Nella foto: Maurella Carbone al presidio davanti al Consolato generale d’Italia a Francoforte lo scorso 22 giugno. Foto di ©Coordinamento donne di Francoforte

Italiane/i in Germania bocciano l’Autonomia Differenziata

La rivista „Lavoro e Salute“ ha recentemente intervistato Maurella Carbone, insegnante di italiano, rappresentante del Movimento Autonomia differenziata nel Coordinamento donne di Francoforte. Nell’intervista, Maurella Carbone riflette sul suo legame con l’Italia e confronta la realtà tedesca, discutendo delle differenze culturali e politiche tra i due paesi. L’intervista affronta anche temi attuali come l’autonomia differenziata in Italia e il federalismo tedesco, offrendo un’analisi delle implicazioni di questi sistemi sui rispettivi contesti nazionali. Qui l’intervista fatta da Maria Teresa Capozza.

“Ciao, teutonica! – esclama la mia amica, avvolgendomi in un lungo abbraccio che vuol porre rimedio al tempo trascorso. “Ma un po’ di nostalgia della tua terra non ne hai? Non ti manca il nostro mare, il sole? non ti mancano le nostre “belle notizie”? Che si dice di noi, lassù in Germania? Dai, racconta…”

Guarda che la Germania ha mare, sole, tanta natura… terra struggente anche quella! In quanto alle nostre “belle notizie”, arrivano e in alcuni casi sono incomprensibili ai più: i tedeschi, che amano l’Italia e gli italiani, sono lì ad arrovellarsi su come facciamo noi a sopportare tutti i paradossi che ci capitano, senza che succeda il finimondo. Ma come è possibile – si chiedono, ad esempio – che la seconda carica dello Stato dichiari pubblicamente di avere in casa il busto del duce, e non viene giù il tetto? In Germania sarebbe probabilmente già scattata la Verfassungsschutz, la protezione della Costituzione, e in tal caso il signor La Russa se la dovrebbe vedere con la legge! E la notizia di Scurati censurato in RAI? Ha fatto talmente scalpore che il suo discorso è stato pubblicato dal principale quotidiano bavarese (2), così come la notizia del proscioglimento della filosofa Di Cesare dall’accusa di diffamazione del ministro Lollobrigida (3). E hanno pubblicato anche la notizia della querela al professor Canfora da parte della presidente Meloni (4), pardon, DEL presidente Meloni. Che lì fa un bel po’ ridere, dato che per anni Frau Merkel non ha avuto nessuna remora di fronte al titolo di signorA  CancellierA!

Insomma di noi si sa tutto, con grande gioia degli italiani in Germania, immagino…

Beh, proprio tutto no… Per quello che mi risulta, l’autonomia differenziata (AD) regionale, quella peste bubbonica che sta per travolgere l’Italia, nei media tedeschi non ha trovato spazio. Ma d’altro canto come meravigliarsi, visto il lunghissimo silenzio di televisioni e giornali italiani? Per fortuna un varco lo hanno aperto per tempo le voci del Coordinamento Donne Italiane di Francoforte, che è sempre in stretto contatto con i Comitati italiani contro la AD.

Attraverso questo gruppo e la sua portavoce, Maurella Carbone, gli italiani in Germania hanno saputo cosa è la AD e quali disastri produrrà, se dovesse essere approvata. Un altro veicolo di diffusione è stato il giornale Corriere d’Italia, che ha fatto una prima opera di alfabetizzazione e continua ad aggiornare sul tema. E poi ci sono le sezioni ANPI in Germania che hanno rilanciato l’argomento, pubblicizzando i dibattiti organizzati da alcune comunità italiane. Senza dimenticare Radio MIR, la radio degli italiani all’estero, che su questo argomento trasmette settimanalmente.

