Per tanto, troppo tempo gli italiani all’estero hanno rivendicato la piena partecipazione nei processi democratici del nostro paese per rafforzare e mantenere vivi i legami con il nostro paese. Il riconoscimento costituzionale del voto per eleggere diciotto parlamentari, ne ha sancito lo strumento universale per affermare i diritti e i doveri e riportare la comunità all’estero nell’alveo degli interessi, dei sentimenti e dell’agire nazionale italiano.
Ci accingiamo a rinnovare la rappresentanza parlamentare della circoscrizione estero per la quarta volta nell’arco di tre lustri. Dopo un presunto periodo di rodaggio è lecito pensare, oramai, che questo esercizio di partecipazione sia giunto a maturazione in termini di rappresentatività nominativa, generazionale e contenutistica capaci di interpretare al meglio i profondi cambiamenti sociali e culturali, nonché globali, che attraversano le società moderne. Ora, a partire da questa tornata elettorale, lo sforzo collettivo dovrà spingerci ad aggiornare i progetti per gli italiani nel mondo e le lancette dei nostri orologi con la realtà dei fusi, continuando a seguire nei meridiani e nei paralleli le tante storie, che i cambiamenti epocali stanno scrivendo nei luoghi d’insediamento delle nostre comunità.
Allo stesso tempo, occorre ricordare che, siamo gli eredi di quelle felici ma estenuanti rivendicazioni dei diritti. Tutti i teofori, che si sono succeduti nello scambio della fiaccola di quelle battaglie, hanno consegnato idealmente una grande responsabilità intrisa di speranza alle nuove generazioni di italiani all’estero, quelle di recente mobilità, quelle nate nella diaspora e degli italodiscendenti, orgogliose della loro origine, entusiaste di appartenere ad uno dei paesi più influenti e più belli del mondo. A loro il compito di impegnarsi a garantire e rinnovare i valori e i diritti acquisiti in patria e nel mondo.
L’apporto alle istituzioni italiane delle esperienze maturate all’estero potrà concorrere ad anticipare il futuro per favorire il nuovo che avanza inesorabilmente e che, per molte ragioni, in Italia stenta a manifestarsi ed ad affermarsi. I futuri parlamentari eletti nella circoscrizione estero avranno l’arduo compito di incalzare le istituzioni nazionali ad un maggiore protagonismo, per assumere decisioni coraggiose, e compiere scelte nel contempo audaci e lungimiranti, affinché i forti diventino giusti e i deboli siano sicuri e protetti nel paese e nell’ambito della comunità internazionale. “Insomma, i nostri rappresentanti non devono smettere mai di essere affamati, né di essere folli. Ovvero, come diceva il filosofo, devono avere un caos interiore, per generare una stella danzante”.
In questi giorni gli italiani all’estero si accingono a compiere delle scelte politiche e ad esprimere un voto per eleggere i loro rappresentanti. Ricordare il senso di responsabilità che tale impegno comporta, come anche ricordare agli stessi candidati di essere coscienti del ruolo, che gli viene affidato in caso di elezione, è un obbligo che dovrebbe portarli ad agire con onestà e lealtà verso le istituzioni e gli elettori. L’Italia e gli italiani all’estero meritano di avere delle istituzioni credibili, a cui far riferimento sia nei periodi di difficoltà, come anche nei momenti di euforia e di festa. Aspirare di vivere in un paese normale e pregiarsi di appartenere alla comunità italiana, che ha fatto la storia del mondo, oggi diventa tanto difficile quanto utopico, permanendo le ampie condizioni conflittuali da cui muove la spasmodica lotta per il potere politico. Ai candidati nella circoscrizione estero, che in questi giorni girano in lungo e in largo nella propria ripartizione elettorale, viene spontaneo chiedere di esprimere e far conoscere le ragioni del loro impegno politico, e di rappresentare quanto di buono noi, attraverso loro, possiamo fare per l’Italia, rifuggendo da cosa il nostro paese può fare per gli italiani all’estero. Sarebbe un indiscutibile segno di maturità per integrare i cinque milioni che vivono all’estero nel circuito formativo, economico e culturale italiano per unire i due mondi in un unico destino e prepararli a nuove sfide. Un cambio di paradigmi è oramai maturo, perché ci toglierebbe da uno stato di subordinazione per proiettarci in una sfera di rapporti lineari.
L’Italia di oggi, oltre agli irrisolti e atavici problemi, che per alcuni aspetti ne pregiudicano la tenuta sociale, è confrontata con difficoltà inedite e con problemi irrisolti, e tra questi i più rilevanti sono: la disoccupazione, le disuguaglianze sociali e delle opportunità, la sicurezza e l’integrazione dei cittadini stranieri. Un tema, quest’ultimo, di difficile soluzione nazionale e di persistente aspra contesa elettorale, che ha dei riflessi comparabili alle rivendicazioni degli italiani all’estero, che ovunque nel mondo sono confrontati con le stesse e identiche difficoltà. Le diverse legislazioni in giro per il mondo hanno normative differenziate, restrittive o più permissive in materia di diritti; da qui le questioni che hanno influenzato il clima e gli esiti delle recenti campagne elettorali in Inghilterra, Stati Uniti, Germania e Francia. La vigente legge italiana in materia necessiterebbe di aggiornamenti per depotenziare la narrazione politica e mediatica, perché concorre a dividere aspramente il nostro paese: da una parte i sovranisti e protezionisti interessati a garantire “primi i nostri”, dall’altra i fautori di una società libera e aperta, rispettosa del multilateralismo e costruita sui rapporti internazionali.
Le elezioni politiche del 4 marzo simboleggiano al tempo stesso una fine e un inizio, che significa rinnovamento e cambiamento. Il futuro al quale gli italiani all’estero aspirano, dovrebbe basarsi su un ruolo riconosciuto e inclusivo nei processi democratici del nostro Paese, ed essere declinato in maniera che, si riducano le differenze e sia premiato il merito in un paese libero e democratico in cui i pochi ricchi dovrebbero essere in grado di aiutare i molti poveri, perché diversamente sarà difficile riuscire a contenere l’esasperazione dei tanti e salvare i pochi. All’estero siamo chiamati ancora una volta a favorire un’ampia partecipazione, a promuovere una diffusa e capillare informazione e a garantire trasparenza e affidabilità del voto. L’impegno che metteremo in questo sforzo aiuterà il nostro paese e chi lo serve ad essere più credibile.
L’autore Michele Schiavone è ilSegretario generale del CGIE