All’indomani di un proprio lungo rituale il PD ha risolto, non senza perdite, le sue questioni interne. L’Italia politica e civile ha atteso pazientemente. Oggi sembra che tutti gli occupanti i Palazzi siano concordi sull’andare a votare subito.
Probabilmente attendere il 2018 per votare, all’indomani di quella che si rivelerà una durissima legge finanziaria, non fa piacere a nessuno degli attuali occupanti della stanza dei bottoni. Anche l’opposizione non vuole perdere il vantaggio che i sondaggi le attribuiscono. Quindi il miracolo bipartisan è compiuto; non abbiamo però una legge elettorale e non si vuole accettare quanto discende dalla sentenza della Consulta. Quindi con un impegno degno di molto migliore causa i nostri politici si affrettano a farne una.
È inutile dire che ognuno dei partiti (oggi presenti in Parlamento grazie ad una legge illegittima) lavora per una legge che gli permetta una vittoria; ma noi non entriamo in queste miserie da rubagalline perché riteniamo più che in ogni altro momento fondamentale parlare di contenuti: la via europea (tedesca) alla gestione dell’economia o della società è chiaramente fallita; il rigore che significa rinunzia, ma anche militarizzazione efficientista della organizzazione della società e della economia italiane non solo non corrisponde alle nostre peculiarità ma è sicuramente fuori dalla nostra cultura. Il gioco di identificare questo modo di gestire la politica europea con i Trattati e con l’Europa si è rivelato un suicidio, avendo infatti messo in cattiva luce l’ideale europeo e quindi premiato gli antieuropei. La vittoria in Francia di uno che dovrebbe essere favorevole al mantenimento di questo stato di cose non toglie che la maggioranza dei francesi è contro il sistema dell’Europa germanizzata/militarizzata/organizzata con sistemi da caserma.
In questo quadro a tutti noto si inserisce una sostanziale mancanza di idee e proposte alternative a quelle germanocentriche; in più, i media sono molto ben accorti ad evitare che questo stato di cose sia attribuibile ad una persona, uno Stato, un partito. Non siamo in una nazione nella quale qualcuno sostiene di essere il capo e il responsabile di uno stato di cose; qui siamo di fronte al gioco delle tre carte dove il malfunzionamento dei Trattati è da imputare ai Trattati stessi e quindi a suoi firmatari per lo più defunti; né è pensabile una revisione dei Trattati per il semplice fatto che nessuno dei protagonisti dell’Europa attuale vorrà modificarli per un intento comune, ma solo per raggiungere prima e meglio i propri obiettivi. Questo significa che un nuovo Trattato ispirato dall’interesse collettivo e non dalla mediazione di quelli dei vari firmatari non si raggiungerà; quindi le cose non potranno che peggiorare. Inoltre, la conduzione generosa ma autocratica e tecnicista della BCE sta per passare di mano ed il nuovo capo continuerà ad essere tecnicista, ma sicuramente meno generoso. Questa prospettiva nerissima è molto ben presente ai reggitori della politica italiana che quindi spingono per andare a votare presto per essere liberi dal giudizio elettorale per almeno 5 anni.
Sono ben coscienti di questa imminente catastrofe anche i capi di Confindustria e quindi assieme ai conservatori dell’attuale assetto politico (DS, FI,…) premono per cospicui premi di maggioranza e per grandi alleanze al fine di originare un governo più simile ad una dittatura che ad una democrazia. Dittatura che deve essere servire a contenere e limitare ogni forma di cambiamento. Cioè si ripropone la perversa alleanza tra poteri forti e politici conservatori (PD ma anche altri) che non si esprime con una esplicita forma di autoritarismo ma si cela dietro a formalismi e slogan mediatici vari e quindi sopravvive alle proprie immense inefficienze; la gente viene sistematicamente disinformata e quindi non è in grado di effettuare una scelta elettorale consapevole.
Non essendovi una proposta per il futuro gli esiti possibili sono una guerra civile (come accade ai paesi economicamente più deboli di noi) o una lenta eutanasia: il famoso declino che stiamo vivendo da anni.
Tutto ciò può essere esorcizzato solo nel caso in cui dall’opposizione venga elaborata una via italiana allo sviluppo e quindi ad una diversa Europa che abbia il pregio di sintetizzare in una unica proposta di politica economica gli interessi dei poteri forti e quelli delle moltitudini. Serve un miracolo e noi italiani alle strette lo abbiamo sempre fatto, lo faremo anche questa volta.