Va bene farsi prendere in giro, ma il troppo è troppo. In Italia non paga mai nessuno e quindi nessuno ai vertici del Ministero della Giustizia si è preso la responsabilità dell’ennesima beffa allo Stato di “Johnny lo Zingaro”, pluriomicida ergastolano in permesso premio che è sparito nel nulla, per essere – per fortuna – arrestato di nuovo dopo 10 giorni di fuga.
Da sottolineare che per Giuseppe Andrea Mastini, conosciuto alle cronache giornalistiche con il nome di “Johnny lo Zingaro” o il “Biondino” si tratta della sua terza evasione dopo la condanna all’ergastolo vista quella avvenuta – sempre con l’ergastolano in permesso premio – il 30 giugno 2017 quando era (o doveva essere) detenuto nel carcere di Fossano ed ancor prima nel febbraio del 1987. Eppure, lo Zingaro, è un criminale decisamente pericoloso: omicida, sequestratore di persona, catturato dopo un conflitto a fuoco con la polizia. Che un ergastolano abbia dei permessi premio è già cosa da discutere, ma se li ottiene ed evade dovrebbe perdere il diritto di averne di nuovi e invece – appena tre anni dopo l’ultima evasione! – “Johnny lo Zingaro” non solo ne ha avuti di nuovi, ma è nuovamente sparito: errare è umano, perseverare – da parte della Giustizia italiana – sembra diabolico!
D’altronde è la Giustizia italiana ad andare alla rovescia: a sei mesi dall’inizio della pandemia del Covid più della metà dei mafiosi e criminali scarcerati “per motivi di salute” sono ancora in libertà e non sono rientrati in carcere, anche se fisicamente stanno benissimo.
A pagare, insomma, sono sempre e solo le vittime. Stordite, incapaci di reagire, risucchiate in un labirinto senza uscita. Così le vittime di malagiustizia raccontano di essersi sentite il giorno in cui si sono trovate coinvolte in una vicenda giudiziaria di cui erano totalmente all’oscuro. Chi ha dovuto affrontare un giudice fallimentare senza sapere perché, chi è stato portato in carcere per reati mai commessi, chi s’è trovato il decreto di sequestro preventivo sulla casa. Choc destinato a perpetuarsi nel tempo: riavere la fedina penale immacolata può richiedere decenni. Mentre la vittima invischiata in un’oscura vicenda giudiziaria viene trascinata in basso, i risarcimenti (spesso) restano un miraggio. Infine, può suonare come una beffa il fatto che, quand’anche una Corte avrà dettato l’agognata formula («assolto perché il fatto non sussiste»), non ci sarà tribunale disposto a portare sul banco degli imputati l’autore/autori dell’errore. Chi entra in questa spirale viene triturato dal sistema. Infatti, la condizione della giustizia italiana è desolante, ma ancor più desolante vedere chi punta il dito senza sapere o in malafede, come anche rappresentati di Associazioni di tutto rispetto (cfr. Libera) i quali pur di avere visibilità sono pronti a giudicare senza alcuna prova o motivo, ma solo perché così è stato deciso. Secondo i sondaggi, meno della metà della popolazione si fida della giustizia, inoltre, la quasi totalità è del parere che il sistema debba funzionare meglio. Il fatto che la Giustizia italiana sia tutt’altro che efficiente non lo dice soltanto parte del popolo italiano – quello non manettaro e giustizialista per intenderci (come alcuni giornali o associazioni o movimenti politici) – ma anche uno studio del Consiglio d’Europa che ha preso in esame la situazione in 40 paesi. In nessun paese d’Europa la procedura di dichiarazione di fallimento dura così a lungo, in media 2.648 giorni, ovvero circa 7,5 anni. Può succedere che aziende che attendono questi soldi dai debitori falliscano a loro volta. Per arrivare al giudizio di un processo penale passano in media 4 anni e 9 mesi. “Il sistema giuridico italiano funziona solo per chi è benestante e si può quindi permettere un buon avvocato. Chi non può è un debole. Il sistema è forte contro i deboli e debole con i potenti”.
Sempre secondo gli studi del Consiglio d’Europa alla fine del 2012 c’erano 4.650.000 cause civili ancora aperte e 1,5 Milioni di procedimenti penali non erano ancora conclusi. Uno dei problemi è la sproporzione tra la richiesta di giudizi e l’offerta. Questo è un problema di sistema. Ci sono certamente differenze tra giudizi civili e penali. Sicuramente vi sono numerose controversie che non trovano altra soluzione se non nel processo come valvola di sfogo. Inoltre, se la pena è troppo lieve si scatena lo sdegno dell’opinione pubblica che grida allo scandalo, oppure quando un caso cade in prescrizione, dopo un processo eterno ed alla fine nessuno è colpevole. Un noto magistrato di Palermo (ora membro del CSM) diceva: “molti cittadini desiderano davvero un sistema giudiziario veloce ed efficiente, che non debba prendere nessuno in considerazione, ma che tratti tutti i cittadini allo stesso modo, così come prevede la nostra Costituzione. La politica e la legislazione non hanno però ancora fatto tutto il possibile perché il diritto fondamentale all’uguaglianza sia portato davanti alla legge. Sogno che la nostra costituzione, che ritengo essere la migliore al mondo, possa essere non tanto riformata quanto applicata.” Però ci si chiede, quanti e quali magistrati hanno mai pagato ad oggi per la malagiustizia che regna in Italia? Quanti e quali magistrati sono stati giudicati inidonei o bloccati per non ricoprire più determinati uffici? Ricordo anni fa che a Barcellona un giudice donna – famoso per il suo essere integerrima – fu sospesa per un anno senza stipendio dopo che fu scoperto aver condannato un innocente e che per sua fortuna aveva scontato solo due anni di galera. Ma quanti in Italia hanno perso tutto o si sono anche tolti la vita o stanno ancora in carcere da innocenti per colpa di magistrati che non hanno saputo fare il loro lavoro? Ecco allora che un pluripregiudicato come “Johnny lo Zingaro” non solo possa avere permessi premio ma possa addirittura fuggire senza che alcuno paghi per questa sua fuga.