Lo so, tu sei contraria, ma la regionalizzazione di cui parla Calderoli non è forse simile al federalismo tedesco? Potrebbe non essere una cattiva scelta.  Il ministro ne parla anche come di una opportunità di crescita per il Sud perché solleciterebbe lo spirito di emulazione  tra Regioni…

Il ministro Calderoli? Quello che nel 2005 formulò la legge elettorale e dopo qualche tempo ebbe a dire: “Sì l’ho scritta io, ma è una porcata!” No, amica mia, se vogliamo parlare seriamente, dobbiamo mettere in chiaro un paio di cose: la prima è che in Germania esiste sì l’autonomia, ma non è differenziata tra territori. Mentre da noi le 15 Regioni a statuto ordinario (teniamo per il momento da parte le 4 Regioni a statuto speciale e le 2 Province autonome) potranno andare al mercato delle competenze e chiederne allo Stato chi questa, chi quella, chi una, chi ventitré, in Germania tutti i 16 Stati federati, i Länder, hanno le stesse competenze nelle stesse materie. Le conseguenze in Italia? Difficile da prevederle tutte, ma certamente egoismi e competizione, perdite di diritti, disuguaglianze tra cittadini per il semplice fatto di risiedere in territori diversi, per non parlare del caos istituzionale e organizzativo in tutta la nazione. Hai presente un enorme incrocio con decine di semafori che improvvisamente non sono più sincronizzati tra loro? Insomma noi italiani rischiamo di vedere spaccato il nostro Paese, i tedeschi invece  no.

E qual è la seconda cosa da mettere in chiaro?

Che il federalismo è, diciamo così, il “marchio di fabbrica” della Germania come la unità indivisibile lo è dell’Italia.

Cosa è questa storia dei marchi di fabbrica, spiegati meglio. Intanto che ne dici di un buon caffè?

Ecco, il caffè mi sembra un’ottima idea, e intanto che metti su la caffettiera, ti spiego rapidamente il primo punto. Lo sai che nel 1871 la Germania raggiunse l’unità perché circa 40 Stati sovrani di lingua tedesca – bada bene, veri e propri Stati indipendenti, non regioni di uno Stato unitario – si accordarono per creare una Confederazione? Certo, non fu una cosa facile soprattutto perché quelli di maggior peso, come Baviera e Sassonia, non volevano che il loro prestigio e il glorioso passato risultassero sfocati, per di più per affidare la guida del nuovo organismo politico al poco amato imperatore di Prussia. Alla fine la grave congiuntura politica spinse tutti a trovare la quadra, con la garanzia che le specifiche identità degli Stati sarebbero state salvaguardate attraverso solide forme di autonomia. E così vide la luce il Secondo impero  tedesco.

Penso di aver capito. E come andarono le cose per l’Italia?

Per l’Italia le cose andarono diversamente. Fino alla metà dell’800 i territori italici pur accomunati da una sostanziale identità culturale e religiosa, rimasero politicamente divisi. A governarli c’erano da lungo tempo potenze, quasi tutte straniere, per le quali le nostre terre erano campo italiani l’unica libertà desiderabile coincise con l’unione dei fratelli italiani, mai più divisi. “Liberi non sarem se non siam uni”, “fratelli su libero suol” scriveva Manzoni (10) e a quei versi si accendevano gli animi e si caricavano le armi.

Ti riferisci alle guerre di indipendenza, a Mazzini, i Mille, Garibaldi?

Già, il processo di unificazione dell’Italia, che si realizzò nel 1861. In definitiva a distanza di pochi anni, Italia e Germania raggiunsero entrambe l’unità, ma se in Germania la Confederazione fu la soluzione utile a unire le forze e a salvaguardare i particolarismi degli Stati, in Italia le idee federali, con buona pace di Cattaneo, non trovarono terreno fertile. Prevalse infatti, il programma politico di Mazzini, fautore dell’unità nazionale, e si arrivò all’unitario Regno d’Italia, guidato dai Savoia.

Ecco in arrivo un vero caffè italiano! E noi come arriviamo ad oggi?

