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La Germania è prossima al voto, e la questione migratoria è al centro del dibattito. Ce ne parla Edith Pichler, descrivendo un elettorato pervaso da paure e diffusa richiesta di sicurezza, acuita dai recenti attentati. E un clima di gravi preoccupazioni tra gli immigrati, oggetto di attacchi razzisti e minacciati dai progetti di deportazione e espulsione (“remigrazione”) dei partiti estremisti. Pubblichiamo l’articolo apparso su Neodemos e gentilmente concesso alla nostra redazione dall’autrice Edith Pichler.

In vista delle imminenti elezioni, la discussione politica in Germania è principalmente centrata sui temi della migrazione e dell’integrazione, ed è resa incandescente dai recenti attentati compiuti da stranieri, profughi siriani e afghani. Già in vista delle passate elezioni europee, in alcuni Bundeslander il tema dell’immigrazione era diventato cruciale, e l’avanzata della AfD (Alternative für Deutshland) lo ha poi posto al centro del dibattito attuale.

Remigrazione

Il candidato alla cancelleria, Friederich Merz, esponente della CDU (Unione Crstiano Democratica), già presidente del consiglio di sorveglianza di BlackRock, puntava inizialmente a condurre una campagna elettorale centrata sui problemi socioeconomici della Germania, proponendosi come possibile risolutore. Ultimamente, però, è andato “inseguendo” il tema caro alla AfD, quello della “remigrazione”, che in realtà significa espulsione o deportazione. Ha destato scandalo l’approvazione da parte del Parlamento Federale delle mozioni restrittive in tema di migrazione, approvate con il sostegno della AfD e di parte dell’ambiguo partito di estrema sinistra BSW di Sahra Wagenknecht. Questo dibattito su temi migratori ha creato paure e insicurezze sia nella popolazione autoctona, sia in quella immigrata di vecchia generazione o discendente da immigrati e profughi del passato. Per alcuni, i violenti fatti recenti esigono maggiore sicurezza, e timori e paure spingono l’elettorato verso i partiti ostili all’immigrazione. Gli immigrati, preoccupati dall’orientamento ostile alla migrazione dell’opinione pubblica, temono di non essere più accettati come parte della società e dello stato nel quale vivono. Paure e bisogno di sicurezza da un lato, timore del rifiuto dall’altro, conducono alla polarizzazione e alla radicalizzazione del dibattito arroccato su posizioni non conciliabili. 

Profughi e mercato del lavoro

Un tema centrale del recente dibattito è l’integrazione nel mercato del lavoro dei profughi siriani, un tema che ha parzialmente oscurato quella dei profughi dall’Ucraina. Una parte rilevante dei profughi siriani è occupata in quei settori definiti “rilevanti per il sistema”, quali la logistica, la sanità, o la produzione alimentare. Rilevanti per il funzionamento dell’intero sistema paese, dal quale dipende anche il senso di sicurezza e stabilità della collettività. Il 62% dei profughi siriani regolarmente occupati e che pagano contributi sociali sono occupati in settori giudicati di rilevanza sistemica, contro il 48% dei lavoratori tedeschi. Il tasso di occupazione tra i siriani che era appena dell’8% a fine 2015, è cresciuto al 42% nel 2024. Andrebbe ricordato ai tanti che antepongono ad altre considerazioni i timori dell’insicurezza generata dai migranti siriani che questi contribuiscono significativamente con il loro lavoro alla stabilità dell’intero “sistema” del quale si teme l’indebolimento. 

Migranti disorientati

La propaganda antimigratoria e razzista è insidiosa, anche se non mancano posizioni di coraggiosa resistenza. Tra le tante è significativa quella di una profuga dall’Iran, alla Deutschlandfunk (radio nazionale tedesca): “anche se la AfD mi vuole rimandare indietro, non me ne vado. In Germania mi sento sicura, è uno stato di diritto a differenza dell’Iran… manifesto per dire che se anche ho paura, non mi lascio scacciare”. Questa è una donna adulta e presumibilmente istruita. Ma che dire di quei tanti bambini figli di profughi che nelle scuole sono vittime di bullismo, e che si sentono dire – come il bambino di terza elementare di una scuola di Meissen: “l’AfD è ora il partito più forte qui, quindi puoi fare i bagagli”? Questo episodio, e mille altri, sono i frutti dei semi diffusi dall’AfD che, purtroppo risvegliano qualcosa che giace dormiente in molti tedeschi, specialmente dell’Est, dai quali è assai difficile liberarsi con dichiarazioni e manifestazioni!


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