Michela ha cercato di difendersi.
Ha teso le braccia in avanti e in preda al terrore ha cercato di ripararsi dai colpi di coltello che le piovevano addosso. Ma i colpi erano troppi e lei non ce l’ha fatta. Alla fine, sul suo cadavere, ne verranno contati 47. Era uscita dalla casa dei suoi genitori, dove era tornata a vivere dopo la separazione, per incontrare Mattia, il suo ex marito che diceva di volerle restituire qualcosa. Con un pretesto Mattia è riuscito a farla salire in macchina, dove l’ha poi presa a coltellate. L’uomo si è poi tolto la vita. Lo hanno trovato ancora seduto al posto di guida ormai morto. Michela Noli aveva 31 anni.
Sara stava rientrando a casa dopo una serata con il suo nuovo ragazzo.
Un’auto ha speronato la sua macchina e lei ha spento il motore. Poi un uomo ha aperto la portiera e ha iniziato a riversare il contenuto di una bottiglia di liquido altamente infiammabile che si è sparso sul suo volto e dai suoi vestiti si è riversato abbondante dentro l’abitacolo. Poi lui, Vincenzo, l’ex fidanzato della giovane donna, ha usato un accendino e dato fuoco alla macchina. Infine è corso dietro alla donna che diceva di amare, l’ha raggiunta e con lo stesso accendino le ha dato fuoco. Mentre Sara correva disperata, sono passate due automobili, ma non si sono fermate a soccorrerla. Sara Di Pietrantonio aveva 22 anni.
Di Maria ancora non si è trovato l’assassino.
Il suo corpo è stato ritrovato senza vita in fondo alla piscina di un ristorante. Chiunque si sia scagliato contro di lei, non ha avuto alcuna pietà: l’ha violentata e poi affogata, colpendola ripetutamente alla testa. Maria Unghureanu non aveva ancora compiuto 10 anni,
Anche di Valentina ignoriamo il nome dell’assassino, sappiamo solo che è stata uccisa a colpi di spranga.
L’oggetto insanguinato è stato abbandonano da un uomo in fuga, mentre il volto deformato della sua vittima restava a terra senza vita. Valentina aveva 29 anni.
C’è un macabro corteo che attraversa l’Italia, una parata silenziosa guidata dalla prima vittima di quest’anno, Gemma Majerotto, strangolata dal figlio il 4 gennaio, e chiusa, almeno per ora, da Elizabeth Huayta Quispe, strangolata a mani nude dal marito il 23 Novembre. Tra la testa e la coda di questa fila, ci sono i 116 cadaveri di donne che, in questo 2016, hanno perso la vita per mano di un uomo. Uccise da mariti, fidanzati, spasimanti, ex, ma anche vittime di rapinatori e di uomini violenti che le hanno aggredite per i più futili motivi. Il legno di questa croce che incombe su ogni donna, in Italia e non solo, è stato tagliato da un ceppo assai robusto, da un albero millenario che ha per concime l’asservimento e l’umiliazione del corpo femminile. Una pratica che non conosce soste e che si perpetua in pace e in guerra.
Come ogni 25 Novembre, anche anche questo anno è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Il 26 Novembre, un altro corteo ha attraversato l’Italia. Questa volta è stata una manifestazione di donne vive, che chiedono di essere libere nei loro corpi e nelle loro scelte. Donne in marcia per gridare la loro rabbia a chi le punisce per il solo fatto di essere donne; unite per ribellarsi a una violenza condannata a parole, ma tollerata nei fatti. Donne che sanno che il femminicEidio è l’estrema conseguenza della cultura che lo alimenta e lo giustifica. E in tema di alimenti, pare quasi che i bambini vengano nutriti da un latte maschilista. Madri educate in società maschiliste, allevano maschi impregnati di machismo, che toccheranno in sorte ad altre donne che di quelli saranno forse le future vittime. Una catena senza soluzione di continuità che potrà essere spezzata solo con l’impegno di tutte le donne, non una di meno.