Saltando a piè pari le due guerre mondiali, eccoci al momento in cui, ormai fuori dalla guerra e dal fascismo di Mussolini, gli italiani e le italiane votano contro la monarchia, scelgono la forma repubblicana e nel 1948 sigillano all’articolo 5 della Costituzione il “marchio di fabbrica”: “una e indivisibile”. Così quel binomio, concepito più di un secolo prima, viene confermato come il nodo identitario della vita e della storia istituzionale italiana. E lo rimane fino agli anni ’90 del secolo scorso, quando la propaganda leghista ha cominciato a suonare il piffero della secessione e – insieme ad una consistente parte della sinistra italiana – ha composto una cantilena sulle cui note prima – e siamo nel 2001 – è stata scritta la riforma del Titolo V della Costituzione, e poi i l disegno di legge sull’ autonomia differenziata. Così quel binomio, la nostra identità, rischia di andare in dissolvenza per via della “secessione dei ricchi”: la Lombardia e il Veneto a guida leghista, e l’Emilia-Romagna a  guida PD.

Tu credi, dunque, che l’AD regionale incrinerà l’unità nazionale? Ma non è simile al federalismo tedesco, che invece funziona?

Ti sbagli, amica mia! Io sono certa che l’autonomia differenziata romperà l’unità nazionale, come dimostrano decine di analisi di autorevoli studiosi e osservatori indipendenti. Anche la Chiesa cattolica ha pronunciato parole inequivocabilmente contrarie! In quanto alle differenze rispetto al federalismo, se vuoi riprendiamo con la Germania. Uscita dalla seconda guerra mondiale e dal nazismo hitleriano, per la Germania le lancette della storia hanno cominciato a girare vertiginosamente e fra trattative e occupazioni delle potenze vincitrici, come ben sai, si è ritrovata divisa in due parti e con destini diversi. Gli 11 Stati tedeschi controllati dalle potenze occidentali, i Länder, si sono dati istituzioni e leggi specifiche proprie (alcuni anche inno e bandiera) e nel contempo hanno creato un organismo comune sovranazionale, il Bund. E’ nata così la Repubblica Federale, la Bundesrepublik di Germania, che nel 1949 ha provveduto a darsi la sua Legge Fondamentale,  la Grundgesetz, con principi, istituzioni, leggi e procedure federali, al fine di armonizzare se stessa con i Länder ed i Länder tra loro. Il 1990 è l’anno della riunificazione tra la Bundesrepublik e la Repubblica  Democratica tedesca  (D.D.R.), fino a quel momento sotto il controllo sovietico;  altri 5 Stati federati sono allora confluiti nella Federazione, portando a 16 il numero dei Länder che oggi formano la  Germania.

E così anche la Germania via via ha confermato il federalismo come suo “marchio di fabbrica”, giusto?

L’art. 20 della Grundgesetz non lascia spazio a dubbi: “La Repubblica Federale di Germania è uno Stato federale democratico e sociale” e per coniugare lo spirito autonomista degli Stati federali e lo spirito unitario federalista, il potere legislativo è stato affidato rispettivamente al Bundesrat  ed  al Bundestag.

Non deve essere stato facile scrivere le leggi di uno Stato fatto da Stati che hanno già le proprie leggi; mi viene da pensare a un condominio di condomini…

Forse il paragone regge, solo un tantino più complicato… Di fatto in Germania ci sono da un lato materie su cui i Länder hanno potere legislativo esclusivo, come la scuola; da un altro quelle in cui il potere esclusivo spetta alla Federazione; da un altro ancora ci sono le materie sulle quali la legislazione è concorrente e possono legiferare sia la Federazione che i Länder. Pur senza potersi sovrapporre per i motivi storici che ricordavo, possiamo dire che un meccanismo simile si ha in Italia, ma con una grossa differenza. Per quanto riguarda la legislazione concorrente, infatti, in Italia lo Stato si limita a definire i principi generali (quella che chiamano “cornice”), mentre la potestà legislativa del dettaglio spetta alle Regioni. In Germania invece, Stato federale e Länder hanno la stessa potestà legislativa, ma alla Federazione spetta legiferare per prima. Pertanto la Federazione, se lo ritiene opportuno, regolamenta con sue leggi ed esclude i Länder dalla definizione delle norme. Ti sembra una differenza  da poco?

