Nella foto: Friedrich Merz. Foto di ©Deutsche Bundestag, Fotografo: Thomas Köhler / photothek

Il compromesso raggiunto tra CDU, SPD e Verdi per il maxi-piano da 500 miliardi di euro segna un punto di svolta significativo per la politica economica e ambientale della Germania. Tuttavia, la decisione di destinare ben 100 miliardi di euro alla transizione ecologica e di sancire l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2045 nel Grundgesetz (Costituzione tedesca) ha scatenato un’ondata di critiche, soprattutto da parte di quella base elettorale che aveva votato per un’inversione di rotta rispetto alla politica climatica della coalizione „semaforo“ (SPD-Verdi-FDP).

Molti conservatori si sentono traditi e parlano apertamente di un „tradimento elettorale“. Durante la campagna elettorale, Friedrich Merz si era presentato come un difensore della stabilità economica, contrario all’eccessiva spesa pubblica e deciso a mantenere la Schuldenbremse (freno all’indebitamento) come pilastro della politica fiscale tedesca. Eppure, oggi la CDU, per garantirsi un ruolo centrale nella futura coalizione di governo, ha accettato non solo di allentare la Schuldenbremse, ma anche di destinare ingenti risorse a un’agenda ambientale che fino a pochi mesi fa criticava duramente.

Opposizioni e ricorsi al Tribunale Costituzionale

L’accordo, però, non è passato senza ostacoli. Alcuni parlamentari hanno presentato nuovi ricorsi d’urgenza alla Corte Costituzionale di Karlsruhe per cercare di bloccare la votazione del Bundestag sul pacchetto finanziario prevista per martedì. La deputata indipendente Joana Cotar ha annunciato di aver presentato per la seconda volta un’istanza per posticipare il voto, e la Corte ha confermato di aver ricevuto il ricorso. Anche tre parlamentari della FDP intendono fare lo stesso, sostenendo che il tempo di discussione per un pacchetto di centinaia di miliardi di euro sia insufficiente.

Florian Toncar, esperto finanziario della FDP, ha dichiarato all’agenzia di stampa dpa: “Il governo federale non è stato in grado di rispondere in modo chiaro e semplice alle domande più basilari su questo pacchetto di debito.”

Secondo Toncar, è incostituzionale che solo tre giorni prima del voto finale siano state introdotte modifiche significative, come la norma sulla neutralità climatica entro il 2045. Questa accelerazione metterebbe a rischio un dibattito serio e trasformerebbe la discussione parlamentare in una mera formalità.

La Corte Costituzionale aveva già respinto diversi ricorsi la scorsa settimana, tra cui tentativi di annullare la sessione straordinaria del Bundestag e di bloccare il voto sul pacchetto finanziario. Tuttavia, rimangono ancora aperti tre ulteriori ricorsi e quattro denunce costituzionali, inclusa una da parte del partito Die Linke, che contesta la rapidità del processo legislativo per la modifica della Costituzione.

Le incognite del futuro: crescita, debito e sostenibilità

Se il compromesso sarà approvato dal Bundestag e successivamente ratificato dal Bundesrat, il nuovo governo dovrà affrontare una sfida colossale: garantire una crescita economica sufficiente per ripagare il gigantesco debito contratto per finanziare queste misure. La domanda che molti analisti si pongono è: la Germania riuscirà a mantenere il proprio ruolo di locomotiva economica dell’Europa senza sacrificare la competitività delle proprie imprese?

Il paese si trova già in una situazione di rallentamento economico, con l’industria manifatturiera in difficoltà e una crescente pressione fiscale sulle aziende. Il rischio è che, senza riforme strutturali, l’aumento del debito e i vincoli climatici possano trasformarsi in un freno alla crescita anziché in un volano per il futuro.

E poi c’è la questione energetica. La Germania ha scelto di abbandonare il nucleare, e il governo Scholz ha faticato a gestire la crisi energetica post-invasione russa dell’Ucraina. Ora, con un impegno ancora più vincolante sulla neutralità climatica, sorge una domanda inevitabile: come garantire una transizione energetica efficace senza riaprire il dibattito sul nucleare?

Merz tra leadership e rischio politico

Friedrich Merz si trova oggi a camminare su un filo sottile: da un lato deve dimostrare di essere un leader pragmatico, capace di prendere decisioni nell’interesse della stabilità del paese; dall’altro deve evitare di alienarsi completamente la base conservatrice della CDU, che già rumoreggia per il suo cambio di rotta.

Se l’accordo verrà confermato, la sua leadership sarà giudicata sulla capacità di trasformare questi investimenti in crescita economica reale. In caso contrario, rischia di essere ricordato come il leader che ha concesso ai Verdi una vittoria storica senza ottenere in cambio un reale vantaggio politico per il suo partito.

La partita è ancora aperta, ma una cosa è certa: la CDU di Merz non è più la stessa di qualche settimana fa.