GERMANIA – Un cancelliere che non parla, non vede e non sente? E neppure ricorda?

Quando il nuovo governo federale tedesco si è insediato, nessuno immaginava a quali dure prove lo avrebbero costretto le crisi internazionali. Certo, un governo degno di questo nome dovrebbe avere la capacità di affrontarle tutte, però bisogna riconoscere che in questo “anno del destino” 2022 si sono accumulate tante di quelle crisi di tale gravità che c’era da aspettarsi che la coalizione-semaforo faticasse molto a trovarci il bandolo della matassa.

Un governo nato per guidare la più rosea transizione ecologica si è trovato improvvisamente confrontato con la crisi dell’approvvigionamento energetico a causa della guerra in Ucraina. Nato per perseguire ideali pacifisti si è improvvisamente visto costretto ad esportare armi sul teatro di guerra e sborsare 100 miliardi di dollari per il suo riarmo. Nato per incrementare l’integrazione europea, ha sollevato la diffidenza di tutti i suoi partner dell’EU, compresi i più fidati. Il governo senza idee risolutive e paralizzato dalle discussioni interne perde la fiducia dei propri elettori.

Secondo l’ultima indagine di opinione condotta dall’agenzia INSA, il 62% dei tedeschi si dichiara insoddisfatto della politica di Scholz e solo il 25% ne risulta d’accordo.

Un totale disastro

Questa è una vera pacchia per il capo dell’opposizione CDU Friedrich Merz, che durante il congresso della CSU si è spinto a qualificare Scholz come il “cancelliere più privo di rispetto di tutti i tempi”.

“Il più debole cancelliere di tutti i tempi”, lo ha da parte sua titolato il settimanale Focus. Si cercano paralleli con il suo predecessore Gerhard Schröder, in quanto inciuciato con la Russia, mentre lui è inciuciato con la Cina. Il suo comportamento indeciso e stranamente esitante durante la crisi ucraina ha suscitato contro di lui l’indignazione degli alleati occidentali senza conquistare la benevolenza degli orientali.

In realtà il suo intelletto anseatico, che non concepisce altra politica se non in forma di negoziati e trattative, si rivela insufficiente ad affrontare situazioni in cui regnano posizioni intransigenti e guerrafondaie. Incredibile, e perfino ridicolo, è stato il suo comportamento trascurato e ritardatario all’inizio dell’invasione russa in Ucraina, fino al punto che il presidente Wolodymyr Selenskyj lo ha criticato aspramente: “Abbiamo bisogno dal cancelliere Scholz di avere la sicurezza che la Germania sostiene l’Ucraina”. Insomma: deciditi da che parte stare.

A parole Scholz sta con loro, e promette forniture di armi, che però non arrivano mai, mentre invece arrivano giustificazioni pretestuose. Insomma la Germania, che è il quarto esportatore mondiale di armi in ordine di grandezza, e lo fa in ogni angolo del mondo, trovava improvvisamente, o meglio inventava strane difficoltà e impedimenti dirimenti alla Don Abbondio per non rifornirne l’Ucraina.

Si è visto anche durante la visita ufficiale del premier palestinese Abbas, durante la quale si è lasciato andare a feroci attacchi verbali contro Israele senza destare la minima reazione da parte di Scholz che stava lì accanto: il che a sua volta ha destato moltissime reazioni negative da parte di tanti altri interessati.

Scholz ha replicato a scoppio ritardato, distanziandosi ufficialmente dalle dichiarazioni del palestinese, ma oramai tutto suonava come una giustificazione ben trovata. Anche il suo rifiuto pretestuoso di accordarsi con gli altri stati dell’EU sul prezzo del gas ha avuto un effetto lacerante per le politiche comunitarie. Perfino il suo alleato più stretto, il presidente francese Macron è rimasto aspramente deluso. Ed il profilo pubblico di Scholz incomincia lentamente ad assumere tratti mefistofelici, o peggio: andreottiani.

