Italia chiama Germania – Prosegue la raccolta di firme anche in Germania per indire quattro referendum abrogativi sul lavoro. L’obiettivo è il lavoro sicuro, eliminare le norme di flessibilità che rendono il lavoro precario e sottopagato in Italia. L’iniziativa “Per il lavoro ci metto la firma” è della Cgil. Perché firmare anche in Germania e dove. Il sostegno del DGB e IG-Metall. Ne parliamo con Franco di Giangirolamo (Cgil, Patronato Inca) da Berlino.

“Una parte non piccola della legislazione del lavoro, in particolare le norme sui licenziamenti del job act, i contratti a termine, liberalizzati e la responsabilità nei subappalti determinano condizioni di lavoro precarie e insicure” – dice Franco Di Giangirolamo, ex sindacalista Cgil ora in pensione  – “Questo è un grado di inciviltà è inaccettabile in un Paese che dovrebbe essere ispirato ai valori della Costituzione che mette al centro il lavoro. Con la richiesta di referendum vogliamo modificare quattro leggi ”.   

I quattro quesiti abrogativi sono sulle:

  • delle norme sui licenziamenti del Jobs Act
  • del tetto massimo dell’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato
  • della liberalizzazione dei contratti a termine
  • della norma che deresponsabilizza le aziende committenti di appalti e subappalti

Il Jobs Act è la riforma del diritto del lavoro a firma Renzi (2014) ma già la Legge Biagi 2003, introducendo diverse tipologie di contratti a termine, di fatto sanciva la disgregazione del mondo del lavoro. E i sindacati non hanno saputo intervenire e arginare quanto stava succedendo.

“Ecco allora che questa serie di argomentazioni maturate nel tempo ha convinto il sindacato a fare una chiamata ai cittadini”, dice Franco Di Giangirolamo.

Dopo due decenni si raccolgono i frutti e la situazione del lavoro in Italia è preoccupante. Gli stipendi non sono aumentati negli ultimi dieci anni, sono stagnanti e in diversi settori, non tutelati da un contratto di lavoro, sono al ribasso, non garantiscono una vita dignitosa. Chi può vivere guadagnando 3,5 euro all’ora? Per non parlare degli incidenti mortali sul lavoro: nei soli primi tre mesi del 2024 sono 191 gli infortuni mortali sul lavoro: “La logica della deresponsabilizzazione delle stazioni appaltanti nel dare gli appalti, cedere appalti a sempre ad altre imprese determinano un peggioramento delle condizioni di lavoro costante che aumenta il pericolo di vita, come abbiamo visto naturalmente in questi anni, aumentare il numero degli infortuni”, dice Di Giangirolamo. Vive a Berlino, ha alle spalle esperienza nella Cooperazione internazionale. Attualmente opera come volontario nell’assemblea Inca.

Raccolta firme in Germania. Tutte le sedi Inca hanno raccolto e stanno raccogliendo le firme. Non tutte potevano essere certificate o per carenza di consolati o per carenza di avvocati volontari. Qui le iniziative di cui la redazione è venuta a conoscenza.

  • – Francoforte ha fatto due iniziative con raccolta di firme certificate con un’avvocata.
  • – Monaco sta facendo una iniziativa con raccolta di firme certificate con un’avvocata.
  • – A Berlino questa settimana ci saranno quattro banchetti in diversi punti della città.
  • – A Wolfsburg il 26 pomeriggio si terrà una assemblea convocata da IGMetall per gli operai italiani della Volkswagen

La raccolta firme è andata molto bene in Italia, il quorum è stato abbondantemente raggiunto. Perché allora continuare a raccogliere firme (fino a fine giugno) e perché anche all’estero? Perché raccogliere le firme degli italiani in Germania?

La campagna referendiaria è appena cominciata: serve molta informazione e collaborazione. Vogliamo far conoscere il referendum che poi ci sarà l’anno prossimo. Quindi adesso comincia il lavoro.

I motivi per raccogliere le firme anche in Germania sono solidali. Per prima cosa quando in un Paese si abbassa notevolmente il livello dei diritti elementari esigibili per tutelare il lavoro questo non è più un fatto nazionale, perché se va male per il lavoro in Italia non può andar bene in Germania.

In secondo luogo è un fatto che riguarda anche tutti quelli che se ne sono andati dal Belpaese, o perché maltrattati dalle norme del lavoro in Italia, oppure perché messi di fronte al degrado del Paese. Quindi è una chiamata per un coinvolgimento solidale.  

Ciò che la Cgil pone è quindi un problema che riguarda tutti i paesi. Per questo abbiamo voluto coinvolgere la confederazione DGB e l’IG-Metall. I sindacali tedeschi stanno prendendo atto di questa iniziativa e la stanno sostenendo.

L’obiettivo del referendum è dunque il pronunciamento popolare in Italia ma è anche la costruzione di una rete di relazioni transnazionali che possa tutelare quei minimi diritti del lavoro che consentono di dare dignità a chi tutti i giorni è costretto a lavorare per vivere.

Come si esplicita questo sostegno dei sindacati in Germania?

Noi abbiamo proposto con una lettera del Segretario nazionale Landini a tutte le organizzazioni sindacali con le quali siamo in rapporto in Europa, di pronunciarsi su questa iniziativa del Cgil di aiutare i connazionali italiani a firmare, a prendere coscienza, a partecipare, a discutere. Per esempio, a Wolfsburg, l’IG Metall della Volkswagen ha indetto per il 26 giugno un’assemblea nella quale si inviteranno i lavoratori italiani a firmare per il referendum. Questo è l’avvio di un percorso.

Come si può firmare per i referendum?

Si può firmare online se si ha lo Spid o la carta d’identità digitale. Raccogliere firme all’estero è poi difficilissimo perché le firme vanno certificate nei consolati e i consolati sono pochi. Per questo abbiamo dato la possibilità di raccogliere le firme presso le dodici sedi Inca in Germania.  Abbiamo messo a disposizione i locali e la presenza di un/a giurista che possa autenticare la firma. Comunque l’importante all’estero è raccogliere tante firme, anche se non sono certificate, perché hanno peso, dimostrano interesse e collaborazione.