA Joe Biden lo definisce ufficialmente in TV “Criminale di guerra, dittatore assassino e delinquente”, significa che la stessa Casa Bianca non vuole costruire la pace, perché provocare l’avversario – per colpevole che sia – significa solo voler alimentare una sua reazione che, conoscendo Putin, non potrà che essere violenta.
Ma Joe Biden è davvero in grado di comandare la più grande nazione del mondo (ammesso lo sia ancora)? Oppure è un vecchietto un po’ stordito che deve leggere ogni riga che gli mettono davanti perché incapace di un pensiero proprio, così come deve assolutamente guardare fisso il “gobbo” che sta dietro ad ogni sua telecamera TV per lo stesso motivo? O è diventato semplicemente un burattino nelle mani di chi anche negli USA vuole moltiplicare gli effetti della guerra che – come sempre – permette di fare ottimi affari, soprattutto se a rischiare e ad andare in crisi è soprattutto l’Europa?
Comportandosi in modo così sprovveduto temiamo che Biden non sia un portatore di pace, forse perché – facendo la voce grossa – spera di far dimenticare al mondo le porcherie che suo figlio ha combinato in Ucraina o, più semplicemente, è alla disperata ricerca di consensi in vista del voto americano di medio termine che a novembre rischia di polverizzarlo. Di sicuro è un personaggio non all’altezza del ruolo nonostante gli osanna (sempre più forzati) di tutti i progressisti del mondo. Immaginate per un attimo se a provocare così Putin fosse stato Trump: minimo sarebbe stato indicato come un ignorante in politica estera, provocatore e guerrafondaio. Ma Biden è “democratico” e – come i suoi mentori Obama e Clinton – deve essere accompagnato sempre dal plauso preventivo e preconcetto, anche se sembra sempre di più un vecchietto sostanzialmente incapace di affrontare le responsabilità del suo ruolo.
Ecco allora che si ha l’impressione, riguardo alla guerra in Ucraina, che spesso ci sfugga la verità per finire nella propaganda. Giorno per giorno appaiono (e spariscono) numeri inverosimili, seguono smentite spesso altrettanto inverosimili o minacce catastrofiche che poi (per fortuna) vengono ridimensionate. Ma soprattutto ci sono troppi silenzi, omissioni, commenti pilotati. I “vecchi del mestiere” (come Tony Capuozzo) sono molto più cauti nelle loro analisi rispetto alla legione dei nuovi “esperti” che hanno conquistato le prime file nei talk-show rubando il posto a quelli del Covid, così come già ribadito.
Le responsabilità di una invasione sono chiare, ma chi stia lavorando veramente per la pace è molto meno chiaro, così come anche tra i “buoni” ci sono cose che non quadrano. Zelensky, per esempio, ottiene una “standing ovation” a Montecitorio dopo aver messo fuori legge solo poche ore prima 12 partiti di opposizione tutti dichiarati “filorussi”: qualcuno l’ha notato e si è posto qualche domanda?
La realtà è che forse la verità ha molte facce, angolazioni, giudizi diversi ed è soprattutto molto più complicata, così come la storia dell’Ucraina che geograficamente è una “fusione a freddo” di genti molto diverse tra loro. Pensiamo che sia un errore armare l’Ucraina, che l’Italia e l’Europa dovrebbero continuare concretamente ad aiutare dal punto di vista umanitario ma NON inviare armi, anche perché è contraddittorio o perlomeno curioso esporre poi le bandiere della pace. La scusa per bombardare Hiroshima fu che era l’unico mezzo per costringere il Giappone alla resa, altrimenti avrebbe resistito ancora per mesi con grandi perdite di vite umane, ma ad oggi la Russia ha dispiegato in Ucraina solo una parte della sua forza: se armiamo e rafforziamo l’avversario sarà una continua escalation senza mai arrivare ad un armistizio con morti e disastri da ambo le parti.
Solo la diplomazia può portare ad una tregua: se le “condizioni minime” chieste da Putin sono ragionevoli e l’Ucraina può essere garantita dall’ Occidente nella sua sovranità, perché non spingere su queste basi? Questo è il punto che va affrontato, ma se si spara soltanto non si ragiona, mai.
Anche il Papa ha detto: “La vera risposta alla guerra non sono altri armamenti, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo, non facendo vedere i denti”.
Il Papa si è “vergognato quando ha letto che un gruppo di Stati si sono compromessi a spendere il 2 per cento del Pil per l’acquisto di armi come risposta a questo che sta accadendo, pazzi!”. Per il Pontefice è “ormai evidente che la buona politica non può venire dalla cultura del potere inteso come dominio e sopraffazione, no, ma solo da una cultura della cura, cura della persona e della sua dignità e cura della nostra casa comune. Lo prova, purtroppo negativamente, la guerra vergognosa a cui stiamo assistendo, penso che per quelli di voi che appartengono alla mia generazione sia insopportabile vedere quello che è successo e sta succedendo in Ucraina. Ma purtroppo questo è il frutto della vecchia logica di potere che ancora domina la cosiddetta geopolitica”.
“La storia degli ultimi settant’anni lo dimostra – ha osservato sempre il Papa – guerre regionali non sono mai mancate, per questo io ho detto che eravamo nella “terza guerra mondiale a pezzetti”, un po’ dappertutto, fino ad arrivare a questa, che ha una dimensione maggiore e minaccia il mondo intero”. Ma il “problema di base è lo stesso: si continua a governare il mondo come uno “scacchiere”, dove i potenti studiano le mosse per estendere il predominio a danno degli altri.”