Anche in Italia diminuisco i cattolici. In aumento invece in Africa e in America latina. Occorre leggere i segni dei tempi per porvi rimedio
Ricevo da un attento lettore una lunga lettera che inizia con un interrogativo: “L’Europa sarà ancora cristiana?”. E mi documenta la domanda con un articolo di un mese fa tratto da L’Echo Magazine (settimanale svizzero come Famiglia Cristiana in Italia). Innegabile il “no confermato da un famoso ricercatore tedesco che ha inteso “spiegare al suo popolo l’avanzata lenta e progressiva dell’Islam in Europa” descrivendo in due libri la “marcia silenziosa legata alla “democrazia”. E conclude il mio lettore: “Triste per noi cattolici”.
“È saputo che una donna tedesca mette al mondo uno oppure, al massimo, due bambini”, al contrario degli Islamici che, per ora “stanno zitti”, ma probabilmente… intenderanno esigere l’applicazione della Sharia”.
È notevole la scarsa partecipazione dei cattolici alle cerimonie religiose che, secondo l’autore della lettera, è dovuta anche al fatto che il Pontefice “predica sempre l’accoglienza, ma di tutto questo mai una parola. Perché? Sono incoscienti (il plurale è nella lettera) di un prossimo futuro che il “ buonismo cattolico” ignora”.
Questa opinione è espressa anche da Fiamma Nirenstein nel libro The migration in to Europe. Secondo la scrittrice, “guardare l’Africa con comprensione non vuol dire che possiamo risolvere i problemi” nel nostro Continente, compresa la limitata affluenza alle Messe domenicali, in particolare a Natale, Pasqua, Ascensione, Pentecost, nonché alle feste dedicate alla Madonna, a San Giuseppe, agli Apostoli ed ai Santi. Partecipazione che, invece, c’è in Africa ed Asia.
Ove il Cattolicesimo è in crescita, come riporta il Rapporto Pontificio 2019, secondo il quale i Cattolici in Cina, che conta 1.419.745.756 di abitanti, ammontano a 4 milioni e 214 mila di persone, mentre il Continente africano, ove vivono 1.309.041.809 persone, registra la crescita maggiore di battezzati. Cioè il Cattolicesimo si è spostato dall’Europa, dove è nato, in altri Continenti, Sud America compresa dove, in Brasile, i fedeli sono quasi 180 milioni, quindi la maggioranza dei 210 milioni di abitanti.
In Italia, invece, i praticanti sono diminuiti, anche se la maggioranza della popolazione (60,1%) si dichiara ancora cattolica. Scarsa partecipazione che può comportare una lenta sparizione della nostra religione nella Penisola.
Colpa, secondo Marcello Veneziani, di Papa Francesco in quanto incapace “d’invertire la tendenza”, dato che tale riduzione non si registra solo in Italia.
Come aveva fatto Joseph Ratzinger persuaso di dover “rievangelizzare” l’Europa desacralizzata ed invasa dal relativismo, onde bloccare la tendenza della scristianizzazione ormai vigente, a causa dell’idea, diffusa, di un “io” che conta più di Dio, quali la devozione per la tecnologia, l’eccessiva dedica ai consumi, il culto della bellezza fisica, la perdita della moralità, le violenze fisiche.
Un modo di pensare che, per Veneziani, “non è certo iniziato col pontificato di Bergoglio e nemmeno con quello dei suoi predecessori”.
Il professor Borghesi onora, invece, “il carisma di questo Pontefice, che viene dall’esperienza del cristianesimo popolare latinoamericano e che sta indicando la possibilità di un nuovo incontro tra fede e realtà popolare… puntando sulle persone semplici, su un messaggio evangelico che va direttamente al cuore”.
Qualcun altro, invece, pensa che il Papa non stia “facendo granché per evitare l’attuale situazione”. Causata anche dalla scarsa ordinazione di nuovi sacerdoti, con la conseguenza che parecchi anziani preti devono dirigere molte parrocchie. Al che si aggiungono le integrazioni con le Nuove Unità Pastorali che alcuni Vescovi stanno creando in Europa per far sopravvivere la Cristianità. Scristianizzazione causata dalla mancanza d’istruzione religiosa, quindi dalla perdita della cultura cristiana ed evidenziata dalle cronache che, ogni giorno, danno notizia di furti (anche in chiesa, come successo giorni fa dove ad un fedele che pregava ad occhi chiusi è stato rubato il borsone!), insulti, violenze fisiche, aborti, stupri, omicidi singoli e di massa, uccisioni di fidanzate e mogli, nonché di figli e fratelli.
Tali cambiamenti nella società e nella Chiesa sono innegabili. Ma sarebbe sbagliato abbandonarsi alle lamentazioni.
Con queste né la vita né il mondo possono migliorare. Tutto resterà come prima, se non andrà peggio. Meglio è, come insegnava papa Giovanni, leggere i “segni dei tempi” per porvi rimedio.
Forse c’è bisogno di rinnovare anche la religione o il nostro modo di viverla.
Se Gesù ha rinnovato le religione del suo tempo, perché la Chiesa non potrebbe fare lo stesso?