Come l’Europa potrà superare la crisi attuale?
A ben pensarci, l’Europa si è messa in una posizione assurda con le proprie mani: ha delegato il suo rifornimento energetico alla Russia, la sua tecnologia alla Cina, e la sua difesa agli Stati Uniti. E adesso è costretta a barcamenarsi qua e là, e la situazione potrebbe peggiorare ancora se la Cina ne approfittasse per attaccare Taiwan: poiché anche il governo di Pechino sembra voler sostituire il principio del diritto internazionale con il principio del più forte. E quale politico è stato capace di “pensarci bene” negli ultimi 20 anni? Ben pochi. A Bruxelles siedono persone molto intelligenti che vedono tutto in termini di costi e utili. Ma dal 24 febbraio scorso tutti hanno dovuto aprire gli occhi davanti alla dura realtà, ed era ora. Dove c’è una crisi, lì si creano necessità di cambiamento e l’apertura a nuove soluzioni.
Soluzioni per l’energia
Tutto il piano a tappe per uscire dai combustibili fossili è andato all’aria e questo potrebbe portare sia a un rallentamento che a un’accellerazione della produzione dell’energia alternativa, in forma di centrali eoliche e solari. Di vento in Europa ce n’è abbastanza (animalisti permettendo), ma per le centrali solari a nord delle Alpi non ci si può aspettare una grande produzione. Sarebbe quindi più sensato installarle nelle aree deserte del Nordafrica, sparse fra il Marocco e l’Egitto, il che costituirebbe pure un finanziamento indiretto per quei paesi poveri. E dato che essi sono in contrasto fra di loro, se per qualche motivo politico venisse a mancarne uno, ce ne sarebbe sempre un altro pronto. Questo vale anche per la produzione dell’idrogeno molecolare tramite elettrolisi dell’acqua. Per quel che riguarda le centrali nucleari, si stanno sperimentando i reattori a torio, che sembrano abbastanza promettenti, mentre per quelli a fusione, che sarebbero la soluzione definitiva, siamo ancora in alto mare.
Soluzioni per la tecnologia
Il trasferimento massiccio di tecnologia dall’Europa alla Cina era basato esclusivamente sul costo della manodopera e su ciniche considerazioni politiche: gli operai cinesi non hanno rivendicazioni sindacali. Il popolo cinese è molto disciplinato, intelligente ed affidabile, ed ha una lunghissima tradizione di civiltà, tutt’altro che inferiore a quella europea. Purtroppo viene molto da dubitare che l’attuale governo cinese sia altrettanto affidabile, soprattutto dopo che sono venute alla luce le crasse violazioni dei diritti umani perpetrate sulla popolazione uigura. Il processo di distacco delle industrie europee dalla Cina sembra già cominciato, ed è facilitato dall’automatizzazione cibernetica delle fabbriche, dove è indispensabile sempre meno manodopera. La nuovissima fabbrica automatica Tesla nel Brandeburgo dovrebbe fare da battistrada a questo sviluppo. Naturalmente anche questo processo durerà necessariamente a lungo. La tecnologia superiore che abbiamo portato in Cina continuerà a stare lì, ma quanto a lungo resterà tale? Il progresso tecnico prosegue senza posa ed a velocità crescente, e se le idee innovative si producono e si sviluppano di preferenza nei sistemi democratici, e non vengono più trasferite in Cina, essa si ritroverebbe alla lunga con una tecnologia obsoleta.
Soluzioni per la difesa
Questo è il punto più dolente di tutti. Siamo ancora sotto l’ombrello protettivo della Nato, ma per quanto tempo ancora? Gli Stati Uniti hanno sempre più bisogno di concentrare le loro forze armate sull’Oceano Pacifico. Se un successore di Biden decidesse di testa sua di chiudere tutte le basi in Europa, gli europei resterebbero in mutande come è già successo in Afghanistan. Essi dovrebbero vergognarsi di essere incapaci di difendersi militarmente da soli. Senza gli armamenti convenzionali e nucleari degli Stati Uniti ed i loro ruolo-guida l’Unione Europea non è in grado di difendersi, anche se la Francia ha già dato la sua disponibilità con la Force de Frappe munita di armi atomiche. Da molte parti s’invoca la creazione di un comune esercito europeo, ma esso presuppone un comando unitario. Che senso avrebbe un’Europa che verso l’esterno vuole agire come un blocco unico, mentre all’interno è spaccata da contrapposizioni nazionaliste che la rendono incapace di decidere? Sarebbe ancora più debole dell’Impero Austro-Ungarico, il quale almeno aveva almeno un imperatore Asburgo come capo assoluto. Quindi non c’è allo stato attuale nessuna soluzione bella che pronta. Occorre uno sforzo continuato nel tempo, l’Europa dovrebbe progressivamente riarmarsi senza però dare l’impressione agli americani di essere in grado di fare tutto da sola. Ma un processo del genere potrebbe durare oltre 20 anni, almeno fino al 2050.
