In Germania la Ferrero, una delle più importanti imprese dolciarie a livello mondiale, ha dovuto difendersi da inqualificate accuse della stampa tedesca di aver modificato “segretamente” la composizione della Nutella, la crema alla nocciola più cara ai consumatori. La direzione ha precisato che i leggeri ritocchi apportati recentemente alla formula della Nutella sono del tutto irrilevanti ai fini della qualità della crema alla nocciola più diffusa nel mondo e per il resto sostiene di non essere tenuta a dare altre spiegazioni
La mitica crema alle nocciole lanciata sul mercato da Michele Ferrero nel 1964 con il nome di Nutella e commercializzata da allora anche in Germania fa quasi parte di una moderna “Weltanschaung ” dei tedeschi, un modo di vivere e di nutrirsi piacevolmente. Soltanto così si spiegano, almeno in parte, le perplessità e l’indignazione di molti consumatori tedeschi, reali o simulate che siano, e che secondo la stampa del Paese sarebbero conseguenti ad alcuni recenti cambiamenti piuttosto marginali e insignificanti che la Ferrero ha deciso di apportare alla ricetta Nutella.
Ma chi mai ha avuto la scellerata idea di modificare la composizione della Nutella, un prodotto vincente in tutti i mercati mondiali, senza prima informare i consumatori?
È un po’ questo il tenore delle reazioni del comune uomo della strada in Germania nell’apprendere che la Centrale del Consumatore di Amburgo aveva reso noto che la Ferrero aveva “segretamente” modificato la composizione della ricetta della Nutella. Un’iniziativa che la Ferrero di Francoforte, dopo il sorgere delle prime scadalizzate proteste, s’era subito affrettata a spiegare definendola come il risultato della semplice decisione di stabilire un nuovo rapporto percentuale tra alcune componenti della ricetta. Si tratta, a ogni buon conto, soltanto di un leggero ritocco, precisa la Ferrero, di una “Feinjustierung” come si direbbe in tedesco, e che nella sostanza non viene in nessun modo a modificare in termini degni di nota le apprezzate caratteristiche della crema nougat più richiesta e apprezzata al mondo.
Modifiche del tutto irrilevanti
Molto probabilmente anche quest’ultimo attacco della stampa tedesca ha tutta l’aria di essere un altro tentativo di mettere bastoni tra le ruote dell’ormai multidecennale e irrefrenabile successo della Nutella Ferrero. Punto di partenza, la constatazione che qualcosa doveva essere cambiato nella Nutella a giudicare dal suo colore divenuto ultimamente leggermente più chiaro, la qualcosa non era sfuggita a molti consumatori tedeschi. Un’impressione corretta – aveva poi precisato la Centrale del Consumatore di Amburgo – perché, in base alle analisi, nella Nutella risulta aumentata in termini percentuali sia la polvere di latte, passata dal 7,5 all’8,7%, sia anche il contenuto dello zucchero salito dal 55,9 al 56,3 per cento. Va dovutamente precisato ad alta voce che siamo al cospetto di variazioni percentuali dell’1,2% nel caso della polvere di latte e dello 0,4% per quanto riguardo lo zucchero.
Come conseguenza del modificato rapporto percentuale di queste due componenti il colore della Nutella è divenuto leggermente più chiaro. L’aspetto un po’ scandaloso della vicenda, secondo i consumatori e anche alcune organizzazioni che li rappresentano in Germania, sarebbe che la Ferrero avrebbe eseguito l’operazione in tutta segretezza e che interpellata a proposito si sarebbe riufiutata di precisare di quanto nella Nutella sia conseguentemente diminuito il contenuto di nocciole. L’accusa di segretezza fa un po’ ridere almeno chi ha avuto modo di paragonare (che è poi il caso di chi scrive) i vecchi e i nuovi vasi della Nutella con i modificati dati percentuali delle varie componenti. Tutto alla luce del sole, quindi, e nessun tentativo di segretezza da parte della Ferrero.
