Nella foto: Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea Bruxelles. Foto di © EmDee Wipkipedia

Commissione Europea: disparità di genere nella selezione dei commissari

La composizione del prossimo Collegio dei Commissari dell’Unione Europea, che sarà guidato da Ursula von der Leyen per il suo secondo mandato, evidenzia una netta disparità di genere. Finora, solo cinque dei 17 Paesi dell’UE che hanno nominato i loro commissari hanno presentato una candidata donna, rappresentando appena il 29% del totale. Questo dato si pone in netto contrasto con l’obiettivo dichiarato dalla presidente Von der Leyen di garantire la parità di genere all’interno dell’esecutivo europeo.

Von der Leyen, prima donna a presiedere la Commissione Europea, ha esplicitamente chiesto ai governi nazionali di nominare due candidati – un uomo e una donna – per ogni posizione, al fine di facilitare la creazione di un Collegio equilibrato dal punto di vista del genere. Tuttavia, nessuno Stato membro ha finora rispettato pienamente questa richiesta, ponendo una sfida significativa al suo impegno per l’uguaglianza.

“Voglio scegliere i candidati più preparati che condividono l’impegno europeo. Ancora una volta, punterò a una quota paritaria di uomini e donne al tavolo del Collegio”, ha dichiarato Von der Leyen al Parlamento Europeo a Strasburgo, subito dopo la sua rielezione a luglio. I governi dell’UE hanno tempo fino al 30 agosto per presentare i nomi dei loro candidati, con l’intenzione di assegnare i portafogli prima delle votazioni di nomina nelle commissioni competenti del Parlamento Europeo a settembre e ottobre.

Le candidature femminili

Oltre alla stessa Von der Leyen e all’ex primo ministro estone Kaja Kallas, nominata a capo della politica estera dell’UE e vicepresidente della Commissione, solo quattro altri Paesi hanno finora presentato candidate donne: Croazia, Spagna, Svezia e Finlandia.

Dubravka Šuica, attuale commissaria croata, è stata riconfermata per un altro mandato, mentre la Spagna ha proposto la ministra dell’Ambiente Teresa Ribera, nella speranza di assicurarsi un portafoglio di rilievo nel campo del clima o dell’energia. La Svezia ha nominato Jessika Roswall, ministra degli Affari Europei, e la Finlandia ha scelto l’europarlamentare Henna Virkunnen.

La predominanza maschile

Tuttavia, nei rimanenti posti di commissario, le candidature maschili dominano. Tra i nove Stati membri che devono ancora annunciare i loro candidati, le donne papabili sono poche. In Danimarca, ad esempio, il ministro per la cooperazione allo sviluppo e la politica climatica globale, Dan Jørgensen, è considerato il favorito. In Portogallo, Miguel Poiares Maduro, ex ministro dello Sviluppo Regionale, è visto come la scelta più probabile. Lussemburgo è diviso tra due candidati uomini: Nicolas Schmit, l’attuale commissario, e l’eurodeputato Christophe Hansen.

Nei restanti sei Paesi ancora indecisi o riservati sulle loro scelte (Belgio, Bulgaria, Cipro, Italia, Lituania e Romania), le candidature femminili sono rare, rendendo sempre più difficile per Von der Leyen raggiungere la parità di genere nel Collegio.

Sfide e prospettive

Von der Leyen ha promesso di sviluppare una “Tabella di marcia per i diritti delle donne” durante il suo secondo mandato, con l’obiettivo di colmare il divario retributivo e pensionistico tra i sessi, affrontare la violenza contro le donne e facilitare la conciliazione tra vita familiare e lavorativa. Tuttavia, la sua credibilità come sostenitrice dei diritti delle donne potrebbe essere messa a rischio se non riuscirà a raggiungere un equilibrio di genere nella sua squadra.

La Commissione uscente, composta da 14 uomini e 13 donne, è stata la più equa fino ad oggi, ma la mancanza di obbligatorietà legale nella richiesta di nomine bilanciate tra i sessi lascia tutto nelle mani della buona volontà dei leader europei.

In questo contesto, un portavoce della Commissione Europea ha dichiarato: “Un paio di settimane fa, la Commissione ha inviato la lettera della presidente agli Stati membri chiedendo loro i nomi dei candidati al posto di commissario. La scadenza per la risposta degli Stati membri è il 30 agosto. In questo contesto non commenteremo i singoli annunci degli Stati membri”.

La situazione si evolve rapidamente e resta da vedere quale sarà la prossima mossa di Von der Leyen per affrontare questa sfida cruciale, in un’Unione Europea sempre più consapevole dell’importanza della parità di genere.