Soluzioni per la politica
L’avvicinamento sempre più stretto l’“ever closer Union” come sta già scritto nel trattato di Roma del 1957, ha avuto l’effetto di mettere in gioco delle forze repulsive molto potenti che agiscono a distanza ravvicinata. Questa è fisica elementare. Nelle ultime elezioni in Francia, oltre il 50% degli elettori hanno scelto nel primo turno i partiti, sia di destra che di sinistra, che hanno uno sguardo molto critico sull’EU. Ma sono soprattutto le nazioni più piccole, come l’Olanda o il Lussemburgo, che temono di venire schiacciate dalle più grandi, come la Germania, più di quanto temono di esserlo dagli U.S.A. In Germania ha fatto colpo la sentenza della Corte Costituzionale di Karlsruhe, due anni fa, che ha invalidato una sentenza data dalla Corte di Giustizia Europea. Anche in Italia i movimenti sovranisti stanno dilagando. Ma il timore di venire schiacciate dalla Russia è diventato così preponderante che ha avuto l’effetto di creare un ravvicinamento fra i paesi europei. Adesso il governo di Varsavia ha smesso di vedere in Bruxelles il pericolo numero 1 per la sua sovranità, e lo è diventata Mosca, la quale peraltro nella storia polacca occupa questo ruolo da una tradizione plurisecolare. Così si spiega l’improvviso cedimento del governo di Moraviecki sullo stato di diritto, mentre fino ad ora aveva tenuto duro con estrema testardaggine. Secondo Norbert Röttgen (CDU) sarebbe necessario che l’EU trovasse qualche sistema di includere tutta l’Europa Orientale, Russia compresa in una comunità, anche se non possono realisticamente entrare a far parte dell’EU in breve tempo.
La questione è che di veramente sovrano, nell’Unione Europea, non c’è più nessuno: né i parlamenti nazionali, che hanno ceduto troppe competenze a Bruxelles, né il Parlamento Europeo, che non può sfiduciare la Commissione ed ha spesso bisogno degli stati nazionali, i quali hanno pure bisogno degli Stati Uniti. Non può esserci sovranità al di fuori della sovranità del popolo; perciò è necessaria una completa legittimazione del Parlamento Europeo. Ma molti esperti di diritto la mettono in dubbio con argomenti fondati, fra i quali che per le elezioni nell’EU non vale il principio fondamentale “un uomo, un voto” dato che il voto degli elettori maltesi ha in proporzione dieci volte più peso di rappresentanza degli elettori italiani. E questo sarebbe un parlamento legittimato democraticamente? Tutti i tentativi di autolegittimarsi introducendo nuove riforme e dandosi profilo con candidati prominenti significa, secondo loro, arrampicarsi sugli specchi.
Secondo molti europeisti, l’unica soluzione possibile sarebbe la creazione di un vero organismo federale politicamente legittimato nella sua sovranità, che possa affrontare da pari a pari i vari Putin, Xi, Biden, mentre adesso non ci riesce nemmeno con Erdogan. Ma non tutti, ovviamente, sono d’accordo. Il primo ostacolo da affrontare sarebbe proprio l’abolizione dell’obbligo dell’unanimità nelle decisioni. Basta che Malta (86 mila cittadini) voti contro la risoluzione unanime degli altri 26 paesi (oltre 450 milioni di cittadini) che essa è automaticamente caduta. E in un tale groviglio di stati se ne trova sempre qualcuno che non sia d’accordo su qualcosa. Ma tale abolizione dovrebbe -essa pure- venire approvata… all’unanimità. Eppure è questa la causa principale dell’immobilismo dell’EU, il gigante incatenato.