A parte ciò, si fa finta d’ignorare che la Ferrero non è obbligata a fornire questo tipo d’informazione. La ricetta della Nutella è segreta, al pari dei prodotti di simile grandi imprese che operano su scala mondiale nel settore alimentare, come Coca-Cola, Maggi o Red Bull. A parte il colore, chi ultimamente ha avuto modo di fare un confronto tra le due Nutelle, prima e dopo il leggero ritocco della ricetta, ha constatato sia una maggiore densità della crema della Nutella, sia un suo gusto leggermente più dolce. Tutto ciò è evidentemente il risultato del maggior contenuto di latte in polvere e di zucchero che ha l’effetto di attenuare leggermente il sapore della nocciola. Ora una Nutella più dolce può senz’altro piacere ai bambini ma non sempre a un consumatore adulto che abbia un palato educato a percepire e a godere il sapore più naturale possibile di ciò che mangia.
Nutella sempre più richiesta
A questo punto la stampa e consumatori tedeschi si pongono due domande. La prima è come mai la Ferrero abbia deciso di cambiare una ricetta alla quale ultimamente la ben nota Stiftung Warentest aveva assegnato il voto di “sehr gut” premiandone espressamente “aspetto, odore e gusto”. La seconda domanda è di vedere se la Nutella sia ancora in grado di mantenere il suo primato nella classifica compilata dal Stiftung Warentest che è più nota e la più stimata organizzazione tedesca in difesa dei consumatori, che gode del sostegno finanziario dello Stato tedesco.
Se lo sono chiesti anche i redattori di “Galileo”, la trasmissione del canale televisivo ProSieben dedicata ai temi delle novità scientifiche, i quali in un servizio dedicato alla vicenda Nutella avrebbero avanzato il sospetto che il cambiamento della ricetta, con una percentuale più alta di latte in polvere a scapito di un minore contenuto di nocciole, decisamente più care, abbia unicamente avuto il fine di assicurare alla Ferrero maggiori utili.
Un’ipotesi che non avrebbe alcun risvolto scandaloso e che, comunque, la Ferrero si guarderà bene dal commentare, anche perché la ricetta della Nutella ha tutto il diritto di restare assolutamente “top secret”, come quelle dei prodotti alimentari di grande diffusione e successo mondiale.
Sarebbe come immaginare che i manager di Parma andassero a raccontare in giro i segreti della produzione del Parmigiano Reggiano. Conseguentemente la Ferrero non potrà che limitarsi a dare indicazioni assolutamente marginali sulle modifiche apportate alla ricetta Nutella evitando di inoltrarsi sui perché della decisione di modificare i rapporti delle sue componenti.
Polemica fuoco di paglia
Per il resto, anche questo è facilmente prevedibile, le critiche della stampa tedesca non cambieranno nulla nel successo della Nutella. Ci sarà chi dirà che la “nuova” Nutella gli piace di più e ci sarà anche chi deluso dal cambiamento dirà di voler passare a un prodotto della concorrenza. Resta da osservare che la delusione manifestata da alcuni articoli sulla vicenda Nutella potrebbe anche essere stata promossa da una certa concorrenza tedesca incapace di contrastare lo smagliante successo di un prodotto alimentare italiano sul grande e sempre molto conteso mercato della Germania.
Non è sicuramente un caso che i vasi della Nutella spesso siano esposti nei ripiani inferiori degli scaffali dei negozi alimentari mentre più in alto sono esposti più visibili i prodotti della concorrenza con nomi come Rapunzel Samba Dark, Ovomaltine Crunchy Cream, Bio Gourmet, MinusL, Choco Nussa, Nocciolata, Ja!Nuss-Nougat-Creme, Zentis Nusspli, Nudossi Haselnuss-Nougat e molte altre marche,come la Nudossi nota anche come la Nutella dell’Europa dell’Est dove veniva prodotta già ai tempi della DDR. Alcune anche più care della Nutella con un molto alto contenuto di nocciole, come la Samba Dark, altre generalmente più a buon mercato, come Choco Nussa o Nuss-Nougat-Creme.
L’ultimo pesante attacco a firma tedesca contro la Ferrero risale agli ultimi mesi dello scorso anno quando la presidente della Commissione per la difesa dei consumatori, Renate Künast, accusò la Ferrero di sfruttare il lavoro minorile servendosi in Romania di un subfornitore che per la confezione delle uova Kinder si serviva di famiglie che facevano lavorare anche i loro bambini. Un’accusa che poi si rivelò in buona parte insostenibile, perché anche in Germania vige la stessa consuetudine di far lavorare i bambini per tre ore al giorno, una usanza tradizionale tollerata sia dallo Stato tedesco, sia dalle Chiese cattolica e protestante.