Eh no, così il rapporto cambia decisamente: circa la legislazione concorrente, in Germania il potere della Federazione è più ampio di quello che l’Italia riconosce allo Stato, che è come dire che in questo settore le nostre Regioni hanno più potere dei Länder. A cosa si deve questa differenza, secondo te?

Mi spiego il diritto alla preminenza dello Stato federale alla luce del comma 2 dell’art. 72. Se su alcune materie sottoposte a legislazione concorrente si viene a  manifestare la  necessità di realizzare equivalenti condizioni di vita su tutto il territorio federale o di tutelare l’unità giuridica o economica nell’interesse dello Stato, allora la Federazione interviene con legislazione propria. Lo Stato centrale, quindi, vigila sull’uguaglianza dei cittadini di tutti i territori e sulla sicurezza dello Stato centrale, e nel caso in cui veda sbilanciamenti o pericoli, si attiva con regole federali.

E per quali materie lo Stato manifesta questa attenzione?

Vuoi l’elenco? Diritto di soggiorno e residenza degli stranieri, assistenza pubblica, legislazione economica, contributi per l’ istruzione e la promozione della ricerca scientifica,  sicurezza economica degli ospedali, tariffe ospedaliere, procreazione della vita umana, informazioni genetiche, trapianti, legislazione sui generi alimentari fino ad arrivare alla circolazione stradale e alla costruzione di grandi strade federali e relativi pedaggi e  tributi.

Si tratta per molti versi di materie delicate, riguardanti le fasce più deboli ed esposte: immigrati, malati, giovani in formazione, lavoratori.

Esatto. Direi che qui si coglie l’impegno effettivo dello Stato centrale nella difesa della dignità e dell’uguaglianza dichiarate nei primi articoli della Grundgesetz, affinché nessuno sia escluso o privilegiato sulla base del proprio territorio di residenza. In definitiva il confine dei diritti coincide con il confine della Germania e non con quello dei Länder, ai quali si impedisce di intraprendere soluzioni che procurino danno agli altri. E’ lo spirito del federalismo cooperativo.

Parliamo di risorse. Quali sono i Länder più ricchi?

Quelli più meridionali, ossia Baviera e Baden Württenberg. Ma non è sempre stato così: in un recente passato la Baviera era povera e per tutto  il periodo compreso tra il secondo dopoguerra e gli anni ’80 del secolo scorso fu sostenuta nel suo sviluppo dai contributi che i Länder più ricchi versavano ai sensi dell’art. 107 della Grundgesetz. Dagli anni ’80 la Baviera ha spiccato il volo e quindi è passata da Stato “beneficiario” a  Stato “donatore”.

Anche in Germania dunque vige il dovere della solidarietà economica prescritto dalla nostra Costituzione all’art. 2?

Certo, ed è in virtù di questo dovere che si è potuta compiere la riunificazione delle due Germanie, con i tedeschi occidentali, i W-essi, che dal 1991 contribuiscono allo sviluppo dei loro connazionali ad oriente, gli O-ssi: tutti i tedeschi, in ragione del loro reddito e indipendentemente da dove risiedono, sono chiamati a versare tasse di solidarietà, la cui cifra totale fino ad ora stimata si aggira intorno ai duemila miliardi di  euro.

Prima hai detto che la scuola in Germania rientra nella competenza esclusiva dei Länder. Ho capito bene?

Purtroppo sì. Ci sono 16 diversi sistemi scolastici, ognuno dei quali decide su ordini, gradi, anni di studio, percorsi, programmi, riconoscimento dei titoli, selezione dei docenti e tanto altro ancora. Si tratta di un antico retaggio degli Stati federati che la Federazione non ha modificato e che affronta tramite la “Conferenza Permanente” dei sedici Ministeri scolastici, le cui decisioni sono vincolanti per tutti. Io tuttavia, trovo pericolosa questa prospettiva. Ecco, se fosse approvata l’autonomia differenziata, in Italia il sistema scolastico unitario sarebbe smantellato a favore di un puzzle che potrebbe arrivare a contare 20 pezzi, in ragione delle nostre Regioni, con un’altra croce sulla identità nazionale. In quanto alla possibilità di armonizzare i sistemi tramite una commissiona ad hoc, beh, lo sai come si dice da noi, no? Quando in Italia non si vuole agire, si nomina  una commissione…

Lasciamo perdere… Dimmi invece, visto che hai insegnato in un liceo tedesco, quali limiti hai rilevato nella scuola dei  Länder?

Poiché i programmi vengono definiti a livello di Land e la singola scuola può ulteriormente modificarli, si tende ad insistere molto sulla dimensione locale; inoltre per acquisire risorse aggiuntive a quelle statali, anche negli organi di indirizzo e controllo della scuola pubblica possono trovare spazio i potentati economici del luogo. La combinazione di questi fattori può portare a risultati pericolosi: il fazzoletto di territorio può diventare l’ombelico del  mondo,  a scapito di una prospettiva capace di abbracciare il Paese nel suo insieme culturale, storico, geografico e di allargarsi oltre, mentre le scelte educative, la libertà d’insegnamento, la pluralità culturale possono essere condizionate dagli investimenti privati. A risentirne è il futuro dei giovani: accade addirittura che per razionalizzare le risorse, in alcuni Länder bambini di soli 8-9 anni, non ancora usciti dal percorso della scuola elementare, debbano già scegliere la scuola da intraprendere successivamente. Questo significa decidere che cosa vogliono fare nella e della loro vita! A me una prospettiva simile sembra disumana, pari solo a quell’ altra opzione, proposta e per fortuna subito ritirata in seguito alla protesta di genitori e docenti, per cui, sempre alla stessa età, i bambini avrebbero dovuto tassativamente intraprendere il percorso scolastico indicato dai  loro  insegnanti.

Se ci fermiamo agli argomenti di cui abbiamo fino ad ora chiacchierato, che altra differenza vedi tra i due Stati?

Vedo che in Germania gli affari esteri, l’unità del territorio doganale e commerciale, i trattati in materia commerciale e di navigazione, gli scambi di merci e di capitali con l’estero, le poste e la telecomunicazione, i trasporti ferroviari, sono materie che lo Stato si tiene ben strette nella sua competenza legislativa esclusiva. In Italia invece, su temi simili – rapporti internazionali, commercio con l’estero, grandi reti di trasporto, ordinamento della comunicazione – lo Stato ci mette solo la cornice, lasciando alle Regioni la potestà legislativa, e la differenza mi lascia inquieta…

C’è da stare inquieti, sì, ancor più se si pensa alle altre due frecce all’ arco dell’ attuale governo: una si chiama premierato assoluto, l’altra  riforma  della magistratura…

Ecco, vedi? Torniamo al punto di partenza: in Germania gli italiani per molti versi appaiono come un popolo incomprensibile, che sembra voler tollerare o non ritenere gravi dei temi che nei paesi democratici non si affaccerebbero sulla ribalta politica neanche passando dalla porta di servizio!

E i tedeschi come potrebbero spiegare un accanimento simile contro la Costituzione?

Alcuni lo farebbero con una parolina facile facile da tradurre: Prefaschismus.

E cosa farebbero, se questo accadesse in Germania?

Oltre che alla Verfassungsschutz, la protezione della Costituzione, si appellerebbero alla Grundgesetz, che in ultima analisi riconosce a tutti i tedeschi das Recht zum Widerstand, ossia “il diritto di opporre resistenza” contro chiunque tenti di sovvertire l’ordinamento costituzionale.