“Andreotten”

Tutta la sua riservatezza può venire interpretata ben altrimenti che un tratto distintivo del suo carattere anseatico. Soprattutto la sua sistematica smemoratezza davanti alle indagini del Tribunale di Colonia per lo scandalo Cum-EX. Si tratta del più grosso scandalo finanziario nella storia della Repubblica Federale, ed Olaf Scholz, che era a quell’epoca il borgomastro di Amburgo, vi si trova impicciato gravemente assieme al suo braccio destro di allora, Johannes Kahrs, che a causa di ciò si è già dovuto dimettere da tutti i suoi incarichi politici. Davanti alla commissione d’inchiesta parlamentare, il cancelliere ha dovuto riconoscere di aver dato risposte sbagliate a certe domande che gli erano state fatte, ma naturalmente egli non aveva mentito, ma semplicemente non si era ricordato bene. Eppure si trattava di domande semplicissime, ad esempio: si era mai incontrato con il noto banchiere Christian Olearius (la cui banca privata Warburg & Co. si trovava in difficoltà perché doveva restituire alle casse dello stato ben 90 milioni di euro che aveva frodato all’erario)? Sì o no? Benché a Berlino sembra che manchi una “gola profonda”, il giornalista Oliver Schröm ha preannunciato l’uscita di un suo libro-inchiesta intitolato “Die Akte Scholz. Der Kanzler, das Geld, die Macht” in cui rivela dettagli sconosciuti sul conivolgimento del cancelliere. In una intervista con il giornale “Der Tagesspiegel” alla domanda se lui può dimostrare che Scholz mente, lui ha risposto chiaramente di sì.

Sindrome Cinese

Il non plus ultra sembra raggiunto nell’affare con i cinesi per il porto di Amburgo, che dal punto di vista puramente economico è piuttosto irrilevante (appena 65 milioni di euro) ma dal punto di vista politico un dono del cielo per la Cina, a cui verrà concessa la partecipazione nelle infrastrutture tedesche. In questo caso il cancelliere si trova contro non solo gli altri Stati membri dell’EU, non solo i russi, non solo gli ucraini, non solo gli americani, ma perfino i membri del suo stesso governo. Ignorando sovranamente il veto di ben sei dei suoi ministri, Scholz vuole ad ogni costo che si concluda l’affare che vedrà il governo cinese impossessarsi legalmente di una parte del secondo porto d’Europa. Solo a chi non riconosce altro che la dimensione economica sfugge il devastante segnale politico di questo affare, stigmatizza il settimanale Der Spiegel. E questa cecità proprio da un esponente ufficiale della socialdemocrazia!

Viaggio al centro della Cina

Il viaggio a Pechino che il Cancelliere ha fatto, accompagnato da una delegazione di economisti tedeschi, è considerato uno schiaffo in faccia ai suoi critici. Ed avviene proprio subito dopo il congresso del Partito Comunista Cinese, che ha visto l’intronizzazione di Xi Jinping come nuovo sovrano assoluto del Celeste Impero. Come un cortigiano che fa finta di non aver sentito le sbavature del suo re, Scholz fa finta di non aver sentito le minacce esplicite mandate da Xi Jinping all’indirizzo di Taiwan. “In un momento peggiore non sarebbe potuto partire” ha deprecato il quotidiano conservatore “Augsburger Allgemeinen”, Secondo il rituale tradizionale, all’intronizzazione di ogni nuovo imperatore cinese seguivano le spedizioni dei paesi vassalli che andavano a compiere gesti di omaggio e sottomissione ai suoi piedi. Ecco, il viaggio di Scholz a Pechino sembra proprio rinnovellare quest’antica tradizione. Sempre Friedrich Merz ha osservato che la coalizione al governo ha preannunciato per la prossima primavera una nuova strategia per la Cina. Non sarebbe stato meglio intraprendere quel viaggio soltanto dopo questa chiarificazione? La guerra contro l’Ucraina e la presa di posizione unilaterale della Cina a favore della Russia non rendono necessario rivedere la nostra posizione? Il Cancelliere che il 27 febbraio scorso ha annunciato pubblicamente un cambiamento epocale non dovrebbe tenerne conto? O forse, da allora ad oggi, si sono fatte valere presso di lui certe